Nel silenzio del deserto, non tutto ciò che respira è vivo, e non tutto ciò che tace è morto.Il caldo del deserto è soffocante, anche sotto il sottile tessuto della tenda. Dopo quello che zio Marcus mi ha rivelato, ogni granello di sabbia fuori da questa fragile barriera sembra parte di una scacchiera mortale, e io sono il pedone che non sa dove muoversi.
Non riesco a dormire. Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo immagini confuse: un trono d'oro sommerso dalle sabbie, un volto che mi guarda da lontano, e serpenti che strisciano verso di me. Mi sveglio di soprassalto più volte, con la sensazione di non essere sola.
Alla fine, decido di alzarmi.
La luce della luna è spettrale, riflette le dune in un gioco di ombre che sembra danzare attorno al campo. Mi stringo addosso il cardigan, anche se il freddo della notte non è quello che mi preoccupa. È l'inquietante sensazione di essere osservata.
Passo accanto alle altre tende, evitando di fare rumore. Alcuni membri del team russano sommessamente, ma non tutti sono così tranquilli. Intravedo una figura che si muove più avanti, vicino al fuoco che arde debolmente.
Mi fermo. Gli occhi si stringono mentre cerco di distinguere chi sia. Il cuore mi balza in gola quando mi accorgo che non è qualcuno del nostro team.
Lui.
Zane è lì, seduto accanto al fuoco, il suo volto illuminato da bagliori arancioni. Non sembra accorgersi di me. Si sta riscaldando le mani, ma c'è qualcosa di strano nel modo in cui guarda le fiamme, come se stesse leggendo un messaggio nascosto.
Non dovrei avvicinarmi. Non dovrei neanche pensare di farlo, non dopo quello che zio Marcus mi ha detto sul Culto di Apep. Ma le mie gambe sembrano non ascoltarmi. Faccio un passo, poi un altro. Le scarpe affondano nella sabbia, e ogni scricchiolio sembra un ruggito nel silenzio della notte.
«Non riesci a dormire?»
La sua voce mi coglie di sorpresa, calma e bassa, eppure così nitida da superare il crepitio del fuoco. Non si volta a guardarmi, ma sa che sono lì. Forse lo ha sempre saputo. Rimango immobile per un istante, chiedendomi se sia troppo tardi per scappare.
«Neanche tu, mi sembra,» rispondo, cercando di mantenere la voce ferma. Mi odio un po' per il tono vagamente provocatorio.
Finalmente alza lo sguardo, e i suoi occhi incontrano i miei. Sono scuri, intensi, ma non riesco a decifrare l'emozione che nascondono. È come se stesse valutando ogni mio movimento, ogni mio respiro.
«I sogni sanno essere rumorosi, quando ci si trova in un posto come questo.» La sua bocca si incurva leggermente, quasi in un sorriso, ma non c'è calore. È più un gioco, un'esca.
Rimango in silenzio per qualche secondo, cercando di capire cosa voglia dire. «Se sei qui per curiosare nel nostro campo, te lo sconsiglio,» dico infine, incrociando le braccia sul petto. «Non troverai nulla di interessante.»
«Non sono qui per voi.» La sua risposta arriva subito, quasi troppo in fretta. Poi si alza, un movimento fluido e silenzioso. È alto, più di quanto ricordassi, e ora sembra quasi torreggiare sopra di me. «Sono qui per lei.»
Il cuore mi salta un battito. «Lei chi?» chiedo, anche se una parte di me teme già di conoscere la risposta.
Zane sorride, ma è un sorriso amaro. «La regina, ovviamente. Cleopatra. Pensi davvero che le sabbie non stiano parlando? Che le antiche voci non stiano già chiamando chi ha il potere di ascoltarle?»
«Non capisco di cosa parli,» ribatto, cercando di sembrare sicura di me, ma so che non sto convincendo nessuno, tantomeno lui.
«Oh, Layla.» Pronuncia il mio nome come se lo conoscesse da sempre, e questo mi fa rabbrividire. «Lo capirai presto. Quando ti troverai davanti al suo potere, quando sentirai il suo richiamo... allora capirai.»
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Eternal Queen
ChickLitLayla Anderson, archeologa appassionata, trova in Egitto un antico amuleto, l'Occhio del Destino, che risveglia l'anima di Cleopatra, imprigionata tra vita e morte. Mentre Cleopatra le appare in visioni, implorandola di spezzare la maledizione, Layl...