PROLOGO

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Secondo anno di college, ore nove del mattino, e Lidya ancora scendeva di corsa le scalinate dell'aria est con i capelli castani che le svolazzavano sulle spalle.

Sfrecciò tra i vari corridoi, spingendo con forza la porta d'ingresso in vetri e scivolando verso sinistra dove, con impazienza, la attendeva la sua compagna di stanza, Gladys, con i capelli ricci perfettamente in piega ed una gonnellina in tessuto viola lunga fino al ginocchio.

Le sue lentiggini, ancora più vivide per colpa dell'estate appena terminata, rinforzavano il suo volto tondeggiante, donandole un aspetto ancor più dolce. Suo padre, di fatto, la paragonava sempre ad una bambola di porcellana o, meglio ancora, ad una fata dei boschi, visto il suo modo bizzarro e colorato di vestire e combinare i capi tra di loro.

Gladys credeva nel potere della moda ed era molto convinta nelle sue potenzialità. Armeggiava spesso con tarocchi e pietre colorate, inondando la stanza in comune con un forte odore d'incenso o di sandalo.

<<Mi spieghi per quale motivo riesci sempre ad arrivare in ritardo?>>, le chiese osservandola con un sopracciglio alzato, sbuffando e portandosi i pochi libri contro al petto coperto da un maglione verde acceso.

Lidya alzò le spalle e si catapultò nei banchi in fondo insieme alla sua amica, tirando fuori l'astuccio e due fogli strappati per poter prendere gli appunti, appoggiando con un tonfo la testa sul banco in legno.

Il vociare dei suoi compagni le dava alla testa ed il vino bevuto la sera prima in compagnia di un film horror non l'aveva sicuramente aiutata. Non al mattino, almeno.

Qualcuno, nel mentre, le pizzicò il braccio, facendola aizzare di scatto.

Guardandosi attorno, riconobbe subito David, abbronzato ed aitante, seduto sulla sedia dinanzi a lei con un sorriso sghembo stampato sul volto.

Lo osservò staccarsi una pellicina dal pollice per poi, con aria divertita, rubarle una penna a sfera e disegnarle un cuore sul banco già pieno di scritte.

Infuriata, si tirò indietro, sedendosi dritta, rubandogli la penna e cancellando con la manica della felpa quel disegno mal fatto.

<<Mi porti ancora rancore?>>, chiese lui piegando la testa verso destra. Con gli occhi allungati e lo sguardo malizioso, assomigliava ad un gatto pronto ad attaccare.

Lei e David avevano avuto una relazione durante l'estate, terminata poi per colpa di un tradimento che Lidya stessa aveva scoperto, entrando per puro caso in camera sua e trovandolo raggomitolato nel letto insieme ad una ragazza mora con dei vistosi tatuaggi su tutto il corpo.

David aveva più volte provato a scusarsi e a riconciliarsi con lei, definendo il tutto come un terribile sbaglio dettato da una sbronza salita male; ma Lidya l'aveva categoricamente respinto. Cosa che tutt'ora tentava di fare.

<<Penso che tu possa arrivarci da solo>>. Strinse le labbra carnose e appoggiò entrambi i gomiti sul banco, sfidandolo.

Lui sbuffò, scuotendo il capo e ridacchiando sommessamente.

<<Quante volte vorrai ancora sentirti dire la parola "scusa"?>>, domandò testardo.

<<In realtà, David, non vorrei nemmeno più sentirla. Io e te abbiamo chiuso e mi sembra, su questo, di essere stata chiara sin dal principio>>, ribatté col cuore in gola per la rabbia, stringendo i pugni.

Gladys, nel mentre, osservava la scena in maniera esterrefatta, rimanendo a bocca aperta e con sguardo accigliato.

Il professore entrò in aula e David fu costretto a voltarsi verso di esso, salutando le due ragazze con un cenno veloce del capo.

Posò la valigetta sopra alla cattedra, tirando fuori il materiale e cancellando i disegni sopra alla lavagna.

<<Bene. Spero che almeno uno di voi si ricorderà che entro la fine dell'anno dovrà consegnarmi la tesina e questa volta, lo ribadisco, non ci sarà possibilità di rimandare. Quindi, armatevi di pazienza ed iniziate sin da ora se non volete rimanere indietro e perdere i crediti che potranno servirvi per...>>, si zittì, osservando la porta aprirsi velocemente – un ragazzo dai capelli color pece ed il corpo muscoloso entrò all'interno dell'aula con una sicurezza tale da far voltare tutti verso di sé. Lui però, al contrario, non sembrava per nulla turbato da tutti quegl'occhi curiosi puntati addosso - <<è in ritardo>>, proferì il professore sbirciando sul registro, <<Adrian Miller... devi essere il nuovo studente>>.

Adrian annuì silenziosamente, andandosi a sedere in uno dei banchi isolati in prima fila, posando lo zainetto a terra ed iniziando a sgretolare con i denti la punta di una matita.

I suoi zigomi erano marcati e due fossette trasparivano da sopra le labbra carnose.

Un ciuffo di capelli gli ricadde sopra agli occhi scuri e, con un gesto veloce, lo riportò al proprio posto.

<<Stai sbavando>>, mormorò Gladys tirandole una gomitata, la quale la fece destare.

Si accorse di star stringendo il labbro inferiore con i denti da troppo tempo e, non appena lo mollò, una goccia di sangue le ricadde sul palmo della mano.

Prese dunque un fazzoletto e tamponò la ferita aperta.

Non appena rialzò il capo, il suo sguardo si scontrò con quello di Adrian che, da poco, la stava fissando con fare incuriosito ed un sorriso impercettibile ai lati del volto.

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