La prima volta che lo aveva visto era stato a lezione, in un'aula ampia e affollata, illuminata dalla luce bianca dei neon. Frequentavano la stessa università, ma erano iscritti a due facoltà completamente diverse. AlHaitham era al primo anno di linguistica, immerso nello studio delle strutture del linguaggio e delle sue infinite sfumature, mentre Kaveh frequentava il terzo anno di architettura, dedicandosi con passione alla progettazione di spazi e forme che potessero dare vita a qualcosa di concreto e armonioso.
Nonostante i loro percorsi di studio fossero differenti, alcuni corsi coincidevano e li avevano portati, quel giorno, a trovarsi nella stessa aula per seguire storia moderna e contemporanea. La materia affascinava entrambi, ma per ragioni diverse: AlHaitham ne apprezzava l'analisi razionale, i collegamenti tra eventi e strutture sociali, mentre Kaveh era più attratto dall'evoluzione culturale e artistica, dal modo in cui le epoche si erano stratificate lasciando segni indelebili nell'architettura e nell'arte.
Era una giornata come tante, il brusio degli studenti riempiva l'aria mentre aspettavano l'inizio della lezione. Kaveh era arrivato leggermente in ritardo, il passo veloce per recuperare quei minuti persi. L'aula era gremita, ogni fila occupata da gruppetti di studenti intenti a parlare tra loro o a prepararsi per prendere appunti. Solo le ultime file erano quasi deserte, come spesso accadeva: la maggior parte preferiva sedersi davanti per ascoltare meglio il professore.
Lì, in uno di quei banchi solitari, c'era un solo ragazzo. Era seduto con il busto leggermente inclinato in avanti, gli occhi fissi sugli appunti, apparentemente indifferente al caos che lo circondava. Sembrava completamente immerso nel proprio mondo, quasi come se il resto della classe non esistesse. Kaveh, in uno slancio di curiosità che gli apparteneva da sempre, decise di sedersi proprio accanto a lui.
L'altro non sembrò neanche accorgersene, almeno fino a quando Kaveh non poggiò rumorosamente i suoi libri sul banco, rompendo quel silenzio ovattato in cui il ragazzo sembrava avvolto. Fu allora che si voltò, fissandolo con un'espressione leggermente confusa, come se non si aspettasse che qualcuno potesse sedersi accanto a lui.
Kaveh gli rivolse un sorriso, il suo solito sorriso brillante e genuino e, proprio mentre stava per dire qualcosa, il professore iniziò a parlare. Con voce autorevole e monotona, cominciò a elencare una serie infinita di eventi storici, un flusso di informazioni che avrebbe avuto poco significato per Kaveh, almeno in quel momento.
Era il tipo di lezione che non riusciva a trattenere la sua attenzione. Le date, quelle sequenze di numeri e nomi che avrebbero riempito il suo quaderno, sarebbero state dimenticate appena apposte su carta. Invece, la sua mente si stava già distraendo, guardando la stanza e i volti di quei colleghi.
Dopo neanche mezz'ora, Kaveh si trovò a perdere completamente interesse per quello che veniva detto. La sua mente era già altrove e, quasi automaticamente, la sua mano iniziò a muoversi sul foglio, tracciando linee senza pensieri, scarabocchi che cercavano di trovare una forma, una struttura.
I suoi appunti, ormai trascurati, divennero un campo libero per la sua creatività. Abbozzò delle sagome, linee sottili che prendevano la forma di profili indefiniti. Non erano volti specifici, né corpi di persone che conosceva, ma piuttosto una fusione di immagini vaghe, figure nate dalla sua mente distratta. Ogni tanto ripensava a un dettaglio, cercava di definire una linea o un angolo, ma alla fine tutto sembrava prendere forma solo per svanire subito dopo, in un altro scarabocchio.
Non si accorse del tempo che passava. Quando alzò lo sguardo, la lezione era finita e Kaveh si rese conto di non aver seguito nemmeno una parola di quello che il professore aveva detto. Guardò il foglio che aveva davanti, riempiendosi di una piccola sensazione di frustrazione.
Lanciò uno sgaurdo al quaderno del suo compagno di banco, sul quale c'era una scrittura minuta e perfetta, senza una parola fuori posto, ogni frase un appunto preciso, ogni data un punto di riferimento. Un contrasto che Kaveh notò subito.

STAI LEGGENDO
When love and hate collide || Haikaveh
FanfictionDal prologo: "Se avesse dovuto ripercorrere il loro rapporto a ritroso, non sarebbe stato in grado di individuare con precisione l'istante esatto in cui qualcosa si era incrinato. La loro amicizia non era mai stata del tutto pacifica né priva di con...