Capitolo IX "Fine"

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Demetra prese in braccio i due bambini, nati da qualche minuto. Dio, Jake e Lucifero li guardarono. Erano un maschio e una femmina: lui aveva il visino ingrugnato e folti capelli biondi. Gli occhi erano scuri ma non neri o marroni. Erano di un grigio scuro, come il cielo in tempesta. La piccola aveva pochi capelli neri e i grandi occhi di un azzurro elettrico aperti sul mondo. Entrambi avevano due minuscole ali nere sulla schiena.

-Come li chiamerete?-, chiese Dio passando le dita tra i capelli biondi del neonato.

Heléna fece un sorriso stanco e scansò la frangia dagli occhi. -Lei Arianna. Mi è sempre piaciuto questo nome-.

-Se piace a lei mi va bene-, disse Lucifero prendendole la mano.

-E lui-, continuò la bionda guardando il demonio. -Lui Jacopo-.

Lucifero fece un largo sorriso. -Perfetto-.

CINQUE ANNI DOPO....

-Jacopo!!-, gridò Heléna correndo dietro un bambino di cinque anni, capelli biondi e occhi scuri, grigi. Il bimbo saltava sui divani e saliva le scale pur di scappare via dalla madre.

-Lucifero! Vuoi prendere Arianna?!-, esclamò la bionda. Lucifero aveva già provveduto a prendere la figlia. Aveva i capelli neri, legati in due codine a spazzola, e gli occhi di un intenso azzurro elettrico.

Il demonio sorrise divertito e andò a prendere il figlioletto da sopra una libreria. Erano passati cinque anni. Lucifero aveva fatto diventare Heléna immortale, ghiacciata per sempre nel suo aspetto da diciottenne. Lo stesso anno che la ragazza aveva deciso di rimanere nell'Inferno con lui, avevano avuto due figli, due gemellini totalmente diversi. Jacopo e Arianna. I due, anche se erano diversi, erano un terremoto. Avevano rotto tutte le console del padre, ai giochi ancora non erano arrivati, ma c'erano quasi visto che già il piccolo Jacopo si arrampicava sulle mensole e sulle librerie.

Entrambi nati con delle piccole ali da demone. Demetra, Jake e Dio avevano assistito alla nascita e due anni dopo erano andati a trovarli per vedere come andavano le cose, a parte Tisha che ormai era come una balia. Il problema è che la povera serva era costretta ad andare appresso ai due piccoli demoni e arrivava sempre a fine giornata stremata. I due non dormivano mai, non perché non ne avessero bisogno, ma perché erano troppo iperattivi per dormire.

Heléna guardò l'orologio e sobbalzò. -Oddio la cena!-, corse in cucina e andò a preparare il pasto. Tisha e i servi erano andati in ferie, per riposarsi un po' e per allontanarsi dai bambini.

Dopo aver costretto i bambini a guardare la televisione in silenzio e senza muoversi, Lucifero raggiunse la ragazza, che non era ancora la moglie. -Stanca?-, disse sorridendo e sedendosi vicino ai fornelli.

Lei lo guardò e sorrise. -Non sai quanto. A che ora vengono loro?-.

-Tra poco credo-. Anche dopo il parto e dopo tutte quelle preoccupazioni, Heléna rimaneva quella di sempre. La solita macchiolina sulla fronte, i capelli boccolosi e dorati, gli occhi di un intenso azzurro elettrico e quell'accenno di lentiggini sugli zigomi. Il corpo delicato ma non da "manico di scopa", un corpo che adorava.

La ragazza si accorse del suo sguardo addosso e lo guardò incuriosita. Lucifero sorrise e si alzò, circondandole la vita con le braccia e baciandole il collo.

-A che devo tutta questa dolcezza?-, gli chiese con un sorriso mentre controllava il sugo e lui si dondolava, stringendola sempre a sé.

-Così. Mi andava di fare il romanticone-.

-Oh beh, allora fallo un po' più spesso. Mi piacciono le coccole-.

Lui ridacchiò. -Lo so. Sai a che stavo pensando?-.

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