Note dell'autrice

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Ciao a tutt*!
Oltre a ringraziarvi per essere arrivat* a questo punto della storia, ci tenevo a fare alcune precisazioni in merito. Eviterò certamente di fare degli "spiegoni" lunghi e noiosi, anche perché non mi sento in grado di farlo, ma vorrei comunque riportare alcune precisazioni utili a comprendere totalmente questo secondo volume.

Come ovviamente sapete, la storia è ambientata nella Sardegna del 1915, precisamente tra Cagliari e Orgosolo. Cagliari è la città che probabilmente tutt* conosciamo, nonché capoluogo della Regione, mentre Orgosolo è situata nella zona della Barbagia. Oggi conta più di 3000 abitanti ed è uno dei paesi più famosi, per quanto riguarda le sue tradizioni e storia (conosciuto per i tipici murales, che colorano le mura delle varie strutture presenti).

(Crediti a chiunque abbia scattato la foto)

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(Crediti a chiunque abbia scattato la foto)

«È stata teatro negli anni, di una forma specificamente sarda di criminalità, definita "banditismo". Contrassegnata dalla presenza di uomini del mondo agro-pastorale e da alcuni elementi essenziali del contesto economico e sociale di quella comunità: la geografia relativamente spopolata e deserta, la montagna inaccessibile, l'isolamento del singolo, l'assenza delle istituzioni, l'obbligata solidarietà dei non colpevoli e la rete obbligante delle parentele.»

(Queste informazioni sono reperibili ovunque, ma se realmente interessati all'argomento vi consiglio il film "Banditi a Orgosolo" e il libro "Codice della vendetta Barbaricina")

Ci tengo a precisare che questa forma di criminalità non è più presente in nessuna parte della Sardegna, ma rimane comunque parte fondamentale della sua storia.

Antonia e Raimondo sono quindi originari di Orgosolo. Sottolineo spesso il loro modo di vestire, soprattutto quello di Antonia. Indossa soltanto lunghe gonne nere, camice altrettanto scure ed il capo e sempre coperto da un fazzoletto. Come altre donne della Regione e probabilmente del resto d'Italia, era un segno di lutto. Ancora oggi in vari paesi della Sardegna le donne utilizzano questo tipo di abbigliamento.
Esempio:

Antonia indossa anche la Stella, tipico gioiello della Sardegna

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Antonia indossa anche la Stella, tipico gioiello della Sardegna. Nella variante di Orgosolo.
Vengono prodotte anche in oro, nel testo mi riferisco a quella in argento. Solitamente l'oro veniva indossato dalle donne più "ricche".
Esempio di quella in oro:

Mentre l'uomo indossava spesso il velluto scuro, abbinato ai tipici scarponi in pelle e spesso ai "cambales"

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Mentre l'uomo indossava spesso il velluto scuro, abbinato ai tipici scarponi in pelle e spesso ai "cambales".
Anche in questo caso esistono diverse varianti degli stessi. Oggi viene utilizzato per specifiche occasioni, o da chi lavora nelle campagne (ma è comunque molto raro).
Esempio:

Ci tengo a precisare anche che la improvvisa "presa di posizione" da parte di Antonia, non è stata inserita a caso

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Ci tengo a precisare anche che la improvvisa "presa di posizione" da parte di Antonia, non è stata inserita a caso. La società sarda viene considerata ancora oggi di tipo matriarcale, cito:
«Si racconta che, nella società sarda, e soprattutto del centro Sardegna, alle madri fosse affidato il controllo delle decisioni assunte dai figli impiegati in ruoli di potere. Gestivano le tradizioni familiari e la trasmissione dei saperi tradizionali, organizzavano le feste del paese, i matrimoni e i funerali.»
Ed ancora oggi, nelle piccole realtà, si può ancora toccare con mano questa particolarità.


Come ultima precisazione, almeno per adesso, ritengo necessaria quella sulla lingua.
Il sardo è a tutti gli effetti una lingua, ma non esiste una sola versione "ufficiale", in quanto ogni paese/zona ha una variante diversa. Come spesso accade anche nelle altre Regioni, o in altri Paesi.
Alcune frasi o parole "tipiche" sono state riportate proprio in sardo. Come nel caso del termine "tziu/tziaprima dei nomi di persona.
Il termine in questo caso viene utilizzato come forma di rispetto nei confronti di una persona adulta o anziana. È utilizzato lo stesso termine anche in riferimento al grado di parentela, simile all'italiano "zio/zia". Anche in questo caso esistono varianti dello stesso termine, ma il concetto in questo caso è comunque sempre lo stesso.
Avrei voluto riportare tutti i dialoghi in lingua, per rendere più realistica la storia, ma sarebbe stato impossibile. La variante che io parlo e padroneggio è diversa da quella delle zone riportate nella storia, sarebbe stato troppo difficile tradurre in maniera precisa ogni parola. Avrebbe inoltre rappresentato, magari, una difficoltà per chiunque avesse voluto leggere e comprendere il testo (nel caso di una persona non sarda). Inoltre, come in vari casi il sardo parlato è diverso da quello scritto. Per imparare veramente a scrivere correttamente in lingua sarda, penso che mi ci vorrà ancora un bel po' di tempo (lol).

Ovviamente, queste informazioni sono state riportate da me, in quanto persona del posto. Sono come sempre aperta a ricevere qualsiasi suggerimento/critica/correzione!
È frutto di ciò che vedo ogni giorno, e che ho la fortuna di toccare con mano, essendo nata in un paesino relativamente piccolo. È anche frutto della passione, la storia è praticamente la mia ragione di vita, così come l'antropologia!

Vi ringrazio per aver sopportato queste mie spiegazioni, e spero che possano esservi utili! <3



Ps. A chiunque abbia scattato le foto riportate, vi prego di non denunciarmi. Grazie :)

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