CAPITOLO 1

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<<Milos, rimani sul divano!>>, ordinò Lidya al proprio furetto con un dito puntato contro mentre quest'ultimo cercava di evadere, saltando sul tappeto infeltrito.

La stanza delle due collegiali iniziava a puzzare di putrefazione per colpa dell'odore maleodorante proveniente dalla gabbietta che, di fatto, non veniva pulita dal giorno prima. Ringraziava, dunque, la sua coinquilina di accendere così spesso, soprattutto la sera, prima di coricarsi, un bel po' d'incenso.

Proprio in quel preciso istante, la porta si spalancò e Gladys, con una pila di libri tra le braccia ed il volto mezzo coperto da essi, fece la sua entrata traballante, zigzagando tra i vestiti buttati a terra.

<<Ho svaligiato la biblioteca>>, asserì cordiale lanciando i libri sopra al divano, facendo squittire Milos che, alterato da tutto quel trambusto, si gettò sul tappeto, sgattaiolando fuori dalla porta principale con la coda tra le gambe.

<<No, Milos!>>, urlò Lidya smollando ciò che aveva tra le mani, facendo cadere busta e paletta in terra con un tonfo sonoro, <<torna qui!>>.

Si precipitò anch'essa fuori dalla camera, correndo per tutto il corridoio, attirando l'attenzione di ognuno per il suo abbigliamento casalingo.

Continuando ad urlare il suo nome, procedette verso l'unica via che aveva di fronte, sorpassando la camerata femminile ed entrando, senza nemmeno accorgersene, in quella maschile.

Alcuni la guardarono esterrefatta, osservando prima il piccolo furetto e, subito dopo, una strampalata ragazza dai calzini colorati.

Scivolò verso sinistra a testa bassa, rincorrendo la coda del suo amico peloso, andando a sbattere con il naso contro ad un petto massiccio che, in conclusione, la fece cadere con le natiche a terra.

Guardò verso l'alto il corpo erculeo del ragazzo dai capelli neri – Adrian Miller, il nuovo arrivato – con in braccio il suo furetto, appeso con le unghie alla sua t-shirt, il quale le porse prontamente una mano per aiutarla nell'issarsi.

Lidya si allisciò la t-shirt fin troppo lunga, un tempo appartenuta a David, cercando di coprirsi il più possibili le gambe lunghe e snelle.

<<Sai di essere nel reparto maschile, vero?>>, bofonchiò lui con ancora il piccolo ratto tra le braccia. Quest'ultimo, con il musino schiacciato contro al collo di lui, si faceva grattare beatamente la schiena senza emettere un singolo verso.

Lidya annuì, guardandosi attorno e stringendosi nelle braccia non appena notò che un mucchio di ragazzi dall'aria allupata la stavano guardando dal basso verso l'alto.

<<Vieni. Entra>>. Adrian si fece da parte, liberando così il passaggio verso la sua porta d'entrata, lasciandola nascondere all'interno del suo posto sicuro.

La porta rimase socchiusa e Lidya, ancora all'in piedi, guardò una giovane coppia appollaiata sul divano.

<<Lui è Jason, il mio compagno di stanza>>, lo presentò lui con voce alta puntandogli un dito contro, <<mentre Greta, la biondina, è sua sorella. Sono gemelli>>. Spiegò facendoli voltare verso la ragazza bruna.

Jason, un giovane ragazzo dai lineamenti puliti ed i corti capelli bruni tagliati a spazzola, la salutò con un cenno del capo; mentre Greta, con un buffo caschetto biondo ed una frangia troppo lunga, le corse incontro, porgendole la mano e presentandosi con voce fatata.

La ragazza tornò, subito dopo, di fianco al fratello, lasciando nuovamente Lidya incastonata tra la porta ed il muro.

Adrian, di tutto punto, le passò l'animaletto, ancora inerme tra le sue possenti braccia.

<<Penso che il procione sia tuo>>, affermò lui dopo aver osservato con minuziosità i piccoli buchi lasciatogli sulla spalla, <<dovresti valutare l'idea di prenderti un animale più tranquillo. Come un pesce rosso, ad esempio>>.

Lidya scoppiò a ridere, prendendo Milos con una mano e appoggiandoselo intorno al collo. <<Non è un procione, Adrian. È un furetto>>, lo corresse lei con un ghigno divertito sul volto struccato, <<si chiama Milos. Ha il brutto vizio di tentare la fuga ogni volta che la mia compagna di stanza spalanca la porta per entrare>>.

Adrian fece per aprir bocca, quando una voce maschile, richiamando il nome di Lidya con tono basso, fece voltare entrambi verso il corridoio dove David, con la porta spalancata, osservava i due con sguardo cupo e misterioso.

<<Ho appena scoperto come ti chiami>>, accennò Adrian con una risatina nervosa, <<ti ho fatto conoscere Jason e Greta, tu conosci me, io ho conosciuto Milos... mancavi solamente tu>>.

I suoi occhi neri brillarono di luce propria, non badando minimamente alla figura di David che, lentamente, si stava avvicinando.

<<Lidya, che diamine ci fai qui?>>, domandò curioso prendendola da un braccio, tirandola verso di sé.

Milos, in risposta, gli soffiò contro e Lidya lo accarezzò ripetutamente e con garbo sulla testa, dandogli qualche pacca.

<<Immagino che lui sia il tuo fidanzato>>, sentenziò Adrian non dandole modo di rispondere.

Lidya rimase a bocca cucita, osservando David fare un passo verso il suo nuovo compagno, spingendo in fuori i pettorali e appoggiando entrambe le mani sui fianchi in gesto di sfida.

<<No, non lo è. È solamente David, il mio ex fidanzato>>, dichiarò lei sbuffando.

David le lanciò un'occhiataccia per poi voltarsi nuovamente verso l'interlocutore principale.

<<Che ci facevi in stanza con lei?>>, domandò perplesso e con pura arroganza.

Gli occhi di Adrian si rimpicciolirono e, con un semplice passo in avanti, lo sovrastò.

<<Sai, David, c'è una cosa di me che devi sapere. Primo: mi piace la carne al sangue. Secondo: odio i presuntuosi. Terzo: odio chiunque tratti una ragazza in questo modo>>, ringhiò ferocemente, <<quindi, a meno che tu non voglia far compagnia al suo procione nella bella gabbietta che ti riserverò io stesso, ti consiglio vivamente di fare qualche passo indietro e tornare nella tua stanza. E la prossima volta, già che ci siamo, ti consiglio di non tirarla a te in quel modo. Non è un cazzo di oggetto>>.

David, ancora impettito, sbuffò e rise di gusto, guardandosi attorno nella speranza che nessuno avesse captato la loro conversazione.

<<Ringrazia che siamo in un posto pubblico>>, dichiarò solennemente guardando prima il suo avversario e, subito dopo, la sua ex ragazza, facendo dietro front e rientrando in stanza, sbattendosi la porta alle spalle con forza.

Dopo qualche secondo di silenzio, Lidya, ancora allucinata da quanto successo, guardò dietro Adrian i suoi due amici osservarlo con aria preoccupata.

<<Ti ringrazio>>, sentenziò lei cordialmente, <<ma non dovevi. So cavarmela perfettamente da sola>>.

Adrian abbassò lo sguardo su di lei, piccola ed inerme, con ancora gli occhi socchiusi ed il respiro ansimante, facendosi trascinare all'indietro da Jason che, con un braccio, lo afferrò dalla maglietta, costringendolo a rientrare in camera.

<<Sì, lo avevo notato>>.

RED MOONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora