La Protezione

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Rimanemmo sedute lì in silenzio, io e Alice, avvolte dalla quiete della notte che si insinuava in cucina, spezzata solo dal ticchettio dell'orologio. Avevo appena condiviso con lei il segreto più oscuro della mia vita, un segreto che mi tormentava e mi faceva sentire sola come mai prima. Ma ora che le parole erano state pronunciate, che l’angoscia aveva trovato voce, mi sentii quasi sollevata. Era come se, finalmente, il peso che mi portavo dentro si fosse alleggerito, almeno un po'. Alice continuava a stringermi la mano, e nel suo sguardo trovavo una forza che sembrava voler dire che, insieme, avremmo affrontato qualunque cosa. Ma mentre il silenzio si prolungava, i miei pensieri cominciarono a vagare. L'immagine di Thomas... Tutto mi appariva come una scena irreale, ma sapevo che ogni istante di quell’incubo era reale. "Come posso spiegare tutto questo agli agenti?" sussurrai a un certo punto, abbassando lo sguardo sul tavolo. "Loro non capirebbero... e come potrei raccontare la verità senza che tutto peggiori?." Alice inspirò profondamente e mi guardò con comprensione. "Michelle, so che è difficile, ma devi darti tempo. La verità spesso trova un modo per emergere, anche quando sembra tutto buio. Ora devi pensare a proteggere te stessa e i bambini. Non fare nulla di avventato." Quelle parole mi diedero una sorta di calma, una tregua temporanea per la battaglia che sentivo incombere. Sapevo che aveva ragione, ma dentro di me lottavo contro l’angoscia, la paura di perdere tutto. Sophie e Liam avevano già perso il padre. Come avrei potuto proteggerli da tutto quello che stava per accadere?. Alzai lo sguardo e fissai il corridoio che portava alle camere dei bambini. Mi alzai lentamente, attratta da un impulso improvviso. Alice mi seguì con lo sguardo, forse intuendo il bisogno silenzioso che avevo di controllare i miei figli, di assicurarmi che stessero bene. Aprii la porta della stanza di Sophie. Lei dormiva serena, con i capelli biondi sparsi sul cuscino e una leggera espressione di felicità sul viso. Si girava nel sonno, stringendo tra le braccia il suo orsetto di peluche. Liam, nella culla accanto, dormiva profondamente, con quel piccolo pugno che si muoveva in un sogno silenzioso e innocente. Sentii le lacrime tornare a pizzicarmi gli occhi. Dovevo essere forte per loro, dovevo trovare il modo di andare avanti, di rispondere alle domande e di dimostrare la mia innocenza. Ma soprattutto, dovevo proteggerli da tutto ciò che sarebbe venuto. Il sole del mattino era già alto quando lasciai Sophie davanti alla porta della scuola. Le diedi un ultimo bacio sulla fronte, e lei mi guardò con un sorriso luminoso, così innocente e ignara del caos che ci circondava. “Ciao, mamma! Ci vediamo più tardi!” disse, correndo verso l'ingresso con lo zaino che le rimbalzava sulle spalle. Con un lieve sospiro, la guardai entrare e cercai di calmare il cuore che non smetteva di battere all'impazzata. Stringendo Liam nel marsupio contro il mio petto, mi incamminai verso l’auto parcheggiata sul lato della strada. Sentivo il suo respiro leggero, dolce, vicino al mio cuore, e in quel momento mi sembrò che niente al mondo potesse più spaventarmi. Ma mi sbagliavo. Proprio mentre raggiungevo l’auto, avvertii un movimento rapido alla mia destra. Istintivamente, mi voltai e vidi un’auto scura, con i finestrini completamente oscurati, che si avvicinava lentamente verso di noi. Un brivido mi attraversò la schiena: qualcosa non andava. Cercai di fare finta di niente, di mantenere un’aria tranquilla mentre affrettavo il passo verso la portiera. Ma sentivo lo sguardo invisibile di qualcuno dentro quella macchina, come se mi stessero studiando, come se fossi una preda. Con la mano tremante, cercai le chiavi nella borsa, cercando di non guardare l’auto. All’improvviso, il veicolo si fermò di colpo, proprio accanto a me. La portiera del passeggero si aprì e un uomo mascherato, in abiti scuri, scese di corsa verso di noi. Il cuore mi schizzò in gola, e per un attimo il panico mi paralizzò. Senza pensarci due volte, strinsi Liam e mi girai per scappare, sentendo i passi rapidi di quell'uomo dietro di me. Ogni istinto materno mi urlava di proteggere mio figlio, di metterci al sicuro. Corsi più veloce che potei, zigzagando tra le auto parcheggiate, mentre il rumore dei suoi passi si avvicinava sempre di più. Sentii un braccio allungarsi verso di me, cercando di afferrarmi. Con una spinta disperata, riuscii a schivarlo e infilarmi tra due auto vicine, nascondendomi dietro una grossa SUV nera. Trattenni il respiro, sperando che lui non mi trovasse. Liam era incredibilmente tranquillo, come se percepisse il pericolo e sapesse di doversi mantenere in silenzio.
Sentivo l'uomo che si aggirava nei paraggi, i suoi passi riecheggiavano nel silenzio sospeso. Lottavo contro la paura e cercavo di capire cosa fare. Avrei potuto gridare, ma il timore di attirare attenzioni indesiderate mi bloccava. Poi, un'altra macchina frenò bruscamente dall’altro lato della strada. Un secondo uomo scese e si avvicinò rapidamente. Iniziavo a sentirmi intrappolata, senza via di fuga. Dovevo prendere una decisione e subito. Decisi di fare l’unica cosa che mi venne in mente: scattare di nuovo verso la scuola. Se fossi riuscita ad avvicinarmi abbastanza, forse qualcuno all’interno avrebbe notato la situazione e chiamato aiuto. Con un ultimo sguardo per assicurarmi che nessuno mi vedesse, mi lanciai fuori dal mio nascondiglio e corsi disperata, con Liam stretto al petto. I due uomini mi notarono e ripresero l’inseguimento. Il suono dei loro passi che si avvicinavano faceva battere il mio cuore all'impazzata, ma continuai a correre, ignorando il dolore e la paura. Finalmente, arrivai ai gradini dell’ingresso della scuola e corsi dentro, cercando con lo sguardo qualcuno, chiunque potesse aiutarmi. Riuscii a trovare una guardia che stava pattugliando l’ingresso e, senza fiato, indicai gli uomini alle mie spalle. “Per favore, chiami subito la polizia!” gridai, la voce rotta dall’ansia. La guardia annuì, mentre gli uomini, notando di essere stati scoperti, si fermarono sul marciapiede. Mi lanciarono un ultimo sguardo carico di rabbia, poi corsero verso l’auto e scomparvero in pochi istanti. Il mio corpo tremava ancora quando la polizia arrivò poco dopo. Mi strinsi a Liam, cercando di tranquillizzarlo e di calmare i battiti furiosi del mio cuore. Ero salva, almeno per ora, ma sapevo che questo era solo l’inizio. La scuola ormai era diventata il mio rifugio temporaneo, un’ancora di salvezza in mezzo al caos che mi aveva travolta. Abbracciavo Liam ancora stretta a me, sentendo la sua testolina contro il mio petto, cercando conforto nella sua innocenza. La guardia era rimasta accanto a me, offrendo un supporto silenzioso mentre aspettavamo che la polizia facesse il suo lavoro. Ma il timore mi divorava dall'interno, mi sentivo esposta, come se quei due uomini potessero riapparire da un momento all’altro. Uno degli agenti si avvicinò, con un blocco appunti in mano e uno sguardo scrutatore che mi osservava attentamente. "Signora... Michelle, vero?" chiese. Annuii, senza riuscire a trovare le parole. "Le è successo qualcosa ultimamente che possa aver attirato attenzioni indesiderate?" La sua domanda mi colpì come un colpo allo stomaco. Come avrei potuto spiegargli tutto? Ero in un vortice di domande che non avevano risposta: chi erano quegli uomini? E perché proprio ora, a pochi giorni dalla morte di Thomas? Cercai di mantenere la calma, ma le parole mi tremavano sulle labbra. "Non... non saprei, agente," risposi, cercando di sembrare più tranquilla di quanto non fossi. "Ho vissuto giorni difficili, ma non so perché qualcuno dovrebbe seguirmi. Ho... solo portato mia figlia a scuola." La mia voce si spezzò. Sapevo che c’era molto di più, sapevo che dovevo proteggere me stessa e i miei bambini, ma come potevo affrontare tutto questo da sola?. L’agente mi scrutava, forse intuendo che ci fosse qualcosa che non stavo dicendo. "Se c’è qualcosa di cui non vuole parlare adesso, possiamo fissare un altro incontro," suggerì, con uno sguardo che mescolava comprensione e una certa diffidenza. "Ma se le succede qualcosa, ci chiami immediatamente." Annuii lentamente, mentre un senso di isolamento si faceva strada dentro di me. Non potevo raccontare tutto, non ora. Avevo bisogno di capire, di trovare delle risposte prima di condividere la mia verità. Lasciai che gli agenti si allontanassero, e mentre guardavo il loro veicolo sparire dalla vista, una sensazione oscura mi avvolse. Tornai verso l'auto, con Liam che riprendeva a rilassarsi sul mio petto. Ogni passo sembrava più pesante, come se stessi affondando in un terreno instabile. Ogni ombra sul marciapiede, ogni rumore improvviso mi faceva sobbalzare. Cosa stava succedendo davvero? E, soprattutto, chi erano quegli uomini e perché mi volevano?

Hidden Feelings 2 "Depths Unveiled"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora