La pioggia picchietta sui vetri con una forza che quasi sembra volermi urlare qualcosa. Un suono morbido, ritmico, che mi entra nelle ossa e riempie la stanza. La luce fioca della sera filtra appena attraverso la finestra, e la città fuori è un panorama sfocato e indistinto, come se tutto fosse immerso in una nebbia grigia. Non sono sicura se sia la pioggia o la stanchezza a farmi sentire così... opaca. Come se tutto quello che facessi fosse senza spessore, una serie di gesti che non mi appartengono.
Il mio appartamento è un disastro. Pagine di bozzetti sparse ovunque, matite e penne lasciate a caso sul tavolo, vestiti ammassati su una sedia. L'odore della carta, dell'inchiostro e delle vecchie vernici mi avvolge, ma non è sufficiente a darmi conforto. Non sono mai stata una persona perfettamente ordinata, ma oggi il caos mi sembra più pesante del solito. Non riesco nemmeno a concentrarmi. Guardando i miei disegni, sento una frustrazione che cresce dentro di me come un peso che non riesco a liberarmi.
Mi sento come se fossi intrappolata in una stanza senza finestre, incapace di respirare. I tratti sulla carta sembrano vuoti, privi di vita. Più cerco di perfezionarli, più tutto sembra più falso. Non c'è energia, nessun respiro, come se stessi copiando una forma che non mi appartiene. È come se stessi facendo il "compitino", un lavoro che non ha nulla a che fare con me.
Il professor Kang stamattina mi ha guardata come se non riuscisse a vedermi. "Manca qualcosa," aveva detto, la sua voce dura come sempre. "Sei troppo concentrata a fare il compitino. Devi osare di più."
Osare di più.
Ogni volta che ripenso a quelle parole, un nodo mi stringe la gola. Cosa mi manca? Ho provato a spingermi oltre, ma è come se una barriera invisibile mi impedisse di andare oltre. Ogni volta che cerco di abbandonare le mie sicurezze, mi sento come se stessi perdendo il controllo. E non sono nemmeno sicura di cosa dovrei cercare. La paura di sbagliare mi soffoca, e così rimango in un limbo, incapace di fare un passo avanti.
Intanto, fuori la pioggia continua a battere, con la sua costanza. Il rumore è quasi ipnotico. La scadenza per il mio progetto si avvicina, e la mia ansia cresce ogni minuto che passa. Non ho tempo per questa indecisione. Devo fare qualcosa. Ma non riesco.
"Ehi, Emily," mi chiama una voce dietro di me. La sua dolcezza è come una carezza nell'aria, che mi fa tornare in me. È Soo Jin, la mia coinquilina, nonché migliore amica. Non c'è bisogno che dica altro. Mi conosce così bene da sapere che qualcosa non va, senza bisogno di spiegazioni.
Mi volto lentamente, il viso stanco, il corpo che non ha voglia di reagire. La vedo entrare nella stanza, con il suo solito sorriso impaziente. Non devo nemmeno guardarla in faccia per sapere che sta cercando di capire cosa mi stia succedendo.
"Non dire niente," rispondo subito, prima che possa parlare. La mia voce suona più stanca di quanto avrei voluto. Soo Jin mi conosce troppo bene. Sa riconoscere la stanchezza nei miei occhi, e i miei silenzi la preoccupano. È sempre stata così, capace di entrare nella mia testa anche quando non lo voglio.
Lei si avvicina al mio tavolo, scrutando i bozzetti sparsi. Poi alza lo sguardo e mi fissa intensamente. "Emily," dice, "hai fatto un disegno perfetto eppure sembri che ci stai morendo dentro."
Un brivido mi attraversa la schiena. Mi conosce troppo bene, troppo. Non posso mentirle. Non voglio mentirle, ma non so nemmeno cosa dirle. Sospiro e abbasso gli occhi verso i miei disegni, sentendomi improvvisamente vulnerabile.
"Non so... non so cosa mi manca," mormoro, quasi a me stessa. "Il professor Kang dice che sono troppo prevedibile." Il mio tono suona più incerto di quanto avessi voluto, ma ormai è troppo tardi per nascondere la verità.
Soo Jin non ha nemmeno un accenno di giudizio nei suoi occhi, solo comprensione. "Beh, e allora?" dice, come se la questione fosse di poco conto. "Tutti sono prevedibili. Soprattutto il professor Kang."
Non posso fare a meno di sorridere, anche se la mia mente è ancora intrappolata nella rete dei miei pensieri. "Non è che si tratti di lui," rispondo. "È che... voglio fare qualcosa che mi faccia sentire veramente viva, eppure ogni volta che prendo la matita, è come se stessi cercando di seguire una linea che non mi appartiene davvero." Mi fermo a riflettere un attimo, quasi sorpresa dalle mie stesse parole. È proprio così. Ogni disegno, ogni tratto sembra estraneo. Non è più una mia creazione. È come se fossi costretta a fare qualcosa di perfetto, ma quel "perfetto" non è mai abbastanza.
Soo Jin mi guarda con attenzione, poi si ferma a pensare. La sua mente è sempre in movimento, capace di risolvere le situazioni in modo che io nemmeno posso immaginare. Poi, con un sorriso, dice: "Ti capisco. Ma lascia perdere un po' il perfezionismo. Se ti lasci andare, non hai idea di quanto può essere liberatorio."
Io la guardo, ma non sono sicura che stia afferrando davvero il punto. Soo Jin è sempre quella che riesce a vedere il mondo da una prospettiva diversa, come se avesse un modo speciale per illuminare le ombre. Eppure, in quel momento, mi sembra che le sue parole non riescano a sollevarmi del tutto. Come se la perfezione fosse l'unica cosa che mi resta.
Poi, come se fosse una magia, cambia argomento con una naturalezza che mi sorprende. "A proposito," dice con un lampo di divertimento negli occhi, "ho visto che i Blaze stanno preparando un nuovo comeback. Te li ricordi? La loro ultima canzone è fuori dal mondo. Devi assolutamente vedere il video!"
Blaze. La band K-pop che tutti sembrano adorare. Non sono mai stati i miei preferiti, ma non posso negare che abbiano qualcosa che ti fa venire voglia di seguirli, di entrare nel loro mondo fatto di luci e musica.
"Sì, li conosco," rispondo, cercando di mascherare il mio disinteresse. "Ma non sono proprio la mia cup of tea," aggiungo con un sorriso forzato. In realtà, non sono nemmeno sicura che mi importi. Ma oggi è una di quelle giornate in cui l'energia degli altri sembra troppo, e il pensiero di un altro gruppo di idol K-pop mi sembra troppo lontano da quello che sto vivendo.
Soo Jin non mi lascia scappare. Mi lancia uno sguardo malizioso, come se avesse già letto nella mia mente.
"Va bene, non ti piace il K-pop," dice, "ma vedrai, ti faranno cambiare idea. Ci sono giorni in cui devi distrarti, Emily. Vedi, a volte le cose più leggere ti fanno respirare meglio."
La sua voce è convinta, piena di un'energia che, in quel momento, sembra così distante dalla mia. Rimango in silenzio per qualche secondo, riflettendo. Non sono sicura di voler ascoltare altro, ma sono anche consapevole che l'idea di fuggire per qualche istante dai miei pensieri non mi dispiace affatto. Così, senza dirlo a voce alta, prendo il mio telefono e cerco il video di quella canzone dei Blaze.
Non so come mai, ma quando il video inizia, qualcosa dentro di me cambia. I colori, la musica che riempie la stanza, e quella sensazione di leggerezza che non provavo da tempo. Le luci, le coreografie, la musica vivace e piena di energia, quasi mi travolgono. Non posso fare a meno di ridere. È proprio quello che mi serviva. Un po' di leggerezza, un po' di spensieratezza. Niente bozzetti, niente perfezione. Solo ritmo, colori e sorrisi che sembrano veri, pieni di vita.
Mi volto verso Soo Jin, che mi guarda con una soddisfazione maliziosa.
"Vedi?" dice, "Te l'avevo detto. Ogni tanto serve qualcosa di diverso."

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Blazing Hearts
RomanceIn una Seoul, dove i sogni brillano ma i segreti oscurano la realtà, Emily Wang è una studentessa di design che cerca di costruirsi un futuro luminoso nella capitale. Emily ha sempre cercato di proteggersi dalla luce del mondo, ma tutto cambia quand...