DAPHNE
༺♡༻~ 10 febbraio ~
Piazza San Marco brulica di gente. Venezia, in questo periodo dell'anno, è presa d'assalto per assistere a uno dei più apprezzati carnevali del mondo. Peccato per il cielo che a tratti piange, aggravando la mia meteoropatia. Apprezzo la pioggia solo quando fa da colonna sonora alle mie sessioni di lettura. In questo momento, armata di ombrello, farei volentieri a meno della mia candidatura per essere raggomitolata in una calda coperta e leggere fino a sera.
Un colpo di vento mi sposta i capelli davanti al viso proprio mentre passo accanto a una gondola ormeggiata. Un gradino nascosto mi fa lo sgambetto. Inciampo, ma miracolosamente non cado.
«Attenta, signorina!» Interviene un uomo sulla quarantina dai capelli tirati di lato con il gel.
«Tutto sotto controllo», riprendo una parvenza di dignità.
«Fortuna non si è fatta male». Il signore brizzolato palesa un sorriso mezzo preoccupato mezzo divertito che gli scompone la barba folta.
«Gia». Mi aggiusto il cappotto.
«Bau!».
Sobbalzo. La quasi caduta mi ha distratta dalla presenza di un cucciolo di carlino che l'uomo tiene al guinzaglio.
«Complimenti, Bacon, hai spaventato la signorina».
«Sono io a non averlo visto», ridacchio. Non tanto per il carlino in sé che povera bestiola è pure caruccio, quanto per la scelta del nome. «Le auguro una buona giornata», saluto l'uomo.
Lui ricambia con un cenno del capo, mentre il cucciolo mi segue con lo sguardo finché non mi allontano. Impiego qualche minuto a raggiungere il primo atelier sulla lista, incastonato in un vicolo pittoresco. Dentro, il profumo di stoffe pregiate e polvere mi dà il benvenuto.
Un fruscio di seta accompagna un riflesso d'argento. L'ombra danzante di un sospiro, un canto senza suono, eppure... perfetto. Mi trovi senza cercare, al di là dello specchio, ma solo se guardi oltre il blu riflesso
Ascoltare la registrazione in loop per quasi tutta la notte è stato utile, se escludo la voce di Tyler che mi ha straziato i timpani e ora non vuole andarsene dalla testa.
L'ambiente è piccolo e affollato di costumi che fanno schifo al mio interesse. Esco quasi subito. Il tempo è denaro. E io mi trovo in carenza sia dell'uno quanto dell'altro.
Il secondo atelier è più contemporaneo. E ci rimango volentieri. Mentre mi muovo tra i costumi, una voce familiare sbuca da un manichino e pronuncia il mio nome.
Mi volto.
«Buongiorno, Abramo».
Dopo la mia uscita felina, credevi me ne fossi andata dall'hotel? Nessuno dei due porta avanti la conversazione, dunque inizio a esaminare un abito in taffetà fin quando Abramo non si allontana. Anche qui, nulla che risuoni con l'indovinello di Tyler.
Entro nel terzo atelier con un certo scetticismo, ma subito qualcosa cattura la mia attenzione: un piccolo angolo riservato ai costumi dalle tonalità blu e argento.
Oltre il blu riflesso... Rimango qualche minuto a osservare un mantello di velluto color cobalto. I mantelli sono per i supereroi non per i pavoni in amore. No, non è quello giusto.
Pattuglio Venezia in lungo e in largo. Al quarto atelier mi pulsano le tempie. Seta. Argento. Ombre. Riflessi. Interrogo la bacheca di Pinterest creata ad hoc, eppure nessuna delle reference sembra trovarsi nella realtà. L'appetito mi tira un pugno allo stomaco. Prima di perdere le speranze nell'ultimo atelier, mi fermo a mangiare. Mi siedo con un sospiro a una panchina, mentre il profumo del trancio di pizza calda che tengo in mano mi solletica le narici. Sto per avvicinarlo alla bocca, quando il cellulare inizia a vibrare da dentro la borsa.
Sbuffo. «Devo riconoscerlo, Moka, il tuo tempismo è fastidioso. Stavo per addentare il mio pranzo».
«Ero curiosa di sapere come sta andando la tua impresa, ma se vuoi posso lasciarti masticare in pace».
«Ho ispezionato quasi tutti gli atelier senza successo», mi allungo contro lo schienale.
«Non demordere».
«Affidare la scelta di un costume a un indovinello registrato è da pazzi».
Moka ridacchia. «È da Tyler Mackenzie».
Prendo un morso di pizza. «Tu quando arrivi?».
«Stasera. E spero tanto di vederti».
«Speri invano. Gli altri sei concorrenti sembrano nati per questo lavoro».
«E tu stai facendo una cosa che un tempo ti faceva brillare gli occhi».
«Hai detto bene... un tempo».
«Ritrova quella scintilla».
«La fai facile tu. Non hai mai dovuto scendere a compromessi con il tuo lavoro».
«Il make up non è solo questo. Truccare, per me, è come mangiare o andare a dormire».
«Io non sono come te».
«Hai ragione, tu sei nettamente più brava».
«Stiamo parlando di una Daphne diversa».
«Eri solo più felice. La Daffi che sto sentendo dall'altra parte del cellulare è una donna che si è arresa alla sua condizione di madre».
«Moka...».
«Mangia il tuo pranzo e muovi il culo. Il costume per Tyler è lì da qualche parte».
Sorrido. «Ci proverò».
«Aggiornami. Ciao».
Chiudo la chiamata e mi prendo qualche minuto per finire la pizza prima di incamminarmi verso L'ultimo atelier. Grande e pieno di costumi meravigliosi che ai miei occhi sono tutti di una pomposità eccessiva.
Maledizione...
Esco, decisa a ricominciare da capo. Non posso presentarmi da Susan senza un abito. Sarebbe peggio di essere scartata. E non voglio alimentare le idee che si è fatta di me durante il colloquio. Belle o brutte che siano. Se devo essere giudicata, che almeno sia nel contesto più corretto.
Lungo la strada che porta al primo atelier, il mio sguardo si arpiona a un'insegna in ferro battuto. Nel biglietto non c'è alcuna menzione a questo negozio. Perché? Ho già perso troppo tempo, non posso permettermi di scoprirne il motivo. Potrei pentirmi di aver perso altri preziosi minuti qui, minuti che potrei sfruttare per tornare in uno degli atelier in lista. Eppure, sono inchiodata al suolo. Un abito blu oltre il vetro pare chiamarmi. Una battaglia interna tra Buon Senso e Istinto surriscalda gli ingranaggi del mio cervello. Picchietto la scarpa, i denti tormentano l'unghia del pollice.
Devo entrare. Anche se questo significa deviare dalla lista. Anche se dovrò infrangere le regole di Susan.
Faccio un respiro profondo.
Se funziona... Dio, se lì dentro c'è l'abito che ho in mente...
È lo stesso istinto di una volta. Quel sottile, silenzioso, impulso che mi ha già salvata altre volte e che sento nelle viscere.
Non resisto e spingo la porta.
~
SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti Radiosi! La sfida ha inizio e con essa ha inizio il viaggio di Daphne che mescola presente e passato. Siamo solo al sesto capitolo, ma vorrei conoscere le vostre sensazioni riguardo la storia. Vi sta piacendo? Volete andare avanti?
Vi aspetto al prossimo capitolo! BUONA LETTURA ❤️
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SOTTO LE STELLE
Romance"Finché sarai con me, Sirio potrebbe anche cadere dal cielo e trascinare con sé tutte le altre stelle. Non mi importerebbe. Se ho te nel buio, non mi serve altra luce" - cit. ------------------------------------------------- Si dice che i quaranta s...