⚠️IMMAGINI FORTI⚠️
Non sapeva come fosse sopravvissuto al viaggio di ritorno, lo stomaco pareva stringersi sempre di più si sé stesso, la gola domandava acqua graffiando sulle pareti della sua pelle in maniera fin troppo prepotente. Mario era certo di non avere altre lacrime da versare, doveva essere completamente disidratato, e la pioggia non aveva fatto altro che aumentare la sua voglia di acqua. Non si era voluto fermare, aveva costretto il mulo che lo aveva già accompagnato nel viaggio di andata a camminare fino allo sfinimento. L'animale aveva tentato di protestare, scuotendo violentemente la testa affinché Mario capisse che aveva bisogno di riposo, per questo gli aveva concesso delle piccole pause per rifocillarsi. Aveva atteso silenziosamente che l'animale brucasse l'erba dal ciglio della strada, dai campi che al loro passaggio avevano incontrato. Come se anche il resto del mondo avesse voluto rendere le cose ancora più difficili, Mario non aveva incontrato nessuno durante tutto il viaggio, nessun carro trainato dai buoi, nessun contadino a lavorare nei campi. Si era sentito ancora più solo di quanto in realtà lo fosse, per questo quando dopo giorni finalmente aveva raggiunto le campagne di Cagliari, aveva tirato un leggero sospiro di sollievo. Ed era certo di aver sentito il bisogno di piangere, di essersi piegato sullo stomaco tenendosi al dorso del mulo che silenziosamente camminava, accettando il proprio destino. Ma era stato soltanto scosso dai singhiozzi, tremante e debole aveva dovuto rendersi conto di non poter più produrre alcuna lacrima. Aveva continuato a camminare, ponendo tutto il suo peso sull'animale e sul bastone che aveva raccolto durante il suo viaggio. Era certo di essere in condizioni pietose, si sentiva sporco, puzzava e i vestiti fradici si erano appiccicati al suo corpo talmente tanto da provocargli fastidio e prurito sulla pelle già irritata. Per questo, quando finalmente aveva raggiunto il portone di legno scuro, non aveva pensato di bussare. Era entrato con la stessa violenza con la quale aveva abbandonato sua madre dall'altra parte dell'Isola.
La casa era buia, spoglia come l'avevano lasciata. Forse doveva essere diventata addirittura più fredda, perché al suo interno non riuscì a percepire alcuna forma di vita umana, se non un leggero sibilare prodotto dal vento che filtrava dalla finestra aperta. Con gli occhi lucidi e stanchi, aprì completamente la porta, domandandosi come mai fosse stata lasciata aperta. Il corpo dovette immediatamente incassare tutta la stanchezza e la debolezza causate dal viaggio continuo, anche il mulo prese a ragliare prepotentemente tanto che quasi sentì il bisogno di gridare per zittirlo. L'animale continuò il suo lamento, imperterrito, e non passò molto tempo prima che una vicina lasciò la sua casa in preda alla disperazione, guardandosi attorno alla ricerca della fonte di quel fastidio. Mario incrociò il suo sguardo quasi spaventato, ma le parole della donna arrivarono ovattate alle sue orecchie, e questa dovette immediatamente rendersi conto delle sue condizioni. La osservò stringersi dentro allo scialle scuro, coprendo così la camicia particolarmente colorata che indossava, così come la gonna altrettanto ampia e dai colori brillanti. Quasi gli pareva di non riconoscere quel tipo di esistenza, di vederla talmente tanto distante dalla sua, quasi gli provocava nausea. Ignorò completamente le grida della donna, le parole cattive che questa gli scagliava contro, in un'altra vita probabilmente le avrebbe dato ragione. Certamente non in questa, non dopo aver provato talmente tanto dolore da consumarsi completamente, perciò entrò in casa lasciandosela definitivamente alle spalle. Non sapeva che cosa si aspettasse di trovare, in realtà era piombato nuovamente dentro la sua vecchia vita senza pensare minimamente alle conseguenze delle sue azioni, come se in realtà questa gli appartenesse veramente. Come se non fosse stata interamente costruita su menzogne crollate improvvisamente come un castello di carta.
Forse si aspettava di trovare Raimondo, l'uomo che aveva contribuito a donare la sua vita al resto. Raimondo che lo aveva sempre tenuto distante, come se non fosse stato affatto sangue del suo sangue, dagli occhi perennemente spenti e incapaci di mostrare alcun tipo di sentimento. Adesso Mario forse si sentiva di aver compreso, di aver finalmente trovato quell'appiglio che gli avrebbe permesso di comprendere il perché di tutta quella distanza. Era certo che il padre lo ritenesse in parte responsabile della loro intera decadenza, nonostante Mario non avesse avuto mai alcuna voce in capitolo. Non era stato certamente lui a decidere quale nome portare, gli era stato cucito addosso con una violenza tale da fargli addirittura pentire di stare al mondo. Che colpa ne aveva lui se quella persona che tanto ricordava non esisteva più, se la storia che era stato costretto a portare avanti in realtà non gli apparteneva minimamente?

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Mille miglia | Vol. II
Historical Fiction*Sequel di "Ignaro che ti sto facendo a pezzi"* Nella Sardegna del 1915, scossa dalla scelta interventista dell'Italia e dalle crisi interne all'Isola, Mario sarà costretto ad affrontare ciò che la famiglia ha tenuto per anni nascosto. Giovanni, par...