Il bacio dell'enigma

14. Consigli per non sbiancare di fronte a un torso nudo

Quando il Diavolo non può raggiungerti, ti fa fare tardi agli appuntamenti.
Primo, dimentico in stanza la borsa mentre sono diretta agli allentamenti del Tennis Club. Secondo, scordo la borraccia sugli spalti mentre dovrei già trovarmi all'entrata del cinema con Jennifer, Clarissa, Blake e Marcus.
Prossimamente, e prevedo a breve, scorderò la testa, magari sulla stessa sedia dove avrò guardato il film.

Chiudo la zip del mio borsone e mi dirigo ad ampi passi in direzione della porta dello spogliatoio, per raggiungere i campi da poco lasciati. Aggiusto il colletto della camicia che indosso, sistemo poi la tracolla che rischia di scivolarmi dalla spalla.

Saluto le compagne e attraverso un paio di corridoi, varco la soglia che permette di inoltrarmi nello spazio all'aperto che ospita il gioco.
Rivolgo un lieve sorriso all'allenatore quando egli, comodo su una sedia bianca di fronte alla sua postazione, mi nota. È in piedi vicino a Damian, probabilmente stanno discutendo questioni riguardanti il torneo che si terrà tra circa un mese.

Scalcio un sassolino a terra e mi continuo ad avvicinare agli spalti. Pochi giocatori - nessuno del mio gruppo d'allenamento - occupano l'ambiente.
Una volta raggiunta la mia meta, mi chino in avanti per afferrare l'oggetto scordato. Lo ripongo nel borsone e alzo lo sguardo, catturatta dal cinguettare armonioso di un uccellino, che fende l'aria con leggiadre ali. Seguo la sua traiettoria e, senza farlo apposta, finisco per arrivare a poggiare gli occhi su Damian.

Il ragazzo stringe la mano all'allenatore, dopodiché si inizia ad allontanare da lui. Si ferma solo qualche metro più avanti, nel momento in cui incontra un conoscente che lo saluta con un cenno del capo. Le braccia tatuate che spuntano dalla maglietta a maniche corte che quest'ultimo indossa, lo rendono indubbiamente riconoscibile: è Nikolai. I due iniziano a conversare.

I capelli del moro, corvini e lucenti, sono mossi di tanto in tanto da una brezza blanda che colpisce anche me, ancora ferma a contemplare la situazione da lontano. Nikolai tende una risma di fogli a Damian, che subito l'afferra, senza curarsi di abbassare gli occhi sul contenuto delle pagine. Questi piuttosto, vengono inaspettatamente puntati su di me.

Sobbalzo lievemente, giro la testa con un riflesso meccanico e cerco di apparire il più indifferente possibile rispetto alle due figure. Il compito di rendere credibile la finzione, dissimulando l'attenzione precedentemente rivolta a loro è particolarmente arduo. Il canto della piccola creatura volatile si è esaurito, alzando un muro di silenzio giudicante.

Non potendo più osservare neppure l'uccellino, ormai scomparso, mi concentro piuttosto nel guardare uno dei campi, occupato da due giocatori, concentrati nella partita. Devono essere arrivati da poco, sono piuttosto certa che poco fa non fossero presenti.
Fingo di essere particolarmente interessata alla visione del breve match, tento di non pensare al fatto di essere stata appena colta in flagrante.

Mentre rifletto sull'imbarazzo che le mie azioni hanno comportato, non posso che continuare a osservare i due.
Da un lato, una femmina dai corti capelli platino si muove flessuosamente mentre si accinge a tendere il braccio per colpire la pallina. Dall'altro, un ragazzo slanciato vestito d'azzurro risponde a ogni colpo con agilità che denota esperienza, ma lieve esitazione.

Assottiglio gli occhi nel tentativo di vedere meglio e, solo nell'istante in cui l'atleta fa punto, mi rendo conto di chi è realmente.

Si dice che l'amore si trovi nel momento in cui non lo si aspetta. La prima volta in cui mi hanno esposto questo concetto ero una piccola studentessa. Non avevo perso tempo a correre con esili gambe verso Clarissa, dall'altro lato del parco, per ripeterglielo tale e quale. La rossa, aggiustandosi il frontino tra i capeli, mi aveva risposto che non dovevo credere alle voci che giravano, eppure io non sono mai del tutto riuscita a togliermi questa convinzione dalla mente.