Capitolo 2

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Gianluca

L'estate si stava avvicinando, portando con sé tante nuove, bellissime novità.
Il Volo era appena tornato dal tour americano di Notte Magica - A Tribute To The Three Tenors e stavamo per iniziare il tour in Italia.
Prima di tutto, dovevamo fare tappa all'Arena di Verona. Eravamo stati invitati da Carlo Conti ai Wind Music Awards il 4 e 5 giugno.

Il suono del mio cellulare mi riportò alla realtà: era Giulia, la mia migliore amica.

«Addò stì?» [Dove sei?]

Risi, con lei e mio nonno Ernesto parlavo in dialetto e ne andavo orgoglioso.

«A lu mar, 'O Giù. Dove vuoi che sia altrimenti?»

«Che dici un pezzetto di pizza ce lo mangiamo insieme? Mi sei mancato» propose speranzosa. Accettai subito, avevo proprio bisogno di stare un po' con lei.

Mi venne incontro, stringendomi forte «Bentornato a casa» sussurrò. Sciogliemmo l'abbraccio «Sono contento di rivederti. Mica mi sei venuta a trovare in tour! Bell'amica che ho!» finsi di essere offeso.

«Avrei voluto, non sai nemmeno quanto! Ma avevo gli esami all'università, come potevo non farli? Però forse verrò a qualche tappa italiana, almeno spero» rispose, rammaicata. Sapevo dei suoi impegni e del suo sostegno potevo starne certo.

«Ti ricordi come ci siamo conosciuti?» domandò mentre mi porgeva il mio vassoio di pizza.

«Come potrei dimenticarlo!» rimembrai. «Grazie a Martina, la tua amica, che mi chiese di salutarti in quel video. Poi ci siamo ritrovati su Twitter, dove ancora oggi ci scriviamo»

Giulia sorrise: i suoi occhi marroni si illuminarono, regalandole una nuova luce. I suoi capelli castani chiari le ricadevano morbidi e ondulati sulle spalle. La pelle chiara come la luna e le labbra sottili.

Mentre parlavamo del tour, una coppia di fidanzati ci passò davanti mano nella mano. Mi feci cupo in volto e diventai improvvisamente più silenzioso. La mia amica si accorse del mio cambio d'umore e mi mise una mano sulla spalla. «Ehi, Gian. Tutto bene?»

«Scusami, ero solo pensieroso» risposi, sospirando.

Rivedere quella scena romantica mi fece ricordare di Eleonora, la mia ex fidanzata. C'eravamo conosciuti poco prima del Festival di Sanremo 2015. Lei era una semplice studentessa liceale, io ero già da un po' di anni in giro per il mondo con Il Volo. Prima di vincere la manifestazione canora con Grande Amore non eravamo più di tanto conosciuti nel bel paese, eravamo solo i "tre tenorini" usciti dal programma della Clerici.

All'inizio tutto andava bene, c'era molta complicità. Purtroppo le cose cambiarono radicalmente quando finì il liceo e suo padre la inserì nella sua azienda di moda.

Lei cominciò a trascurarmi e anziché riconoscere i suoi errori mi rinfacciava il fatto che io lavoravo tutti i giorni in studio fino a tardi.
Nel 2016 la situazione precipitò: eravamo stati accusati ingiustamente di aver ridotto in condizioni disastrose un hotel in Svizzera. Su tutti i giornali nazionali c'era scritto che noi disprezzavamo l'hotel perché era da tre stelle e non da cinque.

Fino a che un giorno, tramite i nostri avvocati e con la polizia, scoprimmo che era stata proprio Eleonora a far scrivere quelle notizie. Aveva corrotto il giornalista Dondoni, in cambio di una cospicua somma di denaro, di sabotare la mia carriera e quella dei miei compagni di viaggio e di palco.

«Perché l'hai fatto?» gridai, piangendo. Sapere che la persona che ami con tutto te stesso ti pugnalava alle spalle faceva male, più male di un pugno allo stomaco.

«Perché la devi pagare» ringhiò «Mi hai trascurato e queste sono le conseguenze. Puoi dire addio alla tua carriera»

«Ma tu si mmatt» sbottai, furioso. «Tu sai che la musica è la mia vita e tu che fai? Mi vuoi rovinare!»

Lei rise in modo beffardo «Certo, tanto di soldi ne hai a sufficienza. Mi chiedo solo come faccia la gente a venire a sentire quelle lagne. Però, almeno, hanno dato i loro frutti»

Sbarrai gli occhi: non ci potevo credere. Stava con me solo per i soldi.
«Non voglio più vederti. Vattene!» Cacciai un urlo. Mi sentii precipitare, una batosta così non me l'aspettavo proprio. «Mi fai schifo» sibilai a denti stretti.

Lei girò i tacchi e se ne andò. «Sappi che la tua carriera finirà, marca le mie parole, Ginoble» disse con tono sprezzante.

Quella sera piansi pure l'acqua del battesimo. Mi sentivo come se una lama mi fosse entrata nel petto. E fu in quel periodo buio che Giulia arrivò nella mia vita.
Con lei potevo essere me stesso a trecentosessanta gradi, parlavamo di tutto e potevo confidarle anche i miei segreti più intimi. Al di fuori della mia famiglia, era l'unica che conosceva tutte le mie fragilità.

«So a cosa pensi» la pescarese ruppe il silenzio.

«Vediamo se indovini» la esortai.

Giulia sospirò «A Eleonora, a tutto il disastro che ha combinato. O sbaglio?»

Mi sorprese, davvero. «Frèchete, tu leggi nella mia mente!» Risi.

Lei aggiunse che non ero capace di mentire, le mie emozioni si leggevano in faccia. Era vero, non sapevo nascondere i miei sentimenti.

Dopo aver mangiato facemmo una passeggiata sul bagno asciuga, chiacchierando allegramente. Fu davvero piacevole la sua compagnia.

«Spero davvero che tu trovi il Grande Amore come cantate voi» Giulia mi strinse in un caloroso abbraccio.

«Lo spero anch'io. Dev'essere così bello dedicare la mia musica a qualcuno che ami. Peccato che ancora non abbia provato questa emozione»

«La proverai, ne sono certa. Per qualunque cosa io ci sono, lo sai» mi incoraggiò la pescarese.

Ci salutammo e tornai casa, dove trovai tutta la famiglia ad accogliermi. Mio nonno Ernesto fu il primo ad abbracciarmi «Bentornato, Gianluca»
Un po' di tempo in famiglia per ricaricare le batterie mi serviva. Verona ci aspettava!

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