un gesto, mille parole.

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~Beatrice~

Lunedì mattina, Emma ed io eravamo nuovamente in ritardo. Le strade di Milano erano intasate, e la metro, come al solito, non è arrivata in orario. Ogni volta che ci sentiamo in ritardo, io finisco per entrare in una sorta di panico silenzioso, ma Emma è sempre così tranquilla da sembrare una persona che non ha mai avuto fretta in vita sua. Nonostante il caos, abbiamo cercato di correre verso la scuola, ma la campanella era ormai suonata, e la nostra ultima possibilità di arrivare in tempo era svanita.

Arrivai in classe alla seconda ora, il cuore ancora un po' in tumulto. Avevo bisogno di un po' di tempo per calmarmi. La mattinata stava già iniziando malissimo.

Oggi avevo un corso formativo di Music Business e management in aula magna, un'ora in cui i miei nervi non avrebbero avuto quella pace e tranquillità che in questo momento stavo cercando. Il volume che c'era in aula era quasi insostenibile: la musica, il brusio delle voci, la confusione. Non è stato mai facile, per me, concentrarmi quando tutto era così caotico. E anche questa volta non era tanto diversa dalle altre.

Senza Jessica, non sapevo chi sarebbe stato in grado di portarmi fuori dalla stanza in caso di bisogno. La sua presenza mi dava una sensazione di sicurezza, una protezione che mi permetteva di non sentirmi completamente persa quando le cose diventavano troppo pesanti da gestire. Non c'era nessuno adesso, Jessica mi aveva avvisato che avrebbe avuto una riunione ma se avessi avuto bisogno sapevo dove cercarla. Il rumore mi stava sopraffacendo. Iniziai a sudare. Il cuore batteva più forte, l'aria sembrava pesante e il mio respiro si stava facendo sempre più affannoso. Sapevo che stavo per avere un attacco di panico. Le mani si erano già fatte fredde e il mondo attorno a me si stava sgretolando.

Feci un passo indietro, cercando di scivolare piano fuori dalla sala, ma non riuscivo a muovermi. Il panico mi immobilizzava, e in quel momento, sentii una mano sulla spalla. Mi girai, e vedevo che era Liam. La sua faccia sembrava preoccupata, ma allo stesso tempo non c'era quel giudizio che mi avrebbe fatto sentire ancora più vulnerabile.

«Beatrice, stai bene?» mi chiese, con una voce incredibilmente calma, che contrastava con il caos che sentivo dentro.

Mi prese per il braccio e con discrezione mi fece uscire dalla stanza, facendo segno al professore di aspettare un attimo e che stavamo uscendo. Non capivo nemmeno come fosse riuscito a notarlo, ma il suo sguardo non si era mai allontanato da me, e il suo intuito l'aveva portato subito da me. «Vado a parlare con il professore», disse, e prima che potessi protestare, Liam si era già allontanato.

Mi sentivo un po' più sollevata, ma ero anche imbarazzata. Non volevo che Liam mi vedesse in quel modo, vulnerabile e fragile. Quando tornò, mi trovai in una posizione che non mi piaceva affatto: ero lì, seduta accanto a lui sulle scale che portavo ad un'altra ala della scuola, ma ero una versione di me stessa che non avrei mai voluto mostrare.

Quando il panico finalmente si placò, grazie al suo intervento, tornai a essere quella Beatrice che preferivo. Mi ricomposi, ma non potevo fare a meno di sentire un certo distacco verso Liam. Non mi piaceva dipendere da lui. Non mi piaceva che mi vedesse debole. Così, dopo averlo ringraziato, feci del mio meglio per allontanarmi, per non sembrare troppo grata. Non che avessi mai chiesto aiuto.

Non passò molto tempo prima che il mio cervello riprendesse a lavorare in modalità automatica, e i pensieri negativi iniziarono ad affollarsi nella mia mente. Perché non riuscivo mai a stare calma? Perché, ogni volta che tutto sembrava andare per il verso giusto, qualcosa doveva rovinare tutto? Avevo l'impressione che fosse sempre un passo avanti a me, come se lui fosse sempre lì, pronto a mettermi in difficoltà.

Dovevo cercare Jessica, dovevo parlare con lei, dovevo capire se c'era qualcosa che avrei potuto fare per non ricadere in quella spirale di paura. Sto girando per tutta la scuola, ma non la trovai, la scuola è grandissima ha tre edifici collegati tra di loro con ogni 5 piani di scale. Era come se il destino stesse giocando con me. Finalmente, mentre camminavo un corridoio "sportivo", la vidi. Jessica stava parlando con un gruppo di studenti, ma appena mi notò, si staccò immediatamente da loro e venne verso di me con un passo abbastanza veloce.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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