Capitolo VI Il purgatoio

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-Temo che si scatenerà una polemica sull'assenza di Lucifero-, disse Jake mentre scendevano.

-E' molto probabile. I demoni vorranno conquistare il trono dell'Inferno e ammazzarlo quando torna. Dubito che ci riusciranno, lui è di gran lunga più forte-, rispose Demetra.

-Ci sono molti demoni forti, comunque. Probabilmente saranno loro a cercare di impossessarsi del trono-, rifletté il ragazzo prendendosi il mento fra il pollice e l'indice.

-Già. Col fatto che non avete una monarchia la situazione è pericolosa. Sembra che Lucifero sia diventando più buono e paziente di come era anni fa. E per anni intendo secoli-.

-Lo so, lo so. C'ero anch'io. Non ti ricordi? Appena tu sei arrivata sono stato il primo a dirti ciao-, fece un sorriso da squalo, mostrando tutti i denti, dai canini leggermente più affilati, come quelli dei felini. Tutti i demoni avevano quei canini, anche Lucifero. Certo non servivano per succhiare il sangue o roba del genere. Servivano solo per intimidire, o forse erano dovuti al fatto che i demoni mangiano solo carne. Comunque rimane il fatto che quando un demone sorride quella è la prima cosa che noti nella sua dentatura perfetta.

-Sì che ricordo-, sorrise Demetra. L'ascensore si fermò e Jake fece il tipico gesto che fanno i militari con la mano per salutarla.

La donna uscì dall'ascensore e si diresse verso casa. Jake ha ragione. Questa storia non si svolgerà bene. L'assenza di Lucifero scatenerà una grossa polemica e grosse lotte per il trono. Ammetto che non è tanto astuto come dicono, altrimenti ci avrebbe pensato a questo, invece non si è degnato neppure di preoccuparsi, pensò. -Accidenti, boss-, mormora entrando nella sua casa.

Era una grossa sala, con un divano color verde pisello e i cuscini bianchi. Davanti c'era un tavolinetto basso, e sulla parete opposta a quella del divano, c'era una libreria con una rientranza dove c'era il televisore. Alla destra del divano, c'era una portafinestra che portava a un balconcino. Dall'altra parte della sala c'era una cucina ad angolo e un tavolo quadrato. C'era una finestra sopra i fornelli e accanto alla lavastoviglie c'era un'altra portafinestra nascosta da una tendina verde.

Demetra entrò nel bagno, molto piccolo ma con molti spazi in cui mettere le cose. Si sciolse i capelli e li pettinò. Quando terminò andò in camera sua. Era una stanzetta piccola anche quella. C'era un letto dalle lenzuola verde acceso e sul comodino c'era una graziosa lampada. C'era una TV anche nella camera e, appesa al muro sopra il televisore, c'era una lunga mensola dove erano poggiati i libri, intervallati da fotografie, statuette o anche oggetti che le appartenevano da viva. Ogni volta che guardava quegli oggetti antichi, Demetra si rendeva conto di quanto si fosse modernizzata. La razza umana e lei.

*

Heléna e Lucifero si ritrovarono ai piedi di una montagna verdeggiante. A quanto pare, non era come diceva Demetra. Ok, era una montagna, ma il sentiero non era così ripido, stretto o che altro.

Lucifero si voltò per guardare la galleria da cui erano provenuti. I fondo, la luce era rossa e fioca, come quella di una candela.

-Ciao!-, disse una vocina. I due si voltarono e videro una bambina sugli otto anni, dai capelli color caramello e gli occhi azzurri, le guance ricoperte di piccole lentiggini e taglietti. I capelli erano legati in due treccine che ricadevano sulle spalle e arrivavano alla cintura. Lucifero la studiò socchiudendo gli occhi.

-Chi sei?-, chiese subito.

-Mi chiamo May. Suppongo che lei sia il signor Lucifero, il signore degli Inferi e ora anche del Purgatorio. I miei omaggi Vostra Maestà-, la bimba si inchinò leggermente e Lucifero fece un sorriso entusiasta guardando Heléna.

You are my LuciferDove le storie prendono vita. Scoprilo ora