"Chi è "Lui", Eleonore?"
"Non lo so. In vita mia nessuno mi ha mai detto una cosa simile, almeno non ancora"
"Lei ha mai sentito parlare di me o... sapeva che sarei stata io ad interrogