<<E allora baciami ti prego>>

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Max Verstappen

È venerdì e oggi ci saranno le prove libere.
Non sarà un semplice Gran Premio.
Questo è il Gran Premio di Suzuka.
È il Gran Premio più difficile emotivamente per Charles.
In questo circuito è avvenuto l'incidente che ha mandato in coma il suo amico Jules Bianchi, che dopo nove mesi è morto.

Pensare a questa storia mi fa rabbrividire.
Morire per seguire la propria passione.
Sono disposto a morire per la Formula 1?
Sono disposto a morire durante un Gran Premio, solo perché guidare è la mia passione?

Non lo so, sono domande troppo difficili per rispondere.

<<Max! Come mai così pensieroso?>> Daniel si siede vicino a me.
<<Niente, tutto ok>>gli sorrido io.
<<Max, che succede?>>chiede lui.
<<È che questo Gp sarà difficile per Charles, sai dopo che Jules...>>non termino la frase perché Jules era anche amico di Daniel.
<<Lo so, sarà difficile per lui, ma a quanto pare TU non vuoi parlargli>> dice Daniel, sottolineando il "tu".
<<Ma ti rendi conto di ciò che ha fatto?>>sbotto io.
<<Ma tu non gli hai dato nemmeno il tempo di parlare!>>dice Daniel.
<<Hai parlato con lui vero?>>chiedo io.
<<Non c'entra niente adesso Max, non puoi lasciarlo da solo in questo Gran Premio>> dice Daniel.

Sospiro, fissando l'asfalto del circuito. Daniel ha ragione, lo so, ma l'orgoglio mi brucia dentro. Ciò che è successo tra me e Charles mi ha ferito più di quanto voglia ammettere. Mi sembra quasi di soffocare al solo pensiero di parlarci.

<<Non so, Dan... non credo di riuscirci,>> dico a bassa voce. <<Non è così semplice.>>

Lui mi guarda, scuotendo la testa, con quell'espressione che mi fa sentire un ragazzino testardo. <<Max, tu più di chiunque altro capisci cosa significa rischiare la vita in pista. Se mai c'è stato un momento per mettere da parte l'orgoglio, è questo.>>

Non gli rispondo. Le sue parole mi colpiscono, ma non voglio dargliela vinta. Mi alzo di scatto, senza nemmeno guardarlo, e mi dirigo verso il paddock. Mi sento come se stessi per scoppiare, come se qualcosa dentro di me stesse urlando. Forse è la consapevolezza che Daniel ha ragione.

Alla fine, non so nemmeno come, mi ritrovo davanti al garage della Ferrari. Mi fermo, con il cuore che batte forte. Cosa sto facendo qui? Charles è seduto poco distante, con le spalle curve e lo sguardo perso su una bottiglietta d'acqua. Non si è accorto di me.

Per un attimo penso di andarmene. Sarebbe così facile. Ma poi lo vedo stringere la bottiglietta fino a deformarla, come se cercasse di trattenere qualcosa che minaccia di sfuggirgli.

Faccio un respiro profondo e mi avvicino. Ogni passo sembra più pesante del precedente. <<Charles.>> La mia voce esce più dura di quanto volessi, e lui alza lo sguardo, sorpreso.

Per un momento restiamo in silenzio. I suoi occhi mi scrutano, pieni di emozioni che non riesco a decifrare. Non so nemmeno cosa dire, ma alla fine le parole escono da sole. <<So che questo weekend non è facile per te.>>

Charles annuisce lentamente, poi distoglie lo sguardo. <<Non lo è,>> dice piano, la sua voce quasi un sussurro. <<Ma non è facile nemmeno per te essere qui, giusto?>>

Non mi aspettavo quella risposta, e per un attimo resto senza parole. Poi scuoto la testa. <<Non è questo il punto. Il punto è... non sei solo, Charles. Non dovresti esserlo.>> Le parole mi escono quasi a fatica, come se stessi combattendo contro me stesso.
Charles mi guarda di nuovo, questa volta con un'espressione che sembra mescolare sorpresa e gratitudine. Non dice nulla, ma annuisce.

My favourite enemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora