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La prima volta che lo aveva visto era a lezione. Frequentavano la stessa università, ma due facoltà diverse. AlHaitham era iscritto al primo anno di linguistica, mentre Kaveh era al terzo di architettura. C'erano però alcuni corsi che coincidevano: uno di questi era quello di storia moderna e contemporanea.

Kaveh era arrivato leggermente in ritardo. L'intera aula era occupata, ad eccezione delle ultime file, dove non sedeva quasi nessuno. C'era lì un solo ragazzo che, concentrato sui suoi appunti, sembrava non curarsi del fatto che fosse l'unico ad occupare quei banchi. In uno slancio di curiosità, Kaveh prese posto proprio accanto a lui. L'altro sembrò quasi non accorgersene, finché non fece rumore poggiando la sua roba sul banco, e a quel punto si voltò e gli rivolse uno sguardo quasi confuso, come se non si aspettasse che qualcuno potesse sedersi accanto a lui.

Kaveh gli rivolse un sorriso e, se il professore non avesse cominciato a parlare elencando una serie infinita di date che lui non avrebbe mai ricordato, gli si sarebbe presentato. Decise che lo avrebbe fatto dopo, a fine lezione.

Si annoiò dello sproloquiare di quel cinquantenne alla cattedra dopo neanche mezz'ora e istintivamente la sua pagina di appunti diventò una pagina sulla quale scarabocchiare. Abbozzò delle sagome indefinite, profili che non appartenevano a nessuno in particolare. Ne stava ridifinendo uno quando la lezione giunse al termine e Kaveh si rese conto di non aver seguito neanche una sola parola. Lanciò uno sguardo al suo vicino di banco e il quaderno che aveva davanti era pieno di frasi e note appuntate ordinatamente.

- Oh, wow - gli disse, - io non ho scritto praticamente nulla.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, poi scrollò le spalle, decretando che quello non era affatto un suo problema.

- Ad ogni modo, io sono Kaveh. Piacere di conoscerti.

- AlHaitham.

Non disse altro e Kaveh cominciò a capire che forse c'era un motivo se aveva scelto di sedere lontano dagli altri studenti. Il silenzio cadde tra di loro e AlHaitham non sembrava affatto curarsene: stava rimettendo a posto il suo quaderno nello zaino, dal quale però cacciò fuori quelli che gli sembravano un paio di auricolari.

- Hai finito di seguire per oggi?

Il ragazzo sospirò, probabilmente già esausto di quella conversazione che in realtà era appena cominciata.

- Sì. Ma andrò in biblioteca a leggere.

Il suo tono era piatto, privo di qualsiasi emozione. La cosa, invece di respingere Kaveh, non stava facendo altro che incuriosirlo. Si chiedeva se stesse solo fingendo o se davvero non tollerasse la sua presenza accanto a lui. Doveva essere un tipo solitario, su questo non aveva alcun dubbio. E Kaveh invece era l'esatto opposto: solare, aperto, pieno di amici. Probabilmente un paio di loro, Cyno e Tighnari, lo stavano aspettando in caffetteria. Si erano dati appuntamento alla fine di quella lezione, come facevano quasi ogni giorno quando i loro orari coincidevano.

- Io invece andrò in caffetteria. Se vuoi unirti, magari per un caffè veloce prima di andare in biblioteca, sei il benvenuto.

Sfoggiò il suo miglior sorriso. Di solito la gente non ne rimaneva impassibile, affascinata dalla luce che quel ragazzo emanava, ma AlHaitham sembrò non notarlo neanche.

- Non ho tempo da perdere.

E, detto questo, si alzò. Kaveh fece in tempo a urlare un "ci vediamo domani, allora" prima di vederlo sparire tra la folla di studenti che stavano lasciando l'aula.

*

Il giorno dopo, Kaveh arrivò a lezione perfettamente in orario. Trovò il ragazzo che aveva conosciuto il giorno prima seduto allo stesso identico posto e, nonostante l'aula fosse ancora mezza vuota e lui avrebbe potuto accaparrarsi un posto tra le prime file, decise di mettersi nuovamente accanto a lui.

- Buongiorno AlHaitham.

La sua espressione sorpresa lo fece ridacchiare. Era un po' strano, doveva ammetterlo: sembrava quasi non essere abituato ad essere rivolto la parola da qualcuno, come se si aspettasse che nessuno mai lo notasse mentre era seduto in disparte e ignorava il mondo. Voleva probabilmente essere ignorato anche lui allo stesso modo, ma Kaveh non poteva fare a meno di essere affascinato da una personalità come la sua.

Aveva un libro tra le mani e lo aveva chiuso nel momento stesso in cui aveva sentito il saluto del suo ormai compagno di banco.

- Ci sono tanti posti liberi, si può sapere perché hai deciso di disturbare proprio me?

Il suo tono di voce era palesemente irritato, ma Kaveh alzò le spalle in risposta e cacciò fuori dallo zaino tutto l'occorrente per quella lezione.

La loro amicizia era cominciata così, con AlHaitham che cercava di sfuggire agli occhi cremisi del ragazzo che si ostinava a sedere al suo fianco e Kaveh che, più passava il tempo, più aveva interesse verso quel muso lungo.

Dopo una settimana, era riuscito ad ottenere una conversazione che non si limitasse a delle risposte monosillabiche da parte dell'altro e, dopo un mese, lo aveva convinto ad andare in caffetteria con lui per conoscere i suoi due più cari amici. E, man mano che le loro personalità si mostravano l'uno all'altro, il loro legame da un lato ai faceva più solido, ma dall'altro mostrava delle crepe a causa dei loro modi di vivere e di pensare così contrastanti.

Kaveh apprese ben presto che AlHaitham non era una persona semplice alla quale star vicino: non perdeva occasione per fare commenti pungenti, ostentava la sua conoscenza, aveva un'ironia sottile che spesso non era riuscito a cogliere. Durante una conversazione con lui c'erano due possibilità: o si ritrovava ad ammirare il modo in cui in così giovane età era riuscito a farsi una cultura sconfinata, oppure ad andargli contro perché aveva un modo di vedere le cose troppo piatto e statico. Non che non accettasse l'opinione altrui, semplicemente non gliene importava.

Erano state parecchie le volte in cui Kaveh gli aveva urlato contro che finché fosse rimasto chiuso nelle sue convinzioni non sarebbe mai riuscito a vedere il mondo da un'angolazione diversa. AlHaitham solitamente reagiva ignorandolo e infilandosi nelle orecchie i suoi auricolari. E allora Kaveh perdeva la pazienza e giurava che non gli avrebbe mai più rivolto la parola.

Nonostante ciò, solo qualche ora dopo, gli scriveva un messaggio, oppure le volte in cui riusciva a mantenere il punto poi cedeva il giorno seguente quando lo rivedeva in università. C'era qualcosa che lo attirava verso quel ragazzo.

*

Kaveh scosse la testa. Si era perso nei ricordi mentre le lacrime scendevano lungo il suo viso. Dopo anni di litigi e discussioni con quello che ormai era il suo coinquilino, non aveva ancora imparato a non rimaner male di fronte la sua indifferenza.

Si sedette davanti la sua scrivania, dove c'era la bozza di un progetto al quale stava lavorando da qualche giorno. Lo spostò, prendendo poi il suo album da disegno. Tra schizzi vari, nature morte e studi su corporature differenti, altre pagine erano dedicate totalmente ad un solo soggetto: AlHaitham. Gli occhi di AlHaitham, le sue mani, il viso, le braccia. Pezzi scaglionati di quel corpo che amava riprodurre. Erano fatti di nascosto, quando lui magari era intento a leggere o ad allenarsi in salotto. Solo una volta aveva avuto l'opportunità di disegnarlo mentre posava per lui.

Prese la matita e, su di una pagina bianca, cominciò a riprodurre quell'espressione impassibile del suo volto che tanto odiava.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 05 ⏰

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When love and hate collide || HaikavehDove le storie prendono vita. Scoprilo ora