Cap: Giorno di morte
Rientrai verso le due di notte. O forse le tre. Neanche all'inferno il mio orologio mentale funzionava. Vamija, dopo tutte le proteste che aveva fatto dicendo di non essere stanca, ora dormiva profondamente nella sua stanza. Bambina. Oltrepassai la stanza dei miei dalla porta sigillata, facendo finta di non ascoltare che succedeva. Mi dava sui nervi. Tornai sul mio amato divano e piantai l'ascia accanto a me, scucendo un altro cuscino. Chiusi gli occhi e mi riposai. Il nostro ghigno brillava nella notte, nascosto tra il sonno di mia sorella e i gemiti di mia madre. Aprii gli occhi qualche ora dopo. Era mattina. Io e Akriss uscimmo di nuovo, cercando altre vittime. Tornammo per un circa di una o due ore dopo, con qualche resto di costole in mano. Ormai tutta la famiglia si era svegliata. Mia nonna era in cucina e mio padre in salotto. Kira correva per la stanza. Mi fece sorridere. "Ciao bimba!" esclamai. Lei si fermò e mi si attaccò alla gamba. Lei e Akriss erano gli unici con cui mi comportavo così. Tornai sul divano, Akriss mi abbracciava le spalle. Poi mia madre entrò nella stanza, serissima e bellissima, come sempre. Tutta quella bellezza mi faceva venire il voltastomaco. Mi voltai da un'altra parte mentre mia madre e mio padre si salutavano con un bacio. Quando tornai a guardare di fronte a me, la sentì. Ogni volta che succedeva, mi tremava la mano e dovevo stringere l'ascia fino a conficcarci dentro le unghie. Era lì, davanti a me, spaventata da me, sempre a disposizione, ma non potevo farle nulla. Non potevo spaccarle di nuovo il cranio. No, invece dovevo starmene seduta senza fare niente. UUHH QUANTO MI URTAVA TUTTO QUESTO... Entrò nella stanza. La fissai negli occhi, e quando lei mi fissò le lanciai uno sguardo così truce che anche il diavolo avrebbe tremato. Lei sgranò gli occhi e trattenne un gemito. Percepivo la paura... tanta paura.... ansia... tanta ansia... ghignai. Lei subito si levò dalla vista e si sedette nell'angolino in cui di solito la deridevo, tirandole i capelli e ricordandole di essere la mia brava bimba. Papà Umberto mi guardò, e percepii una rabbia e un furore profondo, che veniva dall'interno del cuore e dal profondo delle vene. Guardai altrove. "Bene cari!" mia nonna entrò nella stanza. "Oggi è il Giorno di Morte!" 'Evviva' pensai, sarcastica. "Il più piccolo in questa stanza inizi a raccontare allora! Raccontare di come si è morti significa amare la vita passata!" Provai a ricordare chi erano i più piccoli in quella stanza. Prima c'era Kira di sicuro. La mia bimba. Poi Vamija che anche se entrambe avevamo 28 anni, lei era più piccola di me di qualche secondo. Poi io. E poi?.. Accanto a me, Kira iniziò a raccontare. "Allora.. io sono rinata nel Paradiso, dopo essere morta nella pancia della mia vecchia mamma. Lì, l'Arcangelo Leonardo mi ha accolto calorosamente." A-Arcangelo Leonardo?... "Dopo un po' però, un angelo ha detto che non potevo stare in Paradiso, non so per quale motivo, e dopo tante proteste da parte degli Arcangeli, mi hanno fatta cadere. Mi sono ritrovata qui. Poi mami mi ha trovato e mi ha tenuto con sè." Kira sorrise. Io la abbracciai meccanicamente. Toccava a Vamija.
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Nel Buio Più Profondo (2nd of La Verità Nel Buio)
Fiction générale"Vaniglia, osa un altra volta riferirti al passato, e quello che rimane di te lo faccio a pezzi" Beatrice è stata uccisa dalla sorella, e ora si trova all'inferno. Victoria continua la sua vita terrena tranquillamente, anche se dopo la chiamata di B...