10-Dove Harry odia gli ospedali

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Quando Harry arrivò nell'ospedale dove avevano portato Louis dopo l'incidente, sentì la bile risalire.Quell'ambiente lo metteva ad estremo disagio.
Si sentiva in colpa.

Sentiva di avere un debito con tutta la gente ricoverata là, perchè lui poteva camminare, respirare,vivere, mentre loro erano limitati a un letto d'ospedale che puzza di disinfettante.
E non bastavano le occhiate dispiaciute a pagare questa specie di debito, no.

Non sapeva, effettivamente, come facessero i medici a lavorare a stretto contatto con gente agonizzante, gente in fin di vita, che magari avrebbe pagato tutto l'oro del mondo per un altro singolo minuto da passare con i propri cari.
E sembrava quasi una condanna, rimanere vivi, là dentro.

Chissà quanta gente lo avrebbe pregato anche solo per fare quattro passi come lui.

Il ragazzo si morse il labbro, cercando di gettare quei pensieri in un angolino remoto della mente, fallendo miseramente.Non poteva fare niente per ignorarli quando quelle persone erano così vicine a lui.

Ma non era là per commiserarli certo, così si incamminò verso un'infermiera bassa, dall'aria simpatica, di quelle che cercano di rallegrare la triste vita di quei luoghi macabri.

"Scusi, dove posso trovare la stanza-"

Venne interrotto da un urletto eccitato e da un corpo che si attaccava contro il suo.Harry abbassò gli occhi, per trovarsi il piccolo busto di Daisy, la sorellina di Louis, che si stringeva attorno a lui.

Con lo sguardo congedò l'infermiera che gli sorrise, prima di rivolgersi alla piccola.

"Hey, ti ricordi di me?"

Lei alzò lo sguardo, con un dolcissimo broncio.

"Certo, mica Louis mi ha parlato di te per ore e ore a vuoto".

Il riccio sorrise, prima di prendere la bimba in braccio (quanto era cresciuta?) e dirigersi verso la donna che aveva riconosciuto prima.Johannah, la madre del liscio,nonché la sua ex vicina di casa.

Harry la salutò come al solito, anche se non si vedevano da molto tempo, con un bacio sulla guancia, per poi chiederle informazioni su Louis.

"La stanza é quella, Lottie é appena uscita, ora é il turno di Fizzie.Comunque non si è ancora svegliato".

Harry annuì, prima di deglutire e accorgersi che Daisy si era fatta pesantissima, così la depose a terra.
Non era un buon segno che non si fosse svegliato, no?

"Harry, sta bene, non c'é bisogno di preoccuparsi"

Il riccio osservò la donna, dopo che ebbe detto quelle parole.Sembrava rilassata, come se quella fosse una visita in ospedale di cortesia.Come se suo figlio non fosse vittima di un incidente.

Come se non dovesse essere lì,ma magari a una seduta di shopping insieme alle sue figlie,come se fosse forzata.

Harry scosse la testa,quei pensieri non c'entravano niente,servivano solo a scombussolargli ancora di più l'animo.Lui era lì solo per un motivo:Louis,non per investigare sulle espressioni facciali di Jay.Aveva fatto quel viaggio in macchina solo per assicurarsi che lui non fosse in punto di morte(cosa molto improbabile,ma) e per assicurargli che si sarebbe preso cura di lui.

Quando,dopo un quarto d'ora,Felicitè uscì dalla porta bianca che si presentava davanti al ragazzo,Daisy gli prese la mano e lo tirò verso di essa con un piccolo sorrisino.La bambina possedeva un certo istinto che la rendeva un pochino più intelligente della sua gemella Phoebe,ma adorabile nella stessa maniera.

Con un lungo respiro,quindi,Harry entrò lentamente nella stanza soleggiata,lasciandosi dietro la famiglia Tomlinson.

Quello che pensò appena fu entrato nella piccola camera,fu solo una cosa.

Don't talk to me||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora