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Il click continuo della penna che sbatteva sul tavolo riecheggiava per tutti i quei metri quadrati di assoluto vuoto. I muri grigi mostravano le macchie di muffa che teneva e la piccola finestra impediva alla luce di entrare.
Il poliziotto davanti a me mi porse un bicchiere d'acqua che accettai prendendolo in mano. L'acqua al suo interno barcollava leggermente per il mio continuo tremolio mentre portavo il bicchiere alle mie labbra. La sua divisa beige metteva in risalto la fisicità che pareva essere quella di un alcolizzato privo di attività fisica e soprattutto con il doppio dei suoi anni, l'unica cosa a renderlo leggermente giovane era il baffo scuro presente sul suo viso pallido, stanco anche lui di restare lì.
"Bene signorina Dallas, come vogliamo procedere? So che è qualcosa di difficile da affrontare e notando il suo silenzio di questa mezz'ora, dobbiamo trovare un punto di incontro. Noi aiutiamo lei e lei aiuta noi." Il poliziotto si avvicinò più al tavolo portando i gomiti sul banco, mentre con la penna ricontinuò il gioco di click.
Deglutì a fatica finendo l'ultimo sorso d'acqua per poi riposare il bicchiere vuoto. Delle gocce ancora presenti sulla plastica potevano benissimo essere la rappresentazione delle lacrime asciutte sul mio viso.
"Non penso ci sia altro da sapere. È morta, questo lo sapete." Dissi a malapena ritirando giù le maniche della mia maglietta fino alle mani, come per tenermi al sicuro.
"Certo, quello l'abbiamo visto. Ma non sappiamo le dinamiche. Non è da tutti i giorni mandare tre pattuglie in una villa e trovare una ragazzina seduta su degli scalini ricoperta di sangue."
Mi guardai notando come il sangue ancora era presente sul mio corpo, dandomi un'immagine orripilante agli occhi altrui.
"Non l'ho uccisa io." Sussurrai con un filo di voce, non facendomi quasi sentire.
"Certo che non l'hai uccisa tu, Arabella, è tua madre. Ma sai chi potrebbe aver fatto ciò? Non hai visto nulla? Oltre a sentire le urla dalla camera, sei scesa al piano di sotto e l'hai trovata per terra in una pozza di sangue." Annuii solamente non volendo ripercorrere la scena del crimine ma che alla fine si presentò all'interno della mia mente.
"Senti. Sai dirmi di chi potrebbe essere questo? Supponiamo sia dell'assassino, si trovava poco distante dal corpo." Mi passò una bustina di plastica con all'interno un fermacarte di pelle nera. Sapevo di chi era, leggevo perfettamente le iniziali M.J.D sul fondo dell'oggetto placcate in oro.
"Pensiamo che sia di tuo padre, Matthew James Dallas. Insomma, sappiamo entrambi quello che tuo padr-" Fu interrotto da me che iniziai a prendere il giusto fiato per parlare.
"Non è mio padre, almeno non a livello affettivo. E comunque non lo so, non ho visto nessuno e non ho mai visto quel portacarte." L'uomo davanti a me sospirò ritirando via quella bustina per poi portarmi un fascicolo.
Con il suo consenso lo aprii leggendone una pagina, saltando tutta la parte burocratica.
DIPARTIMENTO DEI SERVIZI SOCIALI.
Arabella Kensy Dallas, classe 2004, vive in Virginia in una villa di proprietà del padre Matthew James Dallas insieme alla moglie Stella Kensy.
Situazione contingente.
Lo scorso dicembre al dipartimento di polizia locale della zona è stata assegnata l'ennesima segnalazione da parte della ragazza nei confronti del padre che, come lei ha sostenuto, ha caratteri comportamentali che sfociano nell'aggressività, violenza, tossicità, dipendenza da stupefacenti e abuso di potere. Per le prime segnalazioni è stato dato all'uomo degli anni di carcere che ha scontato, per poi passare agli arresti domiciliari che furono interrotti da lui stesso aumentando la pena.
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𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐄𝐒𝐓 𝐌𝐈𝐒𝐓𝐀𝐊𝐄 j.m.
FanfictionArabella Dallas è tornata alle Outer Banks, il luogo che ha segnato la sua infanzia, ma di cui non ricorda molto. Gli anni lontano da quell'isola hanno fatto sì che i suoi ricordi restassero sepolti, seppur intrecciati con emozioni e persone che non...