𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟐

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Il vento porta via le parole, ma non la sensazione che qualcosa
di invisibile stia osservando.
Qui, ogni ombra sembra avere un segreto.

Torno verso la mia tenda, ma non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione che qualcuno mi stia seguendo. È irrazionale, lo so. Sono solo io e il vento, eppure c'è qualcosa nell'aria, un'energia che sembra quasi vibrare intorno a me. Afferro l'amuleto sotto la maglietta e lo stringo come se potesse proteggermi. Il freddo del metallo mi sembra quasi rassicurante, come un promemoria che tutto questo è reale.

Quando entro nella tenda, trovo zio Marcus che mi aspetta, con le braccia incrociate e lo sguardo severo. «Dove sei stata?»

«Fuori... ho visto qualcuno», rispondo, sentendo la voce più debole di quanto avrei voluto. «Un uomo con un simbolo del Culto di Apep.»

Lui mi guarda con occhi che tradiscono una scintilla di paura. «Il Culto di Apep? Sei sicura?» C'è una tensione nel suo tono che non riesce a nascondere.

Annuisco, confusa dalla sua reazione. «Lui... lui sapeva chi ero.»

Zio Marcus inspira profondamente e si passa una mano tra i capelli grigi, come se cercasse le parole giuste. «Ascoltami, Layla», inizia lentamente. «Ci sono cose su questo scavo che non sai. E ci sono persone che farebbero di tutto per impedirti di scoprire la verità.»

«Che cosa intendi?» domando, il cuore che accelera. «Tu sapevi che il Culto di Apep era interessato a questo sito?»

Lui distoglie lo sguardo, e per un attimo sembra invecchiare di dieci anni. «È più complicato di così», dice infine. «Ma fidati di me, è meglio che lasci perdere. Il Culto di Apep non è una leggenda, Layla. Sono reali e sono pericolosi.»

Il modo in cui lo dice mi dà i brividi. Non l'ho mai visto così serio, e questo mi fa venire voglia di insistere ancora di più. «Perché non me l'hai detto prima?» ribatto, la mia voce che trema leggermente. «Che cosa stiamo cercando veramente qui, zio?»

«Abbiamo già trovato quello che cercavamo», risponde lui, indicando l'amuleto che porto al collo. «E ti prego, non fare altre domande. Non ora.»

Rimaniamo in silenzio per un attimo che sembra durare un'eternità. Sento il peso delle sue parole, e una parte di me vuole fare quello che mi chiede, dimenticare tutto e tornare a casa. Ma c'è anche una parte di me che urla, che mi dice che non posso lasciar perdere proprio ora. Non quando sono così vicina.

«Non posso ignorare tutto questo», dico infine, la mia voce più ferma di quanto mi aspettassi. «Devo sapere cosa significa l'Occhio del Destino. E voglio sapere cosa è successo ai miei genitori.»

Le ultime parole cadono nell'aria come pietre, e zio Marcus chiude gli occhi per un istante. Quando li riapre, c'è qualcosa di diverso in lui. Un dolore che conosco fin troppo bene. «Layla...» inizia, ma si interrompe quando il rumore di una macchina che si avvicina si fa sentire.

Un SUV nero si ferma proprio al centro del campo, sollevando una nuvola di sabbia. Due uomini scendono dall'auto, entrambi con abiti scuri e occhiali da sole nonostante la luce ormai fioca. Loro non sembrano i tipici archeologi o ricercatori. No, questi uomini hanno un'aria diversa, più... pericolosa.

Zio Marcus si raddrizza, la mascella serrata. «Aspettami qui», ordina prima di uscire dalla tenda. Lo vedo andare incontro agli uomini, e il modo in cui si muove è abbastanza per farmi capire che li conosce.

Non resisto alla tentazione di origliare. Mi avvicino all'entrata della tenda e sposto leggermente la copertura, cercando di sentire la conversazione.

«...Non dovrebbe essere qui», dice uno degli uomini, la sua voce bassa e roca. «Le avevamo detto di non portare nessuno con lei.»

Eternal QueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora