Mirabile visione.

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Con un nodo allo stomaco, provai a rispondergli, fallendo.
A. distolse lo sguardo dall'umido strato fogliame e lo spostò sul mio.
Ci fissammo per attimi che sembrarono secoli.

I suoi occhi si muovevano da sinistra a destra, come se mi stessero leggendo l'animo.
Come se stesse tentando di decodificare quelle parole scritte ad inchiostro invisibile, impresse nel profondità del mio inconscio.
Mi sentii improvvisamente nuda, dinnanzi a quel l'attento mirar che mai nessuno mi aveva dedicato.
Riuscí ad interpretare.

«Ho visto che scrutavi curiosa i "cancelli" per la libertà» Indicò il muro. «Ti sei mai chiesta cosa nascondono questi mattoni?»,
Lo fissavo, ancora non riuscivo a proferire parola. Deglutii.
Mi prese per mano, e disse qualcosa in un sussurro, difficile da percepire anche per me, che ero a pochi millimetri di distanza.

-

Mi trascinò lungo il giardino portandomi dietro ad un frassino che fiero dominava in altezza e larghezza. Gli altri alberi, a confronto con quello, sembrano minuscoli.
Ne avevo, per ragioni ignote, sempre ignorato l'esistenza.
«Prima le signore» Mi porse la mano, con fare da gentleman, mentre mi faceva scavalcare una grossa radice, conficcata nelle rosse mattonelle.

L'albero era storto e gran parte della sue radici sprofondavano nel muro. Sotto la sua potenza, anche ciò che ai nostri occhi sembrava impenetrabile, un nemico troppo forte per essere sconfitto, era innocuo davanti alla forza della Natura.

Sorrisi, mentre titubante m'accingevo a scalare quella montagna di mattoni rossi.

Non mi aiutò a salire, non mi diede neanche una piccola spinta. Che maschio insopportabile.

Giunti dall'altra parte, mi rischiarai la vista ed i polmoni: alberi, alberi d'ogni genere, profumo di libertà, di natura, cespugli, foglie bagnate. Ed una strana vibrazione.
Vita, vibrava, pullulava di vita.
Esseri d'ogni specie, lí, ogni giorno, si incontravano.
Avevo la bocca aperta, e grazie a quello spettacolo naturale, mi sentii per la prima volta parte integrante di qualcosa.
E mi piaceva eccome.

Dopo essere entrata in quella scuola, non avevo più messo piede fuori. Mi sembrava un sogno. Volevo correre.
Mi volsi piano, sorridendo piena di gratitudine, a quel ragazzo, che stava dritto, con le mani nelle tasche, a guardarmi dall'alto.
«Ti piace, Angelo?» Non feci caso alla nomea, e non risposi. Il mio sorriso, come risposta gli bastava, e lo sapevo, tuttavia annuii leggermente.

S'incamminò deciso in mezzo al bosco, invitandomi a seguirlo.
Le spalle larghe rivestite di una nera stoffa si muovevano con l'andamento costante dei suoi passi, tutto in lui sembrava in perfetta armonia, con sé e con ciò che lo circondava.

--------- Terza persona ---------

«E in principio fu la Terra. Il primo giorno, Dio disse "luce", e luce fu.
Scisse la luce con le tenebre e li chiamò Giorno e Notte.
Il secondo giorno, Dio disse "Si faccia una distesa fra le acque e avvenga una divisione fra le acque e le acque" [Gen 1:1-6]»
Il tono imposto ed alto da Imperatore del professore, rimbombava veementemente tra le quattro mura dell'aula.

Era con la testa appoggiata sulle bianche braccia conserte, fissava A mentre ricordava quanto avevano fatto il giorno prima.
Gli studiò, sospirando, l'orecchio, l'attaccatura dei capelli, il collo e l'espressione sull'attenti.
Le sopracciglia leggermente corrugate, le labbra tese e leggermente aperte, lo facevano sembrare più uomo di quanto già non fosse.

Jack poteva assistere solo all'ora di letture bibliche, e poi era costretta ad uscire causa sospensione.
Non poteva credere di dover smettere di fissare cotanta beatitudine tra meno di mezz'ora.
Erano ancora seduti vicini.
A. si voltò e le rivolse un sorrisetto cinicamente caldo.

~~~ Spazio autrice ~~~

Il ritmo della narrazione é volutamente lento, spero vi piaccia/piacerà.
Vi prego, fatemi sapere tramite commento, se devo migliorare qualcosa e se la storia fino ad ora é di vostro gradimento.
E nulla, grazie a tutti coloro che mi leggono!

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