Stralci di luce - I°

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Folle.
Pazza.
Folle, pazza, folle, pazza.
«Dai muoviti lumaca di un Angelo!»
«Se fossi al mio posto dubito saresti più bravo»
Stavo odiando le mie mani, i miei rami dalle foglie nere.
Dovevo scavalcare l'imponente cancello dai richiami gotici, per aprirlo da fuori.

Lo avevamo trovato nel bel mezzo dello pseudo boschetto della nostra prigione.
Che con lui, lo ammetto, era meno spinoso e sconfortevole trascorrere gli anni, dicono, più belli della /nostra/ vita.
Dicono, perché di bello, non ne avevo mai avuto il piacere di gustare, se non l'estrema leggerezza dell'essere, appesantita talvolta dall'immensa solitudine.
Ed un vuoto, uno strano vuoto che iniziava a starmi stretto, come una camicia di forza, che riuscivo a colmare solo con i suoi occhi di fiamma, nonostante il colore - era vetro, una superficie riflettente che avida ed affamata, risucchiava con estrema sconsolata gioia quanto vedeva, curioso e felino, come se non potesse farne a meno
ma nulla lasciavano emergere, se non una vaga sensazione: celavano (l'ho scoperto col tempo, anche se in minima parte) la più avvincente tra le storie.

Le edere che ricoprivano quasi interamente quelle inferriate, adornate dai più belli arzigogoli, davano un tocco mistico e zen a quel pezzo di giardino, dietro ad un grande Mandorlo, spoglio, ormai.
Aveva una aria tetra, sembrava la preda tra le spire di un serpente.
L'Edera lo stringeva talmente tanto da farlo sembrare un amante scomodo.
Solo da un lato sembravano coesistere pacificamente.
Mi riportó in mente la storia di Romeo e Giulietta, quella con le intonazioni della mamma, di sera, quando tentava di calmar-ci.
Quel flusso di pensieri era bastò per farmi disconcentrare e...
Caddi di sedere facendo un gran tonfo sordo, seguito, ovviamente, dalle risate di A.
Ma che ha da ridere, quel cerebroleso, lo lascio chiuso dentro.
Sembravano campane.

~~Spazio autrice~~
Non me ne abbiate, dopo 364 giorni di blocco dello scrittore, finalmente ho ritrovato l'ispirazione in una delusione, come ogni artista, devo dire.
Stavo andando a trovare una amica, e proprio mentre, leggendo cose che non avrei dovuto né voluto leggere, ho iniziato a darmi della folle /nell'aver donato, di nuovo, quel pizzico di umanità che mi è rimasto/.
Matti, non lo siamo un pochino tutti?
Esattamente un anno e due giorni fa, decisi di scrivere questa storia, con dentro un po' delle mie esperienze - delle quali sono avida.
Avida e gelosa.
Perché non far uscire un pochino di questo malessere tramite "inchiostro", che seppur virtuale resta tale...?
È un nuovo inizio, per questa storia, colma di labirinti di parole, messaggi nascosti dalla retorica.
Scusatemi, ma quando il blocco di incatena le mani alla mente - perché hanno bisogno di volare libere come uccelli, loro -, non ci si può fare niente...
Spero non accada di nuovo, buon proseguimento!

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