Capitolo 1

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Inalo l'ultimo tiro della mia sigaretta ormai consumata, cercando di godermi il sapore amaro del tabacco sulla lingua e il rapido movimento del fumo che riempie i miei polmoni per poi fuoriuscire caldo dalle narici. È strano come il mio corpo sia così accogliente verso un estraneo tanto letale quanto il fumo; lo ospita, lo desidera profondamente. E, di rimando, quest'ultimo ammala le cellule che lo accolgono, le distrugge, causando il peggiore dei mali. Conosco il suo pericolo, eppure non riesco a farne a meno. Forse è perché credo che sia l'unico male di cui posso scegliere io quando liberarmi, al contrario di altri che mi sono capitati senza essere i benvenuti e che mi hanno lasciato segni ben più profondi di uno sbuffo di fumo. Se mi fermo a riflettere, non posso che pensare a quanto sia stupido credere che questo vizio amaro dipenda dalla mia volontà. I vizi non sono forse questo? Incastri perfetti per colmare un vuoto lasciato da altro, che, seppur maligni, riempiono le lacune di un'anima fatta a pezzi; i vizi.

Schiaccio sotto i piedi ciò che resta della sigaretta e proseguo il mio cammino verso la solita e grigia routine.

Sono solo le sette del mattino, eppure le strade sembrano prive di spazi liberi tra le persone. Le automobili infrangono il silenzio con i loro clacson, e i mezzi di trasporto caricano e scaricano persone come merci prive di autonomia, volti già stanchi nonostante sia così presto. La giornata è appena iniziata per quasi tutti, eppure ai miei occhi sembrano tutti esausti. O forse sono solo io quella esausta, e tutto ciò che vedo riflette solo ciò che i miei occhi riescono a percepire: la noia asfissiante di una vita che non ti sei scelta. Forse, in realtà, sono tutti felici con i loro cappotti, le borse in spalla e i sorrisi stampati sui visi. Passeggiano entusiasti, curiosi di sapere cosa riserverà loro questo nuovo giorno. Ma io non posso vedere queste sfumature, perché i miei giorni hanno tutti la stessa e unica sfumatura. Non mi è concesso conoscere nuovi colori... o forse sono io a non concedermi il privilegio di vivere.

Avanzo a grandi passi tra le strade di Chicago, perfettamente in orario sulla mia tabella di marcia. La città mi accoglie, come sempre, e io la ringrazio dandole vita insieme a migliaia di altre persone. Se mi sottraessi ad essa, non smetterebbe certo di esistere. Ma io, invece? È un anno che vivo qui, eppure non ho ancora trovato il mio posto. Sento che, ovunque andassi, non farebbe differenza, non aggiungerei nessuna pagina alla storia di questo luogo. Ho lottato tanto per lasciare il posto in cui sono cresciuta – e in cui mi sono distrutta, a dire il vero – per trasferirmi qui e ricominciare da capo, eppure, a parte le mura che mi circondano, sembra cambiato ben poco. Mi chiedo dove continuo a sbagliare e se ci sarà mai uno scopo in ciò che cerco costantemente di costruire.

"Buongiorno, Signorina Morringan," sussurra una voce sottile non appena le porte dell'ascensore si aprono, presentandomi l'intero piano.

Sono appena arrivata nell'edificio dove lavoro, su Wacker Drive. Un grattacielo rispettabile, anche se questo non rende l'azienda per cui lavoro altrettanto prestigiosa, anzi. Dobbiamo questa sede alla moglie di Mr. Russo che, andando a letto con uno dei dirigenti del gruppo d'investimento proprietario dell'edificio, ci ha permesso di abbandonare il vecchio e affollato ufficio per qualcosa di decisamente migliore.

Davanti all'ingresso si trova un ampio atrio incorniciato da enormi finestre che offrono una vista incredibile su una Chicago lussuosa e ricca. Al centro della stanza si trova la scrivania di Omar, il segretario del direttore, piena di raccoglitori organizzati per anno e funzione, penne provenienti da ogni paese che ha visitato durante le vacanze estive e, come ogni mattina, una scatola di ciambelle ancora calde che offre a ogni dipendente perché "serve un buon carico di zuccheri per portare avanti tutto."

L'Imperial Design, l'azienda per cui lavoro, è stata per anni un leader nel design di interni ed esterni per grandi multinazionali. Ci occupiamo di dare un tocco di lusso, classe e importanza agli uffici di figure importanti come avvocati, politici e dirigenti d'azienda. Ogni dettaglio è curato per far emergere le personalità dei clienti attraverso gli arredi. L'azienda è nata circa vent'anni fa e, dagli inizi, ha superato qualsiasi tipo di concorrenza, curando spazi prestigiosi come la Casa Bianca per eventi, uffici di importanti avvocati e multinazionali.

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