Capitolo 1: Le mie infanzie

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"Spero che sia lei che i suoi colleghi che ci stanno guardando da dietro quel vetro abbiate una buona immaginazione, Dottoressa, perchè ve lo assicuro... ve ne servirà molta.

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Erano le 20:13 di un martedì molto, molto freddo. Mio padre rincasò dal lavoro. Era stata una giornata lunga e stressante, ma i risultati dei suoi sacrifici furono più che buoni. Avevo 12 anni. Ancora nell'età dei sognatori, almeno per me. Sul tavolo da cucina tenevamo sempre un omino con un cappello a punta nero ed un mantello bianco. Ciò che mi incuriosiva di più di quella strana statuetta era il volto: aveva gli occhi dipinti di blu e le labbra di verde, mentre la pelle del viso era grigia. Non riuscivo a capire il perchè di un simile colore in mezzo a tutti quegli altri così belli. Quel colore mi spezzava la fantasia. Troppo tetro, troppo triste, troppo oscuro. Ogni volta che guardavo quella statuetta, fantasticavo su di un ragazzo, vestito esattamente come l'omino della statuetta. Gli stessi occhi profondi, le stesse labbra strane ma belle, ma con il viso del colore rosa naturale. Questo ragazzo veniva a prendermi e mi portava ad esplorare il mondo e i suoi segreti. Era una cosa bellissima. Avevo proprio bisogno di evadere dalla realtà. La realtà non mi era mai piaciuta. Troppi sacrifici, specialmente per mio padre. Sebbene fosse stanco, aveva promesso a me e al mio fratelino di cinque anni di portarci al circo che quel giorno era arrivato nella nostra città.

Quella sera mi divertii come non mai, tra un'attrazione e l'altra ed uno spettacolo e l'altro. Fino a quando non giunse il momento di quell'esibizione...

Tra le varie attrazioni ce n'era una che attirò subito la mia attenzione: La voce del tempo. Oh, non fui attirata dal titolo quanto da quello che vidi, ossia un ragazzo dal cappello nero a punta e dal mantello bianco. Inutile dirle del colore degli occhi e delle labbra, presumo lei abbia capito"

"E il viso, Signorina Awer?"

"Rosa. Il suo viso era di un colore naturale. Rimasi incantata. Non credevo ai miei occhi. Il ragazzo dei miei sogni era lì, davanti a me, e mi sorrideva, ponendomi una clessidra di sabbia colorata.

<<La Signorina vuole provare le abilità di Eror, l'Ascoltatore del Tempo?>> Chiese lui. Cercai con lo sguardo i miei genitori e trovai quello di mio padre, che annuiva tutto felice, come un bambino.

<<S-si!>> Gli risposi, eccitata e spaventata nello stesso momento. Una mia fantasia si era avverata, cosa sarebbe successo dopo?

<<Si accomodi, Signorina! E porti anche la sua famiglia con sè>> Salimmo tutti sul piccolo palco, incuriositi. Non riuscivamo a capire perchè il ragazzo avesse voluto averci tutti lì, in quel momento.

<<Signore e Signori>> Esordì, <<I poteri del grande Eror gli permettono di ascoltare le voci delle persone nell'ultimo periodo della loro vita. Se la concentrazione è abbastanza grande, può addirittura ascoltare le ultime parole di una persona>> Immaginate il mio stupore, in quel momento.

<<Quì abbiamo una bellissima famigliola del posto, che attende con ansia di sapere come sarà la loro voce prima di lasciare questo mondo>> Disse, presentandoci al pubblico con il gesto di una mano. Poi passò a sè stesso: <<E io sono il grande Mago Eror, l'Ascoltatore del Tempo>> Era giovanissimo, avrà avuto al massimo due anni più di me.

La dimostrazione dei suoi poteri iniziò con mia madre, alla quale il ragazzo chiese di stringergli la mano. Lei dichiarò di sentirsi attraversare da qualcosa, qualcosa di freddo e allo stesso elettrizzante. Il ragazzo dichiarò: <<E' il tempo, cara Signora. Il tempo la sta attraversando, in questo momento. E' quello che fa con tutti noi, ogni giorno. Assiste a quello che per lui è uno spettacolo: le nostre vite>> Mi incantai a quelle parole, anche se non ne comprendevo il senso.

Eleonore Awer in: Gli sbagli della Fenice Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora