Terminata la cena, Kaveh restò in cucina a pulire. I piatti tintinnavano mentre li lavava, il rumore dell'acqua che scorreva riempiva il silenzio della stanza, accompagnato solo dal suo respiro pesante. AlHaitham rimase seduto per qualche istante, osservandolo di sfuggita. Sapeva che avrebbe dovuto offrirsi di aiutarlo, ma l'aria tra loro era ancora troppo carica di tensione. Ogni parola non detta sembrava pesare nello spazio che li separava, e lui non era sicuro di voler affrontare quell'atmosfera in quel momento.
Alla fine, senza dire nulla, si alzò e si ritirò in camera sua, preferendo scappare piuttosto che restare ancora intrappolato in quel silenzio opprimente. Si sdraiò sul letto e prese un libro.
Ogni tanto sollevava lo sguardo dalle pagine, facendo attenzione ai rumori provenienti dalla cucina. Sentiva il suono delle stoviglie, il fruscio di un panno passato sul tavolo, il cassetto delle posate che si chiudeva. Era un rumore familiare, ma quella sera sembrava quasi diverso, più meccanico, come se Kaveh si stesse sforzando di restare occupato per non pensare.
Poi, ad un certo punto, tutto cessò. Niente più suoni di piatti, niente più passi leggeri sul pavimento. Il silenzio fu quasi straniante.
Pochi minuti dopo, sentì la porta d'ingresso aprirsi e richiudersi. Kaveh doveva essere uscito.
Lo faceva spesso. Dopo cena, senza dire nulla, si alzava, afferrava le chiavi e usciva, diretto alla taverna di Lambad. Non importava che fosse una giornata di sole o una sera di pioggia: se ne andava comunque, e restava lì per ore, immerso nei suoi pensieri e nei bicchieri di vino che si susseguivano senza sosta.
AlHaitham aveva smesso di contarli tempo fa. All'inizio aveva provato a farlo ragionare, a chiedergli perché sentisse il bisogno di rifugiarsi in quell'abitudine autodistruttiva, ma ogni volta Kaveh lo liquidava con un commento sprezzante o un sorriso tirato. Così, dopo un po', aveva smesso di chiedere. Ma non aveva smesso di preoccuparsi.
A volte Kaveh tornava così ubriaco che AlHaitham si chiedeva come fosse riuscito ad arrivare fino a casa sano e salvo. La porta si apriva con un colpo maldestro, il rumore dei passi incerti rimbombava nel silenzio della notte, e lui sapeva già cosa sarebbe successo dopo. Kaveh si lasciava cadere sul divano o, nei casi peggiori, tentava di raggiungere la sua stanza barcollando, salvo poi accasciarsi a terra prima di arrivarci.
Quella sera, come sempre, decise di aspettarlo sveglio. Non che fosse una decisione vera e propria: semplicemente, non riusciva a chiudere occhio finché non lo sapeva di nuovo lì, al sicuro. Non gli piaceva ammetterlo, neanche con sé stesso, ma il pensiero di Kaveh che vagava per la città, magari troppo ubriaco per badare a ciò che gli succedeva intorno, gli attanagliava il petto in un modo che non sapeva spiegare.
Sapeva che avrebbe potuto mandargli un messaggio per assicurarsi che stesse bene, ma ogni volta scartava l'idea prima ancora di prenderla seriamente in considerazione. Non voleva dargli l'impressione di essere preoccupato.
Così rimase lì, il libro aperto sulle ginocchia, gli occhi che scorrevano le righe senza davvero leggerle, aspettando il solito suono della porta che si apriva nel cuore della notte.
Passarono parecchie ore e il silenzio, che di solito ricercava sempre, divenne in quel momento troppo assordante. Dopo un'occhiata all'orologio sul comodino, AlHaitham poté constatare che fossero ormai le due di notte. Kaveh non faceva mai così tardi.
Un leggero fastidio gli si annidò tra le costole, un'inquietudine sottile che cercò di reprimere con la logica. Forse si era semplicemente trattenuto più del solito, forse aveva trovato qualcuno con cui parlare e aveva perso la cognizione del tempo. Eppure, più provava a convincersi che non fosse nulla di cui preoccuparsi, più l'ansia cresceva.

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When love and hate collide || Haikaveh
FanfictionDal prologo: "Se avesse dovuto ripercorrere il loro rapporto a ritroso, non sarebbe stato in grado di individuare con precisione l'istante esatto in cui qualcosa si era incrinato. La loro amicizia non era mai stata del tutto pacifica né priva di con...