Back to the future

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Il ragazzo si alzò in piedi, pronto ad passare oltre quelle sbarre che lo avevano imprigionato per poco tempo, a suo parere, ma non avrebbe contato molto il parere di uno che ha passato settant'anni a dormire coperto dal ghiaccio. I capelli biondi erano cresciuti di parecchi centimetri, e la barba gli copriva metà del suo viso perfetto; gli occhi color fiordaliso erano ormai spenti, un po' dal fatto che aveva passato gli ultimi mesi in prigione e un po' dal fatto che Peggy Carter, ormai vecchia, era morta. Non gli avevano nemmeno permesso di partecipare al suo funerale, e l'ultimo ricordo che aveva di lei si affievoliva di giorno in giorno sempre di più.
Gli avevano detto che qualcuno aveva pagato la cauzione per tirarlo fuori, ma l'unico che aveva abbastanza soldi per scagionarlo era Stark. Ma non aveva senso. Era lui che lo aveva voluto là, e non conosceva qualcuno così tanto ricco da poterlo aiutare.
Perciò uscì. Gli avevano detto che chi aveva pagato voleva restare anonimo finchè non lo avesse deciso lui, ed ora quel momento forse sarebbe arrivato. Sperava con tutto il cuore che il suo salvatore sarebbe venuto a prenderlo.
All'inizio rimase spiazzato. Tony era davanti a lui, in giacca e cravatta, e lo aspettava educatamente. Decisamente non era da lui.
"Come... Tu..." cominciò il ragazzo cercando di formare una frase, ma Stark non lo fece finire.
"Sappi che non è stata una mia idea." rispose in modo molto formale, "Ma qualcuno mi ci ha costretto, e io le dovevo un favore da parte di qualcun'altro. Non chiedermi chi, Steve, ti spiego durante il viaggio."
Steve annuì e si avvicinò al suo conoscente, e come se non fosse successo nulla si abbracciarono come due fratelli.
"Dai," lo incitò Stark, "è ora di tornare a casa."
Lui non se lo fece ripetere due volte e uscì dalla porta di fianco a Tony, bombardato da giornalisti e fotografi. Come al solito ignorò ogni tipo di domanda e ci volle un po' di tempo per staccare il suo amico dai vari giornalisti, ma dopo un po' lo fece e si ritrovò davanti a una limousine bianca. Il solito esagerato, pensò Steve riguardo ad Iron-Man, ma senza dire una parola entrò e si sedette su uno dei divanetti.
"Allora..." iniziò Tony, dopo che l'autista fu partito. "Devo dire che sono rimasto molto sorpreso anche io. Carter mi ha implorato di tirarti fuori."
"Carter?" chiese Steve sbigottito, "Sharon intendi?"
Stark fece un sorrisetto, e scosse la testa.
"Margaret era ed è molto più astuta di quanto tu creda. E le dovevo un favore per conto di mio padre."
"Peggy? Ma se è morta..." replicò Steve, cercando di nascondere la crescente rabbia che cominciava a formarsi dentro di sè. Se lo stava prendendo in giro si sarebbe infuriato davvero.
"Analisi del suo sangue e del suo DNA confermano che la simpatica vecchietta con cui hai parlato in questi ultimi anni non era Peggy Carter, bensì la sua sorella gemella Céline Carter, che per tutta la vita, persino in punto di morte, ha recitato la parte della sorella. Probabilmente era impazzita e credeva davvero di esserlo." spiegò pratico il miliardario.
"E quindi la vera Peggy? Che fine ha fatto la ragazza che ho conosciuto durante l'addestramento?" chiese Captain America sempre più irritato. Stava incominciando a sentire tutta la rabbia che aveva conservato in questi mesi verso di lui.
Tony Stark non rispose, ma ben presto arrivarono sotto la Stark Tower, dove un'altra orda di giornalisti e fan sudaticci e urlanti si raggruppava davanti all'auto. Steve invece stava pensando a tutte le possibili cose che avrebbe potuto fare Peggy. Essere morta, o aver fatto la stessa fine del suo migliore amico Bucky Barnes... No, non poteva essere.
Una volta entrato venne a salutarlo Pepper, che da ben quattro mesi aspettava una bambina, e gli chiese se lui avrebne voluto farle da padrino. Steve accettò con piacere, ma notò che nei suoi occhi c'era preoccupazione, e non era il tipo di preoccupazione per una gravidanza, bensì per altro.
"Pepper che succede?" chiese quindi, aspettando la risposta appoggiando la sua giacca di pelle sul divanetto.
"C'è qualcuno che non vede l'ora di incontrarti. Ma prima forse è meglio che ti dai una spuntatina ai capelli e alla barba, che dici?" replicò lei, apparentemente ignorando la sua domanda.
Steve sospirò rassegnato e fece capolino nel bagno, dove si tagliò i capelli e si rasò la barba, poi si fece la doccia e indossò degli abiti puliti. Era nervoso, perchè sapeva chi andava a incontrare, anche se non gli sembrava vero. Come era possibile che fosse qui glielo avrebbe spiegato di persona lei, anche perchè sapeva benissimo che Tony non gli avrebbe detto più nulla riguardo a lei. Doveva trovare da solo le informazioni. E le avrebbe sicuramente trovate.
Perciò uscì dal bagno e si diresse verso l'enorme terrazzo, quindi si sedette su un divanetto che era stato messo recentemente, dato che non l'aveva mai visto, e guardò New York, scrutando l'orizzonte.
Ad un certo punto sentì dei passi lenti e indecisi avvicinarsi a lui, ma non avrebbe avuto il coraggio di voltarsi a vedere chi era. Era troppo nervoso.
"Steve" pronunciò la ragazza guardandolo e rimanendo in piedi a un metro di distanza da lui.
Alzò lo sguardo e finalmente la vide. Si alzò in piedi. Era ancora più bella di come la ricordava: i capelli castani le ricadevano lisci sulle spalle ora, e i suoi occhi marroni brillavano. Indossava degli abiti moderni, ora, ma lui l'avrebbe riconosciuta ovunque.
"Peggy..." cominciò lui, ma la ragazza lo zittì con una veloce occhiata. Perciò non fiatò.
Sapeva cosa stava per dirle. Eppure, voleva sentirselo dire dalla sua voce, come se per saperlo avrebbe dovuto avere la certezza che lei lo dicesse.
La ragazza si avvicinò a lui, e fece come per baciarlo, ma al contrario lo abbracciò forte, e lui ricambiò accarezzandole i lisci capelli scuri. Peggy poi avvicinò la bocca al suo orecchio per sussurrargli:
"Sei in ritardo."

Welcome back to the future, darlingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora