CAPITOLO 5

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Con la testa appoggiata sul banco e gli occhi chiusi, Lidya respirava sommessamente, tentando di riposare qualche minuto prima dell'arrivo della professoressa. Sotto di lei, ergevano libri e quaderni che l'aiutavano nello sdraiarsi più comodamente.

Il resto della classe parlava a gran voce, facendole pulsare le tempie.

Il suo cuore batteva più velocemente del solito e, pensando ad Adrian e al modo in cui si era avvicinato a lei, sussurrandole all'orecchio con voce roca, la fece tremare.

Si morse le labbra, mandando giù un boccone amaro, sperando che i brividi sulla pelle le passassero il prima possibile.

Non poteva negare di sentire un'attrazione fisica nei confronti di Adrian e, al tempo stesso, non poteva nemmeno evitare che ciò la facesse sentire così magicamente vulnerabile.

Proprio in quell'istante, una voce maschile tossì dietro di lei, facendola alzare all'istante.

Colta di sorpresa, guardò il ragazzo dai corti capelli biondi, con la barba rada e gli occhi color del cioccolato osservarla con un sorriso sincero sul volto coperto da delle occhiaie indelebili.

<<Posso sedermi?>>, domandò lui puntando con un dito anellato il posto libero di fianco alla ragazza stanca che, con gli occhi ancora socchiusi, annuì.

<<Non hai dormito questa notte?>>, chiese lui sistemando le penne e i quaderni sopra al banco, guardando il resto della classe con pura curiosità.

Lidya scosse il capo, stiracchiandosi verso l'esterno.

<<Anche io, come vedi, non dormo da giorni>>, rise lui di gusto facendole notare le occhiaie rossastre sotto agli occhi dalle ciglia lunghe, <<cambiare ogni volta abitazione non è mai una passeggiata; ma, prima o poi, mi ci abituerò>>. Alzò le spalle.

Lidya rimase a bocca aperta, senza saper che cos'altro aggiungere.

<<Scusa, perdona la mia loquacità, io sono Ethan>>, le porse la mano, stringendogliela con forza, <<è il mio primo giorno, qui>>.

<<Lidya>>, rincarò lei sommessamente.

<<Lidya Thompson? Quella Lidya?>>, domandò l'altro con voce stridula, facendo voltare qualcuno verso di loro, incuriositi da quella tonalità troppo alta per un uomo così grosso.

Rise di gusto, non capendo dove quel ragazzo volesse andare a parare.

<<Di quale Lidya stiamo parlando?>>. Alzò un sopracciglio, portandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

<<Della stessa Lidya che ronza attorno ad Adrian Miller>>.

La ragazza divenne rossa in viso, scuotendo il capo. <<Io non ronzo attorno ad Adrian. È lui che s'impiccia dei fatti miei>>. Incrociò le braccia al petto, mettendo il muso.

<<Vi ho visti questa mattina davanti all'aula>>, dichiarò l'altro iniziando a scarabocchiare con la penna rossa sul proprio quaderno ancora vuoto.

Lidya vi sbirciò all'interno, sorridendo nel notare qualche casetta stilizzata ed un cielo stellato disegnato con una semplice penna blu.

<<E tu come fai a conoscere Adrian?>>, chiese l'altra dopo qualche secondo di silenzio.

<<Eravamo amici. Anni fa, quando ancora eravamo piccoli, abitavamo nella stessa zona. I nostri genitori si conoscevano molto bene>>, sospirò amareggiato, <<con il passare degli anni, tra uno spostamento e l'alto, ci siamo persi di vista e, con l'andare del tempo, non siamo più nemmeno riusciti a rimanere in buoni rapporti>>.

<<Avete discusso?>>.

La professoressa entrò in aula, dichiarando il silenzio più assoluto. Fu allora che i due, quatti quatti, decisero di abbassare ancor di più la voce.

<<Una sorta. I nostri genitori hanno litigato, se così si può definire la questione>>.

Lidya, sempre più confusa, si grattò la fronte, tirandosi indietro i capelli con la mano sinistra.

<<La verità è che non so nulla di Adrian ed ogni cosa che mi hai detto o che mi dirai, rimarrà sempre nuova per me>>. Alzò le spalle, ormai affranta.

<<Vi conoscete da tanto?>>, chiese Ethan con voce mozzata, <<perché sembravate molto intimi questa mattina>>.

Lidya scosse energicamente il capo, continuando a sussurrare. <<No, per niente. Ci siamo conosciuti quando lui era appena arrivato. In realtà, a dirla tutta, ho conosciuto prima Jason, il suo compagno di stanza, e Greta, sua sorella gemella>>, sorrise, <<sono stati loro ad invitarmi in camera, ad una festa. Io e Adrian ci rivolgiamo a mala pena la parola; ma, sinceramente, non so perché, riesce sempre ad infilarsi in mezzo ad ogni mia singola discussione>>.

<<Oh, quindi hai conosciuto tutta la famiglia Miller>>, ridacchiò concitato.

La professoressa lanciò loro un'occhiataccia, chiedendo ai due di fare silenzio e, subito dopo, pregò Ethan di alzarsi, andando vicino alla lavagna per una rappresentazione più scenografica delle guerre puniche.

Lidya, con ancora quella frase nella mente, pensava e ripensava costantemente a quanto detto dal ragazzo biondo poco prima.

Aveva accennato alla famiglia Miller; ma, sinceramente, Lidya non aveva la più pallida idea a che cosa si stesse riferendo e, proprio per questo motivo, lo attese, al termine della lezione, di fianco all'uscio della porta, con i libri in mano e lo sguardo vacuo.

<<Aspettavi me?>>, domandò Ethan non appena fu uscito dall'aula, stanco e consumato da quella lezione così snervante.

Lidya annuì, accennando con il capo a continuare la conversazione.

<<Prima dicevi che avevo conosciuto tutta la famiglia Miller>>, ripeté lei in maniera veloce e silenziosa, <<che cosa intendevi dire?>>.

<<Parlavo di Jason e Greta: i gemelli>>.

Iniziarono ad incamminarsi fin verso gli armadietti, osservando la calca di gente correre dalla parte opposta alla loro con foga per l'inizio delle lezioni successive.

<<Jason è il compagno di stanza di Adrian. Greta è la gemella di Jason>>, ripeté Lidya in maniera sempre meno convinta.

Ethan si fermò nel bel mezzo del corridoio, appoggiandosi con la schiena contro al muro e sospirando, osservando il soffitto bianco.

<<Ho parlato troppo, vero?>>, disse a sé stesso con un risolino divertito, scuotendo il capo, <<Jason e Greta, i gemelli, sono i cugini di Adrian>>.

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