La Capitolina

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Nella mensa era piombato un silenzio innaturale, subito seguito da un grido di gioia: non era da tutti i giorni riuscire a trovare abitanti di Capitol City nei distretti. Questi, se venivano catturati, dovevano presiedere ad un interrogatorio fatto dal generale Cupbirth, in seguito al quale si cercava di capire se la persona in questione fosse una spia di Capitol City o meno. Infatti, nonostante la conclusione del conflitto e la vittoria dei distretti, erano ancora organizzati gruppi di ex-Pacificatori e di Capitolini che compivano spesso atti di guerriglia, repressi quasi immediatamente. Per creare scompiglio, questi gruppi facevano intrufolare delle sentinelle all'interno dei Distretti, in modo che potessero fornire loro informazioni utili riguardo il territorio e la politica adottata in quella determinata zona.
Le cose, in quel poco tempo, erano cambiate molto: gli abitanti della capitale non andavano più in giro con abiti sfarzosi, i capelli colorati e il trucco sgargiante e appariscente: il generale Paylor aveva attuato una serie di riforme militaresche, che insegnassero ai Capitolini a vivere nella semplicità (e spesso in condizioni molto rigide), perció molti di loro si spogliavano dei loro averi e del loro sfarzo per rivenderli in cambio di più cibo. Ora la maggior parte degli abitanti della Capitale girovagava vestita da gente comune, solo i più ricchi passeggiavano con un filo di trucco e dei tratti inconfondibili e permanenti donati loro dalla chirurgia estetica. Le sentinelle inviate nei distretti, peró, erano per la maggior parte povere, quindi, l'unico modo per poterle distinguere, era quello di guardare nella parte interna del loro avambraccio destro: tutti i Capitolini, infatti, venivano marchiati a fuoco alla nascita in quel punto, dove un piccolo tatuaggio dorato indicava la loro nazionalità. Gale era curioso: era la prima volta che veniva catturata una capitolina in quel distretto, e non voleva pensare a quello che sarebbe successo: se fosse stata dichiarata spia, sarebbe stata giustiziata all'istante, se fosse stata dichiarata solo una povera disperata sarebbe stata rimandata nella sua città, o sarebbe finita in prigione. Una piccola folla si mosse dalla mensa per andare ad assistere all'interrogatorio. Camminarono per un piccolo tratto, fino a quando non si ritrovarono tutti davanti alla dimora del comandante Cupbirth. Gale bussó timidamente alla porta. Quasi subito, venne loro ad aprire una donna tozza,dal viso arcigno e l'espressione severa. La governante.
'Non è qui, è al Palazzo di Giustizia' disse sbrigativa, chiudendo loro la porta in faccia.
Così il piccolo gruppo si avvió verso la sede del governo. Era un palazzo imponente e alto, con le mura in marmo da poco riverniciate e molte stanze, all'interno delle quali si tenevano le riunioni tra la Paylor, i capi dei Pacificatori e i sindaci dei vari distretti, almeno una volta al mese. Di fronte all'entrata, sostavano due guardie con le divise scarlatte: in onore di Katniss, la ragazza di fuoco. I Pacificatori come Gale, invece, avevano una semplice divisa sul porpora e la spilla della Ghiandaia Imitatrice proprio sul cuore. Al gruppo di ragazzi curiosi fu concesso di entrare. Il palazzo, all'interno, era ancora più imponente, con tappeti, quadri e lampadari argentati. Gale ci era entrato solo una volta prima, quando era stato investito della carica di Pacificatore dal sindaco Macksflow: alla cerimonia avevano assistito un paio di testimoni e il comandante Cupbirth. Ricordó di essersi sentito davvero onorato di ricevere un compito così importante, perché era molto difficile conquistare la pace, ma altrettanto difficile era cercare di mantenerla. Svoltarono un paio di corridoi, poi finalmente arrivarono davanti alla porta dove si stava tenendo l'interrogatorio. Sentirono il comandante urlare dall'esasperazione, poi lo videro uscire in fretta e furia, col volto rosso e le mani tra i capelli.
'Non vuole parlare' disse in tono arrabbiato, più a sé stesso che ai giovani. Mentre Cupbirth chiudeva la porta, Gale incontró gli occhi della Capitolina. E le sembrarono tremendamente familiari. Non era legata sulla sedia, ma trattenuta da un paio di guardie, le ciocche dorate inconfondibili di Capitol City e il volto sporco di fango e polvere.
'Abbiamo provato a riconoscerla e a pulirle la faccia, ma ha iniziato a ribellarsi e ad urlare. Abbiamo lasciato perdere' spiegó Cupbirth 'E non ha voluto parlare in nessuna maniera'.
'È ricca' constató un ragazzo della piccola folla 'quella vernice a Capitol City costa molto' disse aprendo leggermente la porta e indicando i capelli della Capitolina, che ora guardava a terra.
'Non credo' rispose Cupbirth 'Avrebbe avuto dei vestiti migliori e delle provviste. L'abbiamo trovata un paio d'ore fa che era quasi in fin di vita. Ma non vuole dirci nulla, nemmeno come si chiama'
Gale sentì l'impulso d'intervenire.
'Vorrei provare a parlarci io' disse, in tono sommesso. Il comandante si voltó verso di lui con espressione interrogativa:
'E perché mai?'
'Mi sembra familiare. Puó darsi che io riesca a capire di chi si tratti. Sono stato un po' di tempo a Capitol City assieme a Katniss e Peeta prima dell'attacco, e puó darsi che l'abbia vista un paio di volte' si difese Gale.
'Beh, tanto vale provare. Io sono esausto' acconsentì Cupbirth.
Fece aprire le porte. Gale inizió ad avanzare. In quel momento capì che era stato uno sbaglio proporsi: che approccio doveva avere? Doveva essere gentile, oppure essere duro, freddo e distaccato? Doveva sembrare che la capisse o che la ripudiasse? Aveva la mente vuota. Avrebbe fatto il discorso a braccio.
Si ritrovó di fronte alla scrivania, dall'altro lato c'era la Capitolina. Gale non poteva negare che fosse una donna molto bella, che passa difficilmente inosservata. Nonostante il fango si vedevano i lineamenti graziosi del suo viso, gli zigomi alti, la bocca carnosa, il naso leggermente schiacciato.
Gale sapeva di conoscerla, ma allo stesso tempo non si ricordava chi fosse. Aveva graffi lungo tutto il corpo e sulla guancia e un labbro gonfio. Era piuttosto malridotta.La Capitolina posó lo sguardo su di lui. Gale fu colpito: quelli che prima dovevano essere occhi di fuoco incandescente, ora erano spenti, ma conservavano lo stesso furore. Quegli occhi erano come i suoi. La ragazza distolse quasi subito lo sguardo, e si concentró su un uccello che cinguettava su un ramo, appena fuori dalla finestra.
'Io ti ho già vista' le sussurró Gale.
La Capitolina posó di nuovo lo sguardo su di lui, e allargó la bocca in un sorriso provocante.
'Mi ricordo di te' continuó il ragazzo, imperterrito. Prese un fazzoletto e lo bagnó con un po' d'acqua 'Lasciati togliere il fango di dosso'.
Non appena vide l'acqua, la giovane si allontanó dalla scrivania, il volto tra un misto di rabbia e paura.
E fu allora che Gale capì. Capì dove aveva visto quegli occhi, quei lineamenti, quella paura dell' acqua, capì di non aver incontrato la giovane a Capitol City. Lei non era una Capitolina. L'aveva vista al Distretto 13. Ma non era nemmeno del 13. Apparteneva al distretto degli alberi, della falegnameria. Il Distretto 7.
E su quella sedia Johanna Mason, ex vincitrice degli Hunger Games, lo guardava, più terrorizzata che mai.

Il fuoco dei tuoi occhi (JohannaxGale)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora