"Non credi che sia un po' troppo presto per chiamarmi al telefono?" impreco contro il mio interlocutore.
L'orologio del telefono segna che sono le sei del mattino, in una domenica ormai rovinata fin dal principio da un'invadente Isy, che ha deciso di interrompere il mio sonno profondo. La luce che entra dalla finestra è molto debole, segno che la giornata non sarà delle più soleggiate a causa delle nuvole che coprono il cielo come un manto grigio e apparentemente denso.
"Yas..." La sua voce è sottile, quasi stento a sentirla pronunciare il mio nome. "Ho bisogno di te."
Mi alzo di scatto, con il cuore accelerato e una sensazione di calore improvvisa dovuta allo spavento provocato da quelle parole e da quel tono. In un battibaleno, decine di scene catastrofiche si susseguono nel mio cervello, come soltanto una paranoica come me potrebbe immaginare. So che ieri sera Isabel aveva insistito affinché andassi a una festa con lei, come siamo solite fare il sabato, ma visto che l'incontro di venerdì mi ha leggermente sconvolta a causa di alcuni avvenimenti, ho deciso di restarmene a casa per dare una sistemata e prendermi un po' cura di me.
Non credevo però che sarebbe andata da sola; di solito c'è Ben con lei.
"Sono qui fuori dalla porta, ho provato a bussare ma non hai sentito," continua, tirando su col naso.
Sta piangendo?
Decido di smettere di immaginare, di lasciar perdere l'ansia e le domande: mi tiro giù dal letto senza nemmeno preoccuparmi delle ciabatte, attraverso il corridoio e mi precipito verso la porta d'ingresso, aprendola di scatto. Davanti a me si staglia la figura esile di Isy: i suoi lunghi capelli ricci sono disordinati, gli occhi castani gonfi e rossi, segno che molte lacrime sono state versate. Mi concentro allora su altri dettagli, in quei pochi secondi di osservazione che mi concedo: il viso è stanco e rigato dal nero del mascara, le labbra sembrano pesantemente disidratate, probabilmente a causa del freddo di questa notte, che il suo abito nero e succinto non avrebbe mai potuto allontanare. La sua borsa è poggiata sullo zerbino davanti alla porta di casa, insieme al cellulare.
Raccolgo tutto e la sorreggo, aiutandola a entrare. Mi basta poco per sentire l'odore pungente di alcol che emana, residuo di una notte che a breve verrà raccontata con il cuore pesante e gli occhi contornati di rosso per la stanchezza e il pianto. Non parla molto, accetta semplicemente il mio aiuto e si lascia guidare fino al soggiorno, dove la lascio lentamente andare sul divano. Mi procuro qualche salvietta struccante in giro per la casa per ripulirle il viso stanco e appesantito dal gelo che c'era fuori. Le copro le spalle con una coperta che avevo lasciato sul sofà ieri sera, prima di andare a dormire. Mentre con una carezza gentile tolgo gli ultimi residui di trucco dal suo contorno occhi, una lacrima calda le scivola via, rendendo i suoi occhi ancora più lucidi. Con lo sguardo basso, si appoggia allo schienale del divano, inclinando la testa all'indietro.
"Era lì di proposito, sapeva che ci sarei stata anche io," piange, senza alcun bisogno di fare nomi. "L'ho ignorato, te lo giuro, finché ci sono riuscita. Poi però ho iniziato a essere brilla..." Si porta le mani al viso, cercando di nascondersi dietro i palmi.
"Isy, hey..." Le accarezzo i capelli, sedendomi accanto a lei sul divano e sistemando meglio la coperta sulle sue spalle. "Non devi raccontarmelo adesso."
"Mi ha umiliata, Yas." La voce adesso è alta, e le mani, dapprima sul viso, ora sono sul petto, a indicare la parte più ferita e dolente di sé. "E io ero così ubriaca da averglielo lasciato fare, come sempre."
La guardo dritta negli occhi, percependo tutta l'energia che sprigionano, seppur esausti. Vedo il dolore dilatarle le iridi e la rabbia arrossarle le guance, mentre le sue labbra si contraggono in una linea dura, esplodendo di disgusto. Le lacrime scendono copiose fino al mento, irritandole la pelle per il loro essere salate e, metaforicamente, amare e incandescenti.
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Fight to feel - Lotta per sentirti viva.
RomanceAlla scoperta di sé stessa e di ciò che ha abbandonato per rientrare nelle linee, l'amore sarà salvezza, ma anche distruzione.