Capitolo 6 Felice

18 2 0
                                    

«Che borioso, paladino gonfiato!», borbotto mentre rientro a casa, il cuore che danza tra il divertimento e la frustrazione. Ero felice, fin quando non ho iniziato a rimuginare sulla scena che si è svolta al parco. La sensazione di irritazione monta come un soufflé mal riuscito: le mie abilità dialettiche? Finite nel cesso, come le ultime patatine di una busta dimenticata.

Tutte le risposte migliori, quelle spruzzate di ironia e arguzia, restano incastrate sulla punta della mia lingua, pronte a scattare ma bloccate come un'auto in panne. La mia mente è un pozzo di emozioni confuse e frustrazioni accumulate mentre ripenso allo sconosciuto, con la sua magneticità che mi ha lasciato completamente rincitrullita.

Chiudo la porta dietro di me con ulteriore frustrazione, quasi volessi sbatterla come se fosse il suo volto. La porta sbatte, dando eco a tutta la mia agitazione, e io respiro, cercando di cacciare via quel pensiero persistente.

«Felice, sei tu?» mi arriva la voce di Chiara, smorzata da dietro la porta del salotto.  
Lascio cadere le chiavi di casa nella ciotolina vicino alla porta e tolgo la giacca, lasciandola sull'appendiabiti. 
«Sì, sono io,» dico in tono monocorde, alzando leggermente la voce per farmi sentire.  
«Non puoi capire cosa mi è successo mentre ero al parco...» 
Dico mentre mi dirigo verso la porta del salotto e la spalanco, mettendo a fuoco l'ultima cosa che voglio vedere.

Mi ritrovo a guardare le chiappe nude di Marco sopra la figura, mezza nascosta di Chiara, che per fortuna fa capolino con la testa sul bracciolo del divano, circondati da cuscini che una volta erano sul divano.

La vista mi colpisce. Credo di aver superato tutte le tonalità del rosso, ma anche i miei amici sono nella stessa situazione, con Marco che cerca di coprire le sue parti intime con un cuscino di dimensioni ridicole, ma il risultato è comico e poco efficace.

«Felice! Ciao!» dice Marco, tentando di rimanere calmo mentre cerca di coprire anche Chiara, senza riuscirci, visto che lei lo scaccia con un piede mentre tenta di lanciargli addosso una coperta, ottenendo risultati poco funzionali, visto che, conoscendo Chiara, è sempre stata una donna dal "poco dosso e meglio è" in questo tipo di situazioni, ma forse in questo caso è troppo.

Marco si è unito al nostro duo di amiche dopo esserci conosciuti a uno dei tanti eventi ai quali ho partecipato, dove lui era stato ingaggiato come fotografo freelance per eventi. Con la sua macchina fotografica sempre in mano e un sorriso che potrebbe far sciogliere i ghiacciai, è diventato una presenza costante nelle nostre vite, più di quanto avessi mai immaginato. I nostri incontri iniziarono per motivi puramente professionali, ma ben presto si trasformarono in qualcosa di diverso e confidenziale, fino a farlo diventare un amico e confidente.

Per quanto dolce, dal suo panico e follia, crede che Chiara non mi racconti tutto, come se avesse avuto occasione di dirmi che, da quattro mesi a questa parte, sono diventati amici di letto. Quando non sta cercando l'inquadratura perfetta per la sua vera passione, la fotografia paesaggistica, passa a trovarci. Ma sa già che il suo vero motivo è vedere Chiara; oramai è palese che è cotto, spero soltanto che la mia amica si accorga dei suoi sentimenti.

Mi guardo Marco scendere sempre più giù nel pozzo del suo panico, creando una scena sempre più divertente. 
«Stavamo solo... ehm... rilassandoci,» dice ormai, arrendendosi alla realtà. 
Cerco di mantenere un'espressione risentita. 
«Rilassandovi?» chiedo, facendo fatica a trattenere il sorriso e la risata che sale dentro di me mentre osservo la figura asciutta e scolpita del mio amico, finendo per invidiare un po' la fortuna di Chiara. 
«Sei da immortalare in questo momento!» dico cedendo alla risata. 
«Io non... er, non ti aspettavamo!» balbetta Marco, cercando di mantenere la dignità mentre gira il cuscino per coprirsi, ma finisce per mostrarne solo di più, creando una parodia assurda. Chiara, nel mentre, non si era scoperta di una virgola e anzi lo osserva finire in un pantano di balbettii; si copre il viso con le mani, ridendo a crepapelle. 
«Volevamo fare qualcosa di divertente e diverso, ma evidentemente abbiamo frainteso il concetto di 'libertà' e comodità!» esclama, mentre si tira su mostrando anche a me il suo bel di dio che era rimasto celato fino a quel momento dietro lo schienale del divano.

Non ci sono mai stati problemi tra di noi a farci vedere come mamma ci ha fatte, e devo dire che non mi sono mai sentita a disagio con la mia fisicità di fronte a lei.

La scena diventa ancora più esilarante quando Marco strabuzza gli occhi di fronte alla posa da supereroe di Chiara, che non mostra la minima vergogna. 
«Divertente? Dovrei chiamare i fotografi! Questo sarà il tuo primo crimine contro la moda: usare una posa che non valorizza quello che porti, o in questo caso, quello che non porti,» dico, indicando il loro tentativo di dissimulare ciò che so già. Si piacciono entrambi, ma hanno paura di ammetterlo. Ho letto troppi romance per non riconoscere i segnali.

Marco si fionda in direzione della camera di Chiara e vedo sparire quelle belle natiche ben allenate nella stanza. 
«Speravo... cioè credo che entrambi stessimo tenendo le cose segrete! Ma a questo punto mi sa che a tenere il segreto ero solo io!» urla dalla stanza di Chiara mentre rumori soffocati dalla distanza mi fanno capire che si sta rivestendo. 
«Segreti? Oh, non pensarci nemmeno!» ribatto allegra. 
«Avete appena trasformato il mio salotto in un set porno! Spoiler, amichetto: lei è la mia migliore amica, è improbabile che mi tenga mai nascosto qualcosa.»

Chiara si dirige verso la camera, ridendo di gusto. 
«Dai, non essere così abbattuto! Se ti consola, non abbiamo fatto niente che lei non approvi,» racconta, confermando la mia conoscenza dei fatti. 

Volendo far crescere l'imbarazzo di Marco, mentre sento dei baci provenire dalla camera, faccio un gesto esagerato verso l'ammasso di cuscini. 
«Solo un paio di chiacchiere e qualche risata!» alzo la voce verso le due figure che fanno capolino dalla soglia della porta. 
«Mi riservo la facoltà di parlarne con un esperto,» dico, cercando di non ridere mentre guardo questa bellissima coppia nascere. 
Capendo l'antifona, osservo lo sguardo sornione nascere sul volto di Marco, mentre Chiara, ormai vestita, ritorna verso il salone, dove mi trova intenta a riordinare il caos. 

«A me piacerebbe solo che le mie conversazioni finissero con un happy ending che non coinvolga una tua interruzione.» 
Marco si avvicina a noi per aiutare, con un'espressione da furfante. 
«Ehi, almeno che tu voglia unirti? Potremmo fare un party piccante!» 
«Party piccante? No, grazie,» rispondo, ridendo. 
«Ho abbastanza problemi... come finire di discutere con il mio ultimo book boyfriend del momento, che non si decide ad ammettere il suo debole per la protagonista, e per finire un bell'imbusto maleducato incontrato al parco. Questo è il livello massimo di difficoltà che sopporto.» 
«Sei così credulona! Sei diventata tutta rossa, ma non ci provare a tornare al dettaglio succoso. Era sexy almeno?» ride Chiara. 
«Sì, era almeno sexy Felice?» gli fa eco Marco mentre si siedono entrambi sul divano e su uno dei pouf che fanno parte dell'arredamento del salone. 
Sapendo che non si sarebbe fermato nel chiedere dettagli, non riesco a far altro che ridere nervosamente.  
«D'accordo, vi do più dettagli, ma solo se promuovete una maratona di Harry Potter per questa sera!» 
Chiara e Marco si scambiano uno sguardo divertito. 
La mia amica entra in modalità dittatoriale, che si attiva nei casi di lavoro e quando ci sono novità nella mia sfera emotiva, e inizia a dare ordini. 
«Cosa stai aspettando? Marco, tu prepara i popcorn! Felice, preparati a sviscerare tutto il gossip!» dice Chiara, mentre Marco, con un'espressione rassegnata, si dirige verso la cucina.

Mi sistemo sul divano con lei, incastrandomi tra il bracciolo e il posto centrale, sapendo che così non potrei tentare la fuga.

Ora non posso evitare di pensare a quel strano incontro al parco e a quanto mi ha irritata. È stata una giornata strana fin dall'inizio. Ho avuto tutto il giorno sulla storia dell'utente misterioso e, quando finalmente avevo deciso di scrivergli, per chiedergli di smettere di aizzare, se anche in maniera consapevole o inconscia, gli haters, all'improvviso era saltato fuori quell'uomo. Era strano e schivo, ma anche attento a ogni mio movimento, come se oltre alla sorpresa fosse lì per un motivo. Il fatto che fosse irritato dalla mia presenza me l'aveva fatto capire molto bene. L'avanzata e il ringhio del cane nei miei confronti interrotti, però, facevano capire che lui teneva a non perdere il controllo di tutto. Che nessuno si facesse male.

Quando Marco torna con il piatto colmo di popcorn, esco dalla mia bolla di riflessione e sento che è tempo di uscire da questo paradiso di confusione. 
«D'accordo, sediamoci e parliamo. Allora... di cosa parliamo?» chiedo, con un sorriso che cerca di mascherare la mia indecisione. 
«Dai, racconta di quel misterioso sconosciuto! Chi era?» incalza Chiara, il suo sguardo pieno di curiosità e con un sorriso malizioso stampato in faccia.

Prendo un respiro profondo e inizio a parlare. 
«Era un tipo pomposo, uno di quelli che si credono superiori. Se ne stava lì con il suo cane, un doberman che sembrava più un sacco di patate che un animale, e che tra l'altro mi ha fatto prendere un infarto. Quando iniziamo a scontrarci verbalmente, il cane ha iniziato a ringhiarmi contro come se sentisse la frustrazione del padrone e la mia. Ma la cosa più strana è che, nonostante l'antipatia che provavo, c'era qualcosa di... magnetico in lui. Mi sembra stupido ora a dirlo così. Eppure, cavolo, sono una persona intelligente, eppure l'energia che scaturiva da quel alterco era ingestibile.» 
Tirando fuori tutti i miei pensieri mentre ingurgito un popcorn per bloccare il mio prologo di pensieri divenuti parole.

Chiara si piega in avanti, incredula. 
«Magnetico? Sembrava quasi che ti piacesse!» 
«No! Non dirmi queste cose!» rispondo, cercando di mantenere un'espressione seria. 
«È solo che... c'era una chimica strana, ma in modo assolutamente negativo!» 
«Ah, sì, ma di quelli che scaldano, eh?» chiacchiera Marco, piluccando i popcorn con un'aria sinceramente divertita. 
«Ma non se ne parla proprio! Spero di no,» tentenno, mentre affondo un po' di più nel ciondolo che rubo tra le mani di Marco. 
«Era proprio insopportabile!» 
«E poi? Cosa mi stai nascondendo? Perché so che mi stai nascondendo qualcos'altro.» 
Chiara ridacchia, per poi sporgersi verso di me per rubarmi un po' di popcorn. Lei talvolta mi fa paura, mi conosce meglio di me, ma cerco ancora una volta di deviare il mio segugio d'amica. 
«Beh, intanto il suo modo di parlare come se fosse una divinità, per non parlare del suo atteggiamento verso gli altri... usare come scusa il cane per godersi la pace del parco, che tra parentesi era enorme. Ripeto, era un borioso pallone gonfiato.» 

E quando proprio non sapevo più dove andare a parare, mi ricordo del ciondolo. 
Frugo nella mia tasca del pantalone e tiro fuori il ciondolo a forma di cuore che avevo trovato. 
«E, a proposito di misteri, guarda cosa ho trovato!» 
Si avvicinano entrambi, con gli occhi attenti sul ciondolo, con l'unica scritta ancora visibile. Chiara legge: «M.A.» 
«Cosa significa, M.A.?» chiede Marco con un tono interrogativo. 
«Non lo so, l'ho trovato vicino a un cespuglio mentre aspettavo che, paladino e cerbero, si allontanassero abbastanza per stare tranquilla,» dico, scuotendo la testa, mentre spero di infondere un po' di consapevolezza nelle mie parole. 
«È come se avessi trovato un pezzo della storia di qualcuno, e non ho idea di cosa significasse per chi lo indossava. Spero di tornare nel parco per ritrovare il proprietario.»  
Chiara lo osserva attentamente, poi, con aria meditativa, dice: «Hmm, interessanti iniziali! Magari il tizio borioso del parco lo stava cercando proprio quando vi siete incontrati!» 
«Io spero vivamente di no, perché di certo non voglio rivederlo!» rispondo sarcastica, mettendo fine alle congetture della mia amica.

Dopo un'oretta dall'inizio della nostra maratona, sono accoccolata sul divano accanto a Chiara, con Marco che sostiene la testa della mia amica sulla sua spalla. Anche lui ormai addormentato sopra di lei, come in una di quelle scene da film. 
Mentre guardo i miei amici dormire, vedo la dolcezza di questo momento. Appoggio una coperta sopra di loro, sentendo una leggera fitta dolceamara di affetto.

Nonostante lo stravagante incontro di quel giorno, so che se non fossi rientrata in quel momento, non mi sarei fatta tutte quelle risate. 
Mi dirigo verso la mia stanza e, prima di spegnere la luce, osservo le loro figure di spalle unite, sperando di trovare qualcosa di simile anch'io, un giorno.

—————

Gli amici sono la cosa più cara e qualsiasi cosa noi stiamo passando, se trovi quelli giusti sapranno sempre come aiutarti esatto starti accanto.

Se ti è piaciuta lascia una stellina e un commmento per me è importante ❤️.

ANTI-ROMANTIC di Alessandra VertenziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora