CAPITOLO 5

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Michael mi disse di strinermi il più possibile a lui, per non cadere.
Lo feci e mentre attraversavamo le polverose e affollate strade di Milano arrivammo ad un semaforo.
Era rosso e fummo costretti a fermarci, quando il led del semaforo diventò verde partimmo.
Sembrava andasse tutto bene, fino a quando una macchina, probabilmente guidata da un ubriaco, ci venne addosso.
Da lì in poi non ricordo più nulla, il vuoto assoluto.
Mi risvegliai in una pallida stanza d'ospedale, da sola, solo una persona era accanto a me e mi teneva la mano.
Speravo fosse michael e invece era un infermiera.
A malapena riuscii a mettere a fuoco il suo viso dolce e triste.
Avevo paura per michael.
Non riuscivo a parlare, avevo un ago piantato nella vena del braccio sinistro ma non capivo cosa mi stavano iniettando.
qualche secondo più tardi mi accorsi che mi avevano attaccata ad un respiratore.
Quando l'infermiera vide che ero apparentemente cosciente mi disse:
I: "ciao bellissima"
Mi girava la testa ma riuscii a sorridere e a sussurrare una parola, un nome, il nome che a me importava in quel momento, l'unico di cui mi interessava.
A: "michael?"
I: "è ancora in sala operatoria, non sappiamo niente di lui, ancora"
Mi sentivo come morire dentro.
Sala operatoria!?
Cosa gli era successo!?
Mi stava cadendo il mondo addosso e l'unica persona che sarebbe riuscita a risollevarmelo era la stessa per cui stavo piangendo lacrime di triste amarezza.
A: "i miei genitori?"
I: "sono qui fuori che aspettano solo te."
A: "posso vederli?"
I: "certo. Ora li chiamo."
Entrò prima mio padre, in lacrime.
Poi mia mamma, in lacrime anche lei.
Non li avevo mai visti piangere, insomma, loro hanno sempre affrontato i problemi insieme ma questa volta era diverso, questa volta si parlava di me, della loro piccola, la loro unica figlia così giovane e per loro sempre la più bella.
Si asciugarono le lacrime prima di accarezzarmi i capelli e il viso, forse per farmi forza, forse per farsi forza tra loro.
Non dissero niente, forse non ne avevano il coraggio, forse mi volevano lasciare in pace, ma quelle carezze mi facevano rabbrividire.
Sapevano di amore, quell'amore che solo un genitore ti sa dare.

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