CAPITOLO 6

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"Lo sai una cosa? Si sono cambiata, non sono più quella ragazza, sono cresciuta, l'ho dovuto fare...ero stanca di soffrire per colpa di tutto e tutti.
'Basta' mi sono detta mentre piangevo, poi mi sono alzata, mi sono asciugata le lacrime e ho finto un sorriso.
Ero stanca di vivere così.
Ora? ...Ora non sono più quella affettuosa;
Non sono più sensibile;
Non sono più quella che hai conosciuto;
Non farò più uno sforzo, se vuoi parlare con me dovrai essere tu a fare uno sforzo, perché non me ne frega più nulla.
Ero stanca di essere sempre la seconda scelta.
Ti manco? Vieni tu da me.
Vuoi parlare con me? Ti ascolterò, altrimenti sparirò... Sono così adesso"

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Mi riprendo dallo svenimento e la prima cosa che vedo e che sono in una specie di cascina in legno non molto ordinata e con dei vestiti buttati qua e là.

Da li comincio a ricordarmi della brutta nottata subita e della figura misteriosa che mi ha salvata.

Mi alzo mi metto a girare per casa urlando se c'era qualcuno ma nessuno mi risponde, così cerco una finestra per capire almeno dove fossi finita.

Vedo delle scale che portano ad un piano superiore così comincio a salire senza far troppo rumore.

Quando arrivo in cima vedo che c'èun letto improvvisato sul momento e delle corde sul pavimento con delle lame di coltello poggiate  sul pavimento.

Cerco di ignorare le cose appena viste e mi affaccio alla finestra trovata poco dopo, e noto che la casa di Harry non è tanto distante da dove mi trovavo.

Sono subito felice ma poi mi rattristo, quasi subito, al solo pensiero di aver girato intorno alla foresta e di essere solo tornata al punto di partenza.

Mi giro di scatto sentendo un rumore improvviso, e vedendo nello scuro della casa una sagoma, che piano piano si avvicina a me.

Appena vedo , attraverso la poca luce che c'è, riconosco subito quel volto che tanto ho odiato, come tanto ho amato.

Quell'uomo, dalla pelle non tanto scura con occhi chiari e molto magro, è mio padre...
È lui che mi ha salvato dal quasi stupro che stavo per vivere.

"P-papà!"

Dico con un filo di voce...
Nonostante tutto non credo ancora di averle difronte l'uomo che tanto temevo e da cui io e mia madre scappavamo.

"Piccola mia, ti ho trovato"

Dice avvicinandosi, per poi posare una sua ruvida mano sulla mia guancia.
non fa in tempo a posare la mano, che io già mi sono spostata dalla sua "presa"

"N-non m-mi t-toccare lurido mostro"

Cerco di parlare con molta sicurezza, ma con scarsi risultati

"Senti bimba mia, vedo che tua mamma ti sta facendo arrabbiare, eppure tu non avevi mai litigato con tua mamma, dicevi che era l'unica che ti capiva, che ti rispettava, che ti voleva bene...
Quando invece, guardati ora come stai soffrendo"

Lui come fa a sapere tutte queste cose?
Cosa ne sa lui se sto soffrendo o no?
Non mi ha mai voluto, mi ha solo fatto del male, lasciando profondi segni, non solo sulla mia pelle ma anche nella mia anima, e nonostante tutto, adesso mi viene a dire che io sto soffrendo, senza neanche conoscermi

"Tu, tu non sai cosa sto passando io, non ci sei mai stato, mi fai schifo, hai sempre riversato la tua rabbia su di me e su di mia madre, e questo non te lo perdonerò mai, ti ubriacavi tutte le sere e tornavi a casa furioso, scaraventandoti su di mia madre, e su di me, non hai mai pensato a come stessi io davvero, quindi ora non fare il moralista del cazzo"

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