Gale si alzó dal letto di primissima mattina, poco prima che sorgesse il sole. Si era vestito in fretta ed era uscito dalla sua casa, mentre il cielo si tingeva di colori tenui, e il giorno stava arrivando. Aveva provato più volte a chiudere occhio, ma senza nessun successo. Il pensiero che sarebbe stato torturato non lo faceva dormire. Camminava per il campo ancora addormentato con passo svelto e veloce, che rasentava la corsa. Tutto il coraggio che aveva era quasi venuto a mancare: insomma, ne valeva la pena? Essere scelti per cercare di arrivare a Katniss? Per riabbracciare la sua famiglia? Sarebbe stato davvero così importante, per lui?
Ripensó alla loro infanzia, ai loro giochi nei boschi, ai loro baci. Sentì le farfalle nello stomaco. Pensó alle sere passate con i suoi fratellini, alle favole che raccontava loro, allo stufato di scoiattolo di sua madre. Certo che ne valeva la pena , e per loro era chiaro che avrebbe potuto affrontare anche questa prova, il problema era riuscire a capire come. Innanzitutto, doveva rilassarsi, e conosceva già un buon metodo per farlo. Si avvió verso il bosco correndo. Vi entró, oltrepassó diversi alberi e poi da uno col tronco cavo estrasse il suo arco e le sue trappole. Doveva cacciare.
Perlustró il territorio, piazzó le sue trappole lungo una zona molto vasta, poi si arrampicó su un albero e aspettó, l'arco con una freccia incoccata in mano, i sensi all'erta, il fogliame che lo nascondeva dagli animali. A metà mattinata, la caccia era stata piuttosto abbondante: aveva catturato 8 scoiattoli, 2 conigli e 3 uccelli, e ora se ne tornava all'accampamento, molto più rilassato, ma ancora leggermente terrorizzato. Le prove avrebbero avuto luogo quel pomeriggio e la mattinata successiva. Nonostante il test psicologico fosse stato messo come ultima prova, Gale non sapeva ancora come prepararsi per poterlo affrontare, ma almeno la tensione era alleviata sulle altre prove. Stava tornando tranquillamente all'accampamento, quando sentì una dolce musica provenire dal limitare del bosco e, curioso, vi si recó. Man mano che vi si avvicinava, quel canto era sempre più chiaro e più dolce. Svoltó, e si ritrovó davanti alla prigione. Pensó sicuramente di essersi sbagliato, di avere le allucinazioni, ma non era così: quella musica proveniva dal cortile della prigione. Percorse il perimetro dell'edificio, e giunto davanti alla recinzione si ritrovó davanti uno spettacolo che non si sarebbe mai immaginato di vedere. Johanna Mason,ancora ricoperta di lerciume e fango, era arrampicata su un albero, e tutt'intorno a lei degli strani uccellini intonavano una dolce melodia, e lei fischiettava insieme a loro. Nel cortile c'erano delle guardie, ma sembravano non prestare attenzione alla musica, Gale credette quasi che non la riuscissero a sentire. Quel canto gli piaceva davvero molto. Andó più sotto alla recinzione, si sedette e ascoltó la sinfonia. Da quanto tempo non sentiva gli uccelli cantare. Gli sembravano trascorsi secoli da quando aveva sentito Katniss cantare ed essere imitata dalle Ghiandaie Imitatrici, e ricordava anche quanto gli piacesse l'atmosfera quasi surreale che aleggiava nel bosco. Ma questa situazione era diversa. La musica prodotta dagli uccelli gli donava una strana serenità, calma innaturale. La sua testa si era svuotata da ogni pensiero, cadeva in una sensazione di benessere mai provata prima.
D'un tratto la musica si bloccó, lui aprì gli occhi. Gli uccellini erano scomparsi. Ora c'era solo Johanna, dritta davanti a lui, che lo guardava con uno sguardo a metà tra il severo e l'interrogativo.
'Che ci fai qui?' Gli chiese, inarcando un sopracciglio. Gale si alzó di scatto.
'Nulla' rispose, leggermente imbarazzato.
'Bene, allora ciao' concluse la ragazza, girando sui tacchi e andandosene.
Gale fece finalmente la domanda che gli ronzava in testa.
'Cos'era quella musica?'.
Johanna si bloccó, poi si giró di scatto, un'espressione quasi scioccata che le incorniciava il volto sporco.
'Tu... Tu l'hai sentito?' Chiese, sbalordita.
Gale rimase altrettanto stupito.
'Sì.. Come facevo a non sentirla? Si sentiva chiaramente dal limitare del bosco'
Johanna aveva la bocca aperta, con un'espressione che a Gale faceva quasi ridere.
'Perché quella faccia? Che c'è di strano?'
Johanna si riscosse e sul suo viso tornarono la freddezza e il distacco.
'Niente, assolutamente niente'disse,prendendo di nuovo la via per il ritorno.
'Aspetta' le disse di nuovo il ragazzo.
Johanna si voltó ancora, il volto impassibile.
'Perché non vuoi rivelare la tua vera identità, Johanna? Perché fai tutto questo? E cosa ti è successo, perché hai i capelli dorati, sei così sporca e malmessa e con tutti questi graffi sul corpo?'
Johanna lo guardó negli occhi. Al loro interno c'erano rabbia, furore, e qualcos' altro, che Gale non riusciva a decifrare.
'Perché non ho più nessuno a cui volere bene'
E con queste parole, la ragazza si allontanó di corsa e rientró, scortata dalle due guardie, nella sua piccola cella,lasciando Gale più confuso e disorientato che mai.
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Il fuoco dei tuoi occhi (JohannaxGale)
Fanfic'Gale fu colpito: quelli che prima dovevano essere occhi di fuoco incandescente ora erano spenti, ma conservavano lo stesso furore. Quegli occhi erano come i suoi' Questa è la storia di un amore doloroso, il cui seme nascerà in due cuori che credeva...