CAPITOLO 4

11 3 7
                                    

<<Hai saputo di quello che è successo questa notte?>>, domandò Gladys, sussurrandole nell'orecchio, non appena passò a recuperarla dinanzi all'aula di letteratura dove Lidya, con la schiena appoggiata contro all'uscio, la stava aspettando con impazienza.

Scosse il capo, stringendosi al petto i libri che aveva tra le mani.

<<Stanotte, non si sa come e nemmeno il perché, un nostro compagno è scomparso>>, le raccontò con voce flebile, <<stamani hanno telefonato alla polizia e hanno iniziato con le ricerche, visto e considerato che non ha portato nulla con sé>>.

<<Lo conosciamo?>>, domandò Lidya, curiosa come sempre.

<<Jake, uno dei ragazzi della squadra di basket>>.

Lidya fece mente locale per poi rimembrare la serata prima. Ricordò di due mani che la prendevano dai fianchi, aiutandola ad ergersi al di sopra del tavolino in legno dove Greta la attendeva con impazienza per poter ballare insieme a lei.

Quelle mani, forti e callose, erano senza alcun dubbio di Jake che, con un sorriso sornione sul viso, aveva maledetto Adrian sottovoce non appena quest'ultimo aveva deciso di caricarsela in spalle e portarla nella propria camera da letto.

<<Era con noi alla festa, ieri sera>>, asserì con convinzione, <<se è scomparso, l'ha fatto dopo che io sono andata via, poiché alla festa vi era anche lui>>.

<<Potrebbero averlo rapito?>>. Gladys sgranò gli occhi, guardandosi attorno con fare circospetto ed impaurito.

Lidya scosse con decisione il capo, alzando gli occhi al cielo.

<<A quella festa eravamo tutti ubriachi marci e sospetto che qualcuno dei presenti abbia anche fumato>>, alzò le spalle, <<potrebbe essere scappato via dal college per andare a farsi una nuotata o, semplicemente, perché vedeva i draghi volare. Vedrai che lo troveranno. Ne sono convinta>>.

Gladys si voltò velocemente verso sinistra, lanciando un'occhiata nei confronti della sua coinquilina, avvertendola del fatto che David si stesse muovendo a passi concitati verso la loro direzione.

Senza nemmeno darle il tempo di constatare che ciò fosse vero, quest'ultimo le picchiettò con due dita sulla spalla, facendola voltare verso di esso.

<<Mi hanno raccontato di quello che è successo ieri sera alla festa nella camera di Miller>>, abbozzò lui con le braccia conserte, allungandosi verso l'alto per apparire ancora più invadente di quanto già non lo fosse. <<Voci di corridoio sussurravano di averti vista in spalle a Miller mentre quest'ultimo ti scarrozzava ubriaca verso camera tua>>.

Lidya, con il cuore in gola, non si mosse di un singolo millimetro, rimanendo impassibile ad ogni sua frase.

<<Voci di corridoio, se per questo, dicevano anche che mi travidi>>, sogghignò, <<poi ebbi il piacere di scoprire con i miei occhi che le voci erano reali>>.

Gladys, dietro di lei, ridacchiò sommessamente con una mano davanti alla bocca, infastidendo così ancor di più David che, ora, alzò un sopracciglio in attesa di una risposta secca da poterle affibbiare.

<<Ti sei fatta riconoscere per tutto l'istituto, Lidya. La gente pensa che tu sia una poco di buono, un'ubriacona, una che, sostanzialmente, si porta a letto i nuovi arrivati senza alcun ritegno>>, borbottò sottovoce con i denti stretti per la rabbia trattenuta, <<mi spieghi per quale motivo sei finita a ballare su di un tavolo come una cubista?>>.

Qualcuno, alle sue spalle, tossì, attirando così l'attenzione di tutti i presenti.

Adrian, aitante e sicuramente ben più alto di lui, si ergeva sopra alla sua capigliatura con fare accigliato ed uno sguardo ombroso sul viso spigoloso.

<<Scusa?>>, tossichiò lui, invadente.

<<Stavo, forse, parlando con te?>>, lo incitò David voltandosi completamente verso di esso, dando così le spalle a Lidya che, ora, ricominciò a respirare normalmente.

Adrian, da dietro, le fece cenno di aggirarlo e, così facendo, si ritrovò dietro al suo corpo possente che, essendo ben muscoloso, le faceva da scudo umano, proteggendola dal ragazzo che aveva dinanzi.

<<No, ma pensavo di essere stato chiaro l'ultima volta>>, ribadì ancora con eterna saggezza e calma, <<non voglio che tu le stia in mezzo ai piedi e lei, giusto per essere del tutto trasparenti, non ti deve nessuna spiegazione, visto che non state più insieme>>.

David sbuffò, portandosi le mani verso i jeans e sbattendole contro di essi con aria irritata, buttando poi un ultimo guardo verso la sua ex ragazza, ancora nascosta dietro alle spalle dell'uomo che aveva dinanzi.

Fatto ciò, al suono della campanella, si ritirò senza più dire parola alcuna, lasciandoli completamente soli.

Gladys, con lo zaino in spalle, fece lo stesso, salutando con un cenno i due e volando verso la prossima aula senza batter ciglio.

<<Mi spieghi per quale motivo riesci sempre a metterti di mezzo?>>, domandò Lidya con le mani appoggiate sui fianchi stretti, guardandolo dall'alto verso il basso.

<<E tu mi spieghi per quale motivo riesci sempre ad infilarti in qualche casino che poi sono io, alla fine dei conti, a dover risolvere?>>, obbiettò l'altro con un risolino divertito sul volto.

I suoi occhi neri s'illuminarono di luce propria e Lidya, in quel preciso istante, perse un battito.

<<Nessuno ti ha mai obbligato a risolvere niente, Adrian>>.

L'altro alzò le spalle, sicuro di sé.

<<Intanto, però, sono stato io ieri sera a riportarti in camera mentre eri in procinto di spogliarti davanti ad almeno una ventina di uomini>>, sussurrò avvicinandosi cautamente al suo orecchio, spostandole una ciocca di capelli dietro di esso, <<e, ti ricordo, che sono io il pover uomo che è quasi stato costretto a subire una violenza carnale da parte tua>>.

Lidya, rossa in volto, scosse il capo, non rimembrando quel preciso momento; così, soffiandole sul collo e rimanendo sempre attaccato al suo orecchio, decise d ricordarle gli ultimi momenti della sera precedente, mettendola in imbarazzo.

<<Mi hai chiesto di aiutarti ad infilarti nel letto che, a casa mia, significa voler far sesso>>.

RED MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora