Capitolo III L'inferno

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Heléna toccò con delicatezza la porta di legno vecchio. Prima di aprirla si allacciò la zip della giacca a vento che portava, e poi aprì quella porta.

L'interno della chiesa era molto grande. Illuminata dai raggi del sole che filtravano dai vetri colorate delle finestre posizionate in alto. Le lunghe panchine di legno occupavano gran parte dello spazio. In fondo c'era l'altare, con un candelabro poggiato di lato, e un grosso libro aperto sopra.

Heléna toccò le pagine ingiallite del libro e lesse velocemente. Era scritto il latino ma la ragazza dedusse che quella parte parlava dell'antico testamento, di Adamo ed Eva. Era la parte dove Lucifero sottoforma di serpente diceva ad Eva di mangiare la mela.

Stufa di sprecarci altro tempo nella traduzione anche se sapeva perfettamente come andava a finire, si avviò ai lati della sala, dove c'erano dei dipinti che di tanto in tanto erano intervallati da delle statuette con sotto delle candele consumate. Chissà da quant'è che era sconsacrata quella chiesa, pensò Heléna mentre faceva scorrere le dita sulle figure rappresentate. Erano angeli. Le vesti colorate che svolazzavano, le teste piegate di lato e le espressioni dolci. Poi spiccava un uomo dai capelli bianchi e la lunga barba candida. Doveva essere Dio... Accanto a lui c'era un angioletto dai capelli scuri, che spiccava in mezzo agli altri che erano tutti biondi. Dal dipinto, Heléna dedusse che quell'angelo era particolarmente vivace.

-Non dirmi che sei tu-, sussurrò pensando a Lucifero.

Raggiunse una parte dove i dipinti si facevano più scuri. C'era rappresentato Dio che gettava l'angelo dai capelli neri giù sulla terra dal regno dei cieli.

Poi era raffigurato un uomo con delle grosse corna, i capelli del colore delle tenebre, gli occhi anche, e aveva le ali d'angelo nere.

Tutt'intorno erano rappresentati dei demoni e delle anime disperate, mentre lui rideva. Era raffigurato in modo affascinante, quell'uomo nel dipinto, aveva un bel viso. Certo, deve tentare le persone. Dopotutto era l'angelo più bello, più simpatico, più tutto, pensò Heléna con una smorfia pensando all'egocentrismo di Lucifero.

Dietro di lei sentì una presenza e un profumo che conosceva. -Sai-, cominciò la bionda senza voltarsi. -Ho un po' paura se penso che devo parlare con Dio-.

Lucifero sorrise. -Hai visto, mi rappresentano come un sadico-.

-Perché scusa non lo sei?-, chiese quasi esterrefatta e voltandosi. Lui fece un sorriso amaro e lei continuò rigirandosi:-Non cambiare discorso-.

Il moro rimase in silenzio per qualche minuto poi disse piano:-Non devi aver paura. E' come se parlassi con me-.

-Non credo. Lui sembra più anziano di te-.

-E tu come fai a dirlo?-.

-Guarda i dipinti-, rispose lei senza voltarsi.

Lucifero rimase in silenzio con la fronte corrugata. Poi disse:-E' così, allora, che ci vedete voi umani: lui un vecchio saggio, e io un giovane scapestrato. Ti rivelo una cosa-. Heléna si girò, con uno sguardo assai incuriosito. -Hai presente nei cartoni animati, quando sulle spalle del protagonista compaiono l'angioletto e il diavoletto, che però hanno la stessa identica faccia?-.

La bionda annuì e lui continuò:-Ecco, è la stessa cosa-.

-Come? Cosa? Cioè, siete la stessa persona?-.

Lui storse la bocca, come se la cosa fosse difficile da spiegare. -Non proprio. Per farla facile, siamo gemelli-. Heléna sgranò gli occhi. Se avesse avuto in bocca un po' d'acqua l'avrebbe sputata tutta.

-No, aspetta. In pratica siete uguali: alti, mori, eccetera, solo che con caratteri differenti?-.

-Lui? Moro? Oh no, lui è albino. E' identico a me, solo che con la pelle più chiara, i capelli talmente biondi da sembrare bianchi, e gli occhi grigio azzurri-.

You are my LuciferDove le storie prendono vita. Scoprilo ora