Meglio?

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Arrivai a scuola con mezz'ora di ritardo. Michael non mi aveva aspettato quella mattina ed era uscito molto presto, perciò dovetti andare a scuola a piedi e con la mia velocità sapevo che era un caso perso.

Bussai alla porta e il professore di biologia disse un 'avanti' molto scorbutico come suo solito "Scusi per il ritardo"

"Ah! Signorina Edwards, come mai questo ritardo?" non credo che siano affari suoi.

"Ehm, problemi personali" dissi con ancora il fiatone e tutti gli occhi puntati addosso.

"Che sarebbero?" spostò il peso su una sola gamba e tese il braccio con il gessetto bianco.

"E' rilevante?" alzai un sopracciglio parecchio stanca di quel vecchio.

"Bene signorina Edwards, ci vuole fare il piacere di entrare all'ora successiva?"

"Ma professore io-"

"Non voglio sentire scuse Edwards"

Alzai gli occhi al cielo "Comunque è Clifford, il mio fottutissimo cognome è Clifford" mi girai e sbattei la porta con forza, sentendo gli urletti dentro la classe e le risa rivolte allo stronzo.

Decisi di andarmene in giardino e aspettare che arrivasse la tanto odiata ora di ginnastica, durante la quale le ochette avevano paura di rompersi le unghie e le zoccole non perdevano tempo per permettersi i pantaloncini inguinali attillati e le magliette corte. Le ho sempre odiate.

Mi sedetti tranquillamente su una panchina e mi misi a leggere il libro che mi aveva spedito mio padre alcune settimane prima, ma forse per orgoglio non avevo voluto leggere.

"Come mai qui?" una voce profonda mi fece girare di scatto, lasciando una frase a metà.

"Sono affari tuoi?" ne avevo avuto abbastanza di scocciatori per quella mattina, ci mancava solo lui con quegli occhi senza espressione e il ciuffo pettinato disordinatamente.

"Come sei sempre gentile" fece un finto sorriso e si sedette affianco a me sul tavolo-panchina di legno.

"Qualcuno ti ha detto che potevi sederti e rompermi le palle?"

"Questa panchina è di tua proprietà?"

"Ce ne sono altre venti nel cortile e tu devi venire proprio da me?" cominciai ad alzare la voce.

"Non so resisterti" sbatté per palpebre per prendermi per il culo e io alzai gli occhi al cielo, riprendendo a leggere e ignorandolo totalmente.

"Che cosa stai leggendo?" mi chiese sporgendosi verso di me, ma io mi allontanai ancora.

"Ti interessa?"

"Se te lo sto chiedendo" si avvicinò ancora. Alzai gli occhi al cielo nuovamente e lo ignorai. Lui continuò a fissare il mio profilo coperto dai capelli e poi mi prese il libro dalle mani. "Ma che fai?" urlai agitando le braccia per prendere il libro, ma lui mi teneva ferma con una sola mano.

"Le Ali Della Vita" recitò prima che mi riprendessi il libro "Interessante, fa molto ragazza depressa"

"Ti schiaccio quel bel faccino sotto un rullo compressore se non la smetti i farti gli affaracci miei" sbuffai.

"E per l'ennesima volta mi hai detto che sono bello" disse totalmente serio e mi girai a guardarlo.

"Ma sei serio?" il mio tono era acido.

"Più che serio" alzò le spalle.

"No aspetta, fammi capire, tu prima ciucci la lingua di mio fratello davanti a me e poi fai l'amico simpatico? Con me?" mi guardò come se stessi dicendo delle cose senza senso, ovviamente fissava le mie labbra e mordeva le sue, segno che proprio non mi stava cagando minimamente. "Ma cos'è c'è di sbagliato in te?" mi alzai raccogliendo la borsa e allontanandomi da quell'essere senza emozioni.

"Oh ma andiamo, sei gelosa?"

Lo uccido tra 1, 2 ...

"IO? GELOSA?" risi di gusto e lui intanto mi guardava mordendosi il labbro. "Mi dispiace solo che mio fratello si voglia far prendere per il culo da uno come te" sputai cattiva.

