11. Impossibile scattare a una persona fotogenica senza alimentare il suo ego

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Forse, e dico forse, accettare scommesse senza avere la certezza di vincere non è un comportamento acuto. Magari, e dico magari, sarebbe inoltre opportuno accertarsi di conoscere quale sia la posta in palio.

Ora, mentre gli studenti iniziano a lasciare progressivamente l'aula e io guardo la mia sfida personale, mi appare piuttosto evidente che avrei dovuto elaborare queste riflessioni prima di ritrovarmi davanti alla figura del professore di Fotografia. Decisamente prima di domandargli, durante i minuti che hanno preceduto l'inizio della lezione, se avesse il tempo per rispondere qualche domanda mia e di Damian.

Deglutisco rumorosamente in modo involontario, indecisa sul modo in cui dovrei porre la questione. Harmstrong, seduto alla cattedra, non pare notare affatto la mia esitazione, impegnato nel riporre dei fogli utilizzati durante la lezione in un cassetto.

Rivolgo uno sguardo rapido a Damian, il quale - come sua abitudine - mastica con compostezza una gomma. L'alto ragazzo al mio fianco non sembra avere affatto intenzione di prendere parola, ma pare invece piuttosto concentrato nell'ascoltare i dettagli delle eventuali risposte alle domande che, a questo punto, suppongo sarò io a porre.

Il silenzio calato nella vasta stanza, dal momento in cui l'ultimo studente intruso ha lasciato il luogo, è spezzato dal rumore del cassetto di legno che Harmstrong chiude. A tale fastidioso suono segue la piacevole voce dell'uomo, mascolina e profonda, ma cordiale.

«Allora? Avete bisogno di chiarimenti sulla lezione?» domanda alzando la testa. Le sopracciglia scure e castane contornano i suoi occhi azzurri, che ci osservano con aria imperscrutabile.
Mentre attende delle delucidazioni da parte nostra sul motivo per cui ci troviamo qui e io raccolgo le parole in bocca, mi accorgo che colore delle sue iridi è particolarmente vivo e concentrato.

Mi rivolge un accenno di sorriso, che mi fa ricordare dei suoi metodi solidali e della sua cordialità durante le lezioni, inducendomi a parlare con tranquillità, senza perdere altri preziosi minuti.

«In verità, professore, io e Damian volevamo domandarle qualcos'altro. Speravamo che lei potesse essere disposto ad aiutarci in una nostra piccola ricerca», spiego restando momentaneamente vaga.

«Vedrò se posso soddisfare le vostre aspettative». Si alza in piedi, girando attorno la cattedra per ridurre la distanza tra noi. «Di che si tratta?», domanda una volta giunto di fronte all'oggetto.
Scocco un'altra occhiata a Damian, che questa volta ricambia, quasi egli volesse, così facendo, darmi il permesso di continuare a parlare.

«Vorremmo sapere qualcosa su una sua studentessa. Meredith», rivelo con fatica, come se pronunciare tale nome sia una grande responsabilità. Harmstrong sembra piuttosto stupito nell'udirlo. Sgrana gli occhi per un istante, ammettendo con il linguaggio del corpo che si aspettava di sentire tutt'altro.

Prende un profondo respiro, ricomponendosi all'istante e procede ad appoggiarsi al ripiano dietro di lui, prima di rispondere: «Non so cosa vogliate sapere, ma spero siate al corrente che l'Avalon-Brumenthal tiene molto alla privacy dei suoi studenti. Non posso rivelare dettagli sulla sua preparazione e sui suoi voti, anche se praticamente impeccabili», mette subito le mani avanti, come d'altronde Whitemoore si aspettava avrebbe fatto.

Lo maledico perché aveva ragione: non sarà semplice ottenere informazioni utili.

«Lo sappiamo», lo interrompo, sperando che non ci congedi all'istante, ma mi lasci perlomeno il tempo di esporre completamente l'assurda richiesta. «Ciò che abbiamo bisogno di sapere non riguarda la sua andatura scolastica, è un qualcosa di personale».

Solo quando finisco di parlare mi rendo conto che, probabilmente, rivelare di aspirare a conoscere informazioni personali è anche peggio che chiedere cose strettamente legate alla materia.
Harmstrong assottiglia gli occhi, le sopracciglia si avvicinano in un gesto diffidente. Appoggia le braccia sul ripiano dietro di sé e il corpo si tende all'indietro, mettendo in evidenza la sua statura.
«Cosa intende?», domanda tuttavia, evidentemente curioso.

Il bacio dell'enigmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora