Flashback

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Un anno prima

Isabel's POV

Percepisco il calore scorrere lungo le braccia, lento e appiccicoso: il sangue scivola via dalla ferita come se non vedesse l'ora di fuggire dal mio corpo.
Lo capisco. Anche io desidero ardentemente scappare da questo posto, ma resto ferma, codarda, con le lacrime agli occhi mentre stringo lo squarcio sulla spalla con un panno, cercando di tamponare la ferita.

Le orecchie sono ovattate; le urla che escono dalle labbra spalancate della figura davanti a me arrivano spezzate, confuse. La sua rabbia mi scuote le viscere, frantumando i pezzi che ho cercato di ricomporre da sola con tanta fatica.
Il bicchiere rotto con cui mi ha colpita è ancora lì, in mille pezzi. Chissà se anche la mia anima è ridotta allo stesso modo.

Avanzo lentamente, i piedi guidati da gambe che sembrano non appartenermi più, in una danza confusa e senza equilibrio. Le mura si stringono intorno a me, e cerco di appoggiarmi per non cadere. Le mani, sporche del mio sangue, lasciano impronte ovunque.

Se oggi dovessi morire, penso, questo intonaco sarà la tela su cui dipingerò i miei ultimi istanti.

Il contorno occhi brucia come se le lacrime avessero consumato la pelle, lasciando le ossa scoperte. Intravedo la mia figura riflessa nello schermo della TV spenta: solchi profondi mi segnano il viso, i capelli sono appiattiti, incollati dal sangue. È la stessa immagine che vedo ogni volta che chiudo gli occhi, ma più reale, più vicina alla fine.

Le sue minacce arrivano ovattate. Mi sembra che Dio, in un atto di pietà, non voglia farmi ascoltare quelle parole come fossero le ultime della mia vita.
Il petto è trafitto dalle lame del dolore che mi hanno soffocata fin dal primo schiaffo, impedendomi di respirare.

Se dovessi morire oggi, fa che la prossima vita sia più clemente.

Provo a urlare, chiedere aiuto, ma non riesco. È come se avessi venduto la mia vita a chi mi fronteggia, permettendogli di farmi questo senza ribellarmi. Un contratto firmato con l'inganno, inciso con il mio sangue.

Le corde vocali si contraggono, quasi strozzandomi.
Se urli, ti ammazzo. Ma tanto lo so che mi ammazzerai comunque.

Le gambe cedono, e quando finalmente raggiungo il tavolino del soggiorno, un ultimo scatto di lucidità mi spinge a prendere il cellulare. Sono rapida, furba: lo nascondo nella manica prima che lui mi afferri e mi sbatta a terra.

Le sue mani si stringono intorno al mio collo, ardenti come fiamme che bruciano la pelle. Sta reclamando il suo riscatto, strappandolo dalle mie ossa.

Eppure, in quel momento, sento che gli angeli sono entrati in questa lotta. Vogliono una rivincita contro Lucifero, che li ha traditi. Mi regalano un ultimo briciolo di forza. Afferro il vaso alla mia destra e glielo spacco in faccia.

Se dovessi morire oggi, fa che i fiori al suo interno mi perdonino, giacendo freschi e colorati sulla mia tomba.

Lui si accascia a terra, lasciandomi il potere di scappare. Corro verso una stanza, il cellulare ancora stretto in mano. Scorro il display con dita tremanti, inoltrando una richiesta di aiuto. Non mi importa di essere salvata, ma spero che almeno qualcuno sappia cosa mi è successo.

Se oggi dovessi morire, fa che non sia l'ultima immagine che i miei cari abbiano di me.

Non riesco a rispondere al mio interlocutore prima che la porta venga spalancata da un calcio. Urlo. Non ho più le parole, ma lascio che le mie urla parlino per me.

La mia testa viene sbattuta contro il muro. Il fischio nelle orecchie diventa insopportabile. Ansimo, osservando colui che si professa mio amore. Le sue braccia sono sporche del mio sangue, i graffi delle mie unghie segnano il suo collo. Una vena pulsante gli attraversa la fronte sudata.

Mi chiedo cosa gli abbia fatto per meritarmi questo. Perché desideri le mie labbra viola e prive di ossigeno, anziché vive e pronte a posarsi sulle sue.

Qualcuno sta chiamando il mio nome, forse dal cellulare sul pavimento. Ma io non ho più la forza di reagire. Mi lascio avvolgere dal buio e permetto al mio corpo di essere sacrificato all'ira di chi giura di amarmi.

Mi sento in pace. Il braccio smette di bruciare, gli occhi non sono più pesanti. Tutto intorno a me si spegne: il dolore, la sofferenza, le speranze. Anche la rassegnazione.

Se oggi dovessi morire, fa che la mia anima trovi pace. E che la mia pelle guarisca dai lividi prima di consumarsi sotto terra.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 26 ⏰

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