L'alba si insinuava tra i tetti di Parigi, tingendo il cielo di un rosso cupo, quasi minaccioso. Le prime luci del giorno gettavano ombre lunghe e inquietanti sulle strade deserte, come se la città stessa fosse stata avvolta da un presagio oscuro. Il vento soffiava tra i vicoli stretti, portando con sé un freddo pungente che mi penetrava fino alle ossa. Tutto intorno a me sembrava soffocato da una presenza invisibile, un'energia pesante che aleggiava nell'aria. L'Accademia, un tempo rifugio sicuro per l'arte e la creatività, ora mi appariva come un luogo sinistro, avvolto da segreti oscuri e insondabili.
I miei passi rimbombavano lungo i corridoi deserti, come se stessero battendo il tempo in una marcia funebre. Ogni porta chiusa sembrava contenere qualcosa di inconfessabile e ogni finestra rifletteva volti intrisi di sospetti e paure. La morte di Mariè aveva gettato un'ombra indelebile su tutto ciò che conoscevo.
Nulla era più lo stesso e la fiducia che un tempo ci legava era ormai frantumata, irreparabilmente compromessa.
Il Maestro Lefèvre mi aveva convocata nel suo ufficio e non riuscivo a scrollarmi di dosso il peso di quella chiamata.
Cosa sapeva?
Cosa avevano scoperto?
Le telecamere avevano registrato qualcosa di utile o le loro indagini si sarebbero infrante contro lo stesso muro di ombre e di confusione che avevo dentro di me?
Mi trovavo costretta a rivivere le immagini della notte precedente, un incubo che si ripeteva all'infinito, avvolgendomi in una spirale di ansia e dubbio.
Bussai alla porta del suo ufficio, sentendo l'eco del mio colpo risuonare nel silenzio gelido. Dopo un attimo, la porta si aprì con un cigolio inquietante e il Maestro Lefèvre mi accolse con il suo solito sguardo severo, anche se ora appariva stanco, quasi consumato dagli eventi recenti. Mi fece cenno di entrare e la porta si richiuse dietro di me con un suono netto, quasi definitivo.
<<Grazie per essere venuta, Maddalena>> esordì con la sua voce calma ma carica di una tensione che non riusciva a nascondere.
Mi sedetti di fronte a lui cercando di apparire composta, anche se dentro di me il caos regnava sovrano. Lefèvre si sedette dietro la scrivania, le sue mani intrecciate come se stesse meditando su qualcosa di estremamente delicato.
I suoi occhi mi fissavano con intensità, come se stessero cercando di penetrare ogni angolo oscuro della mia mente.
<<La polizia ha bisogno del tuo aiuto>> disse infine, senza girarci intorno. <<Hanno esaminato tutte le registrazioni delle telecamere. Ma quando le telecamere si sono spente, l'unico frammento utile che hanno catturato è stato te, nella sala di musica. Ti hanno sentito urlare "vai via!">>
Annuii lentamente, cercando di tenere sotto controllo la tempesta di emozioni che ribolliva dentro di me. Ricordavo quella notte, anche se i dettagli mi sfuggivano come sabbia tra le dita.
<<Cosa posso fare?>> chiesi, la mia voce più ferma di quanto mi aspettassi.
Lefèvre sospirò, passandosi una mano tra i capelli ormai grigi. Sembrava portare il peso di qualcosa di più grande, qualcosa che sfuggiva al suo controllo.
<<La tua... condizione>> iniziò con cautela, poi continuò <<Il Maladaptive Daydreaming. Hai detto di poter trasferire le tue visioni agli altri. Vorremmo che tu lo facessi di nuovo. Questa volta, però, in un contesto controllato>>
Le sue parole mi colpirono come una raffica di vento gelido.
Trasferire le mie visioni?
Come avrei potuto farlo su richiesta?
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Oltre il confine dei sogni
Mystery / ThrillerMaddalena è un'artista di straordinario talento ma la sua vita è avvolta da un mistero tormentato: la condizione di Maladaptive Daydreaming, che le impedisce di separare la realtà dai suoi sogni più vividi. In un vortice di confusione, i confini tra...