"Intendi in tutti i sensi?" chiese malizioso. Okey, stava esagerando.

"Che schifo" mi girai e cominciai a camminare.

"Ho capito" mi stava seguendo. "Preferisci farti prendere tu per il culo, eh?" mi afferrò i fianchi lasciandomi di stucco.

"Andiamo Beatrice, basta solo che tu lo chieda e io posso darti tutto ciò che desideri" sussurrò al mio orecchio per poi baciare il mio collo in modo quasi delicato.

Mi girai e lo guardai negli occhi "Ah si?" gli chiesi attaccata al suo corpo.

Lui annuì e fece per avvicinarsi al mio collo con la sua lurida bocca, perciò misi una mano sulla sua fronte bloccandolo a un centimetro dalla mia faccia"Vai al diavolo Hemmings" lo spinsi via e feci la mia uscita trionfale.

Il gioco era iniziato.

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"Clifford corri di più, fai rassodare il culo!" urlò la prof di ginnastica e subito dopo arrivano le risatine da oche delle ragazze della mia classe. Che odio.

Continuai a correre con il mio passo, quando Adele mi affiancò "Odio correre" sbuffò e io la spinsi ridendo.

"Con Cal?" gli chiesi continuando a correre con il fiatone.

"Tutto bene per ora" alzò le spalle mentre i miei capelli, raccolti in una coda di cavallo, andavano da una parte all'altra punzecchiandomi il viso.

"Con Luke?"

"Non nominarmi quel verme" allungai il passo e anche lei lo fece. Mi guardò non convinta di cosa stesse succedendo e perciò sputai il rospo "Questa mattina ci siamo punzecchiati, ho paura di essere entrata nel suo stupido giochetto"

"Sappiamo entrambe che non ti dispiace quello stupido giochetto"

"Grazie per avermi dato della troia"

"Oh ma andiamo, non sei una troia, sei solo fatta così, ti piace giocare con i ragazzi" alzò le spalle e in effetti aveva pienamente ragione.

"In ogni cas-" mi bloccai dalla corsa a causa di una fortissima botta alla testa. "Ma che cazzo?" guardai cosa fosse stato a colpirmi e notai che c'era un pallone da calcio in cuoio proprio ai miei piedi

"Mi dispiace così tanto" Luke spuntò dalla rete del campo da calcio con un sorrisetto da schiaffi stampato in faccia.

"Ti ho fatto male?" Chiese mostrando finto interesse allacciò le dita alla ringhiera in ferro, e se possibile, sembrava ancora più bello.

Decisi di stare al gioco. "No" sorrisi "Tranquillo" sbattei le palpebre velocemente.

"Potrei riavere la mia palla, dolcezza?"
Dopo quel "dolcezza" non ci vidi più.

"Oh certo, scusa" Adele mi guardava trattenendo le risate, sapeva dove volevo andare a parare.
Entrai nel campo sotto lo sguardo attento di tutti i ragazzi. Misi la palla a terra mentre Luke bruciava la mia pelle con il suo sguardo glaciale, le mani sui fianchi gli conferivano un'aspetto da bambino impaziente.
Dopo aver preso la mira, colpii il pallone con tutta la forza che avevo, prendendolo in piene palle.

Goal.

Sentii i boati degli altri ragazzi che stavano probabilmente soffrendo per Hemmings. "Mi dispiace così tanto" misi una mano davanti alla bocca con fare da oca "Ti ho fatto male?" Continuai la sceneggiata e poi mi girai, fulminandolo con lo sguardo mentre si teneva i 'gioielli' doloranti.

"Divertitevi" feci l'occhiolino agli altri ragazzi che risero di gusto.

Tornai sulla pista da corsa, affiancandomi ad Adele. Molte ragazze mi guardavano storta perché avevo colpito Hemmings e altre tenevano una mano davanti alla bocca per non ridere.

"Meglio?" Rise sistemandosi la coda di cavallo.

"Decisamente meglio" sorrisi e poi ricominciammo a correre.

-Gio

Good Girl || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora