Parte 1 (Nello studio)

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- Perché? Perché...? Perché non lo trovo?Non ci riesco, non ci riesco!-

Il mio padrone gemeva e si lamentava. Si straziava nel suo studio, poveretto. Io ascoltavo in silenzio le sue litanie, soffermandomi sull'uscio. Poi, come se fossi passato di lì per caso, fischiettavo per avvertirlo della mia presenza e bussavo con fermezza sulla porta di legno, sempre accostata ma mai chiusa. A quel punto udivo che si ricomponeva, soffiandosi il naso e asciugandosi gli occhi, come se niente in realtà lo avesse turbato e con voce imperiosa e non più tremolante rispondeva.

- Avanti, avanti... Wagner, sei tu?-

- Sì padrone, sono io. Volevo informarvi che la cena è pronta-

- Ah, caro Wagner... La cena, certo. Non ho fame, non credo cenerò-

- Tutto bene, signore? Mi sembrava di aver udito qualcosa di insolito-

Il padrone era pallidissimo. Mi fissava con occhi vitrei, stanchi e assenti. Se ne stava rannicchiato sul quel dannato sgabello senza nemmeno la forza di parlare, tutto concentrato epreso da quell'ordigno infernale che troneggiava nello studio: il suo pianoforte!

- Ah amico mio... Sarò sincero con te, tu che mi sei fedele da molto tempo. Mio servo, aiutante, ma anche, oramai, confidente e amico. Come posso celare a te il mio dolore?-

- Che cosa vi preoccupa, padrone? Uscite da questo studio, da questa che per voi è oramai diventata una prigione... una tomba! Vi farà bene dell'aria fresca e buona, e tornerete in forze... qui dentro c'è la pazzia- .

Sapevo di arrecare un grande dolore al miopadrone parlandogli in quel modo, ma non potevo sopportare oltre questa sua scellerataattività che ormai aveva assorbito ogni fibra del suo essere, fino a ridurlo in quello stato miserevole! E infatti, proprio in quel momento, Hans Bohem, il noto compositore nonché mio padrone, si mise a piangere proprio davanti ai miei occhi.

- Oh, non ci riesco... Ecco quello che mi distrugge! La rabbia di non riuscire...-

- Padrone non piangete, avanti... Vado a dire alla cuoca di prepararvi qualcosa di caldo, che vi passa tutto, coraggio!-

- No... Non andare, Wagner, aspetta; rimani qui con me. Sai dirmi perché non riesco? Perché?-

- Voi non state bene, padrone: avete una brutta cera, venite a coricarvi...-

- Amico mio! Il perché, il perché... è quella la mia malattia. Perché non riesco, perché non lo trovo?-

Non avevo dubbi ormai: il padrone doveva essere completamente impazzito.

Avreste dovuto vedere quello sguardo: lo sguardo di chi non guarda ma vede! Vede oltre!

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