🌠Capitolo 9 - D

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DAPHNE

12 maggio - 6 anni prima

Il profumo del Salone è parte della mia pelle. Da quanto tempo sono seduta su questo sgabello bianco? Due ore, a sensazione. La mano è dolorante, e le dita indolenzite mi stanno supplicando di fare una pausa. Ma la fila è ancora piuttosto lunga. Qualcuno tiene il mio libro dentro borse di stoffa, altri lo stringono contro il petto. Autografi, dediche, sorrisi, lacrime... Sono stanca, sì, ma non esiste stanchezza capace di interrompere un momento così prezioso.

Il brusio costante della trentunesima edizione del Salone del Libro di Torino accompagna la mia immersione in un flusso di volti e parole. Eppure, ogni incontro è inimitabile, ogni lettore unico.

"Look a portata di armadio - Reinventati in 10 mosse", il risultato di anni di studi e di esperienza come style coach. Il mio progetto di vita. Il sogno rivoluzionario di Emilia.

Il firmacopie giunge al termine, l'ultimo libro è stato autografato con successo, e l'ennesimo lettore se n'è andato con la soddisfazione serigrafata sul volto. Ora posso respirare. E mangiare. Mando un messaggio a Moka per dirle che ho finito. Lei mi risponde in tre secondi netti: "Sono fuori, ho trovato gente interessante". Che il più delle volte si traduce in amanti dei fumetti. Ma prima, pit-stop al bagno perché me la sto facendo sotto.

All'uscita dai servizi, mentre mi stiro le spalle, i miei occhi vengono presi all'amo da un capannello di maschioni nell'atto di adulare un altrettanto maschione... Chase? Mi sfrego le palpebre e metto a fuoco la spuma di capelli ebano su una fronte alta, la mascella forte, le labbra piene, gli occhi profondi e penetranti. Sì, quello è decisamente l'universitario a cui ho dato il mio primo bacio. E sì, gli anni trascorsi lo hanno reso più affascinante di quanto lo ricordassi.

Oddio, sto davvero sudando? Controllati, per la miseria. Ti sembra il comportamento di una ragazza di vent'otto anni? No, non lo è. O forse sì. Poco importa, perché la Daphne di diciassette anni che ancora abita dentro di me ha iniziato a camminare verso la sua direzione, senza chiedere permesso.

Più mi avvicino, più mi rendo conto che il branco di palestrati tiene in mano un libro. Sul retro, il ritratto di Chase. Complimenti al fotografo, anche una suora considererebbe l'idea di usare quella foto per masturbarsi.

«Oddio, l'ho pensato davvero...» Bam! Aver camminato con lo sguardo sulle punte delle decoltè intonate alla copertina del mio libro, non è stata una bella mossa. Sollevo lo sguardo. Ho il petto di Chase a pochi millimetri, il suo collo che si muove mentre deglutisce.

Attorno a noi, il silenzio. No, in realtà c'è un vespaio tremendo, ma tutti sono spariti. Siamo solo io e Chase. Come nel corridoio al piano superiore a casa di Moka.

«Ti sei fatta male?» La sua domanda è dito su un frullatore. I ricordi della mia adolescenza si riducono a una poltiglia che cestino all'istante. E mi rinsavisco.

«Daphne».

«Come?».

«Daphne. Bell», farfuglio come una quindicenne in crisi ormonale. «Io... noi... abbiamo festeggiato halloween». Porca troia che imbarazzo. Bravo cervello, complimenti per la performance. Mi schiarisco la voce. «Sono l'amica di Moka Miyoshi. Duemilasette. Tu eri vestito da Michael Jackson nel videoclip di Thriller».

Lui socchiude gli occhi prima di spararmi addosso il suo sguardo abissale. «Daffi, sì! Mi ricordo di te! Quanto è passato?». E proprio mentre lo dice, si gira verso il suo gruppetto di adoratori palestrati. «Scusate ragazzi. Vi aspetto più tardi per la conferenza, okay?». Poi mi afferra per il gomito e mi trascina su una rampa di scale chiusa. Prima che me ne accorga, siamo seduti sul gradino più nascosto. «Come te la passi?».

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⏰ Ultimo aggiornamento: 6 days ago ⏰

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