Giovanni aveva preso a seguire l'infermiera a passo svelto, reggendo la gamba ferita su una stampella di legno particolarmente instabile. "Mi sta dicendo che verrò rispedito in trincea?" domandò stizzito, ma Lisa pareva non curarsi troppo del suo stato d'ansia, la ragazza continuava a camminare velocemente. In un attimo di lucidità, si rese conto di quanto il suo italiano fosse migliorato, complice forse quel ricovero forzato.
Scostando con forza la tenda che separava l'interno dell'ospedaletto dall'esterno, da dove potevano essere intraviste le luci prodotte dalle numerose esplosioni, cercò di sparire sul retro dell'edificio. Giovanni sbuffò quando la tenda venne rigettata all'indietro senza alcuna cura da parte della ragazza, la scostò con la mano libera. Aveva ricevuto l'ultimo intervento appena due giorni prima, e già gli era stata data la cattiva notizia, tra non molto sarebbe stato reintegrato in servizio previo controllo di idoneità. "Comente dia cherrer chi mi potzat torrare?¹" gridò nuovamente, gli occhi carichi di risentimento nei confronti di chiunque avesse compilato la sua tabellina diagnostica. Non era stato certamente in grado di leggere ciò che era riportato sul foglio, ma quando l'infermiera l'aveva fissata nuovamente alla sua giubba aveva certamente voluto domandare spiegazioni. "E' per caso sorda?" domandò nuovamente, quando la ragazza improvvisamente si voltò nella sua direzione dovette fermarsi di colpo, quasi spaventato dalla improvvisa reazione. Gli occhi della giovane si erano fatti più scuri, la divisa una volta bianca presentava ormai da diversi giorni macchie quasi impossibili da cancellare, aveva tolto la cuffietta lasciando liberi i capelli scompigliati. Il viso era certamente provato, così come il fisico minuto di chi non avrebbe mai pensato di poter reggere una situazione del genere, improvvisamente si sentì cattivo. Lisa però parve prendere un po' di coraggio, perché tornò nella sua direzione a grandi falcate, fino ad arrivare dritta davanti al suo viso.La fioca luce proveniente dalla lampada ad olio che la giovane impugnava illuminò il suo viso rigato dalle lacrime, gli occhi arrossati e le labbra leggermente schiuse e tremanti. Con un gesto fulmineo strappò il foglio dal petto del ragazzo, trattenendolo nella sua mano tremante per pochissimi secondi, prima di gettarlo nuovamente addosso al proprietario con forza. "Ha la minima idea di quanti uomini io abbia visto soltanto oggi?" domandò improvvisamente, il tono severo di chi non ammetteva alcuna replica, e certamente di una donna esausta e completamente prosciugata dalla faccenda. "Uomini di ogni età" sibilò, avvicinandosi il più possibile al volto di Giovanni, nonostante la notevole differenza di altezza il ragazzo fu costretto ad indietreggiare leggermente. "Con ferite peggiori della sua, uomini mutilati dalle granate" continuò, "ha idea di quanti io ne abbia seppelliti oggi?" domandò nuovamente, Giovanni deglutì con forza ritrovandosi incapace di rispondere. "Sa quante benedizioni abbia dovuto dare Don Ferdinando, quante lettere siano state spedite alle famiglie?" continuò seccata, Giovanni osservò per qualche secondo la lampada oscillare pericolosamente stretta dalle dita della giovane. Conosceva Don Ferdinando, il giovane pretino che molte volte si era ritrovato in trincea assieme ai soldati, quanti corpi aveva dovuto benedire anche lassù prima di lasciarli andare al silenzio eterno. Improvvisamente si sentì un mostro, perché era venuto meno al suo dovere da soldato, e poi aveva inveito contro Lisa. Aveva inveito contro una donna, un qualcosa che mai si sarebbe potuto perdonare, nonostante le circostanze.
La ragazza parve notare il suo brusco cambio di atteggiamento, perché improvvisamente si scostò dal suo viso, portandosi la mano libera dalla lampada sulla fronte sudata. Giovanni la osservò posare con cura l'oggetto sul terreno duro, nonostante le mani tremanti, per poi lasciarsi andare proprio accanto alla parete. Tremò leggermente, portandosi prima le mani sul petto magro, come a volersi proteggere dai singhiozzi che risalirono però prepotentemente lungo il suo corpo. Il viso parve esplodere dopo pochi secondi in un pianto quasi liberatore, e come se si vergognasse del suo stesso dolore, Lisa si portò immediatamente le mani a coprire il volto. Giovanni sospirò leggermente, voltandosi per qualche secondo verso la porta d'uscita per assicurarsi che nessuno avesse assistito allo scempio che aveva appena combinato, e con fatica lasciò andare la stampella per sedersi accanto alla giovane. L'oggetto cadde rovinosamente sul terreno, costringendolo ad allungarsi velocemente per recuperarlo, per poi tornare a rivolgere i suoi occhi all'altra. Lisa pareva ancora scossa dai singhiozzi, Giovanni certamente non poteva vantare particolari esperienze nel consolare una donna, l'unico che aveva mai veramente consolato era sempre stato Mario. Si disse che avrebbe potuto lavorare con ciò che aveva, quindi aspettò che Lisa smettesse almeno per poco di singhiozzare, per poi sospirare nuovamente e mormorare "avrei voluto tanto avere un fazzoletto di cotone, ma sas butzacas mias sunt bòidas²". Quella semplice frase parve avere l'effetto desiderato, perché la ragazza si voltò nella sua direzione, e scorgendo il sorriso beffardo sul suo volto non poté fare a meno di trattenere il suo. Ma si voltò immediatamente dal lato opposto, nascondendosi nuovamente. Giovanni sollevò un sopracciglio scuro, "ho visto" sussurrò poi, avvicinandosi leggermente al viso della giovane.

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Mille miglia | Vol. II
Historical Fiction*Sequel di "Ignaro che ti sto facendo a pezzi"* Nella Sardegna del 1915, scossa dalla scelta interventista dell'Italia e dalle crisi interne all'Isola, Mario sarà costretto ad affrontare ciò che la famiglia ha tenuto per anni nascosto. Giovanni, par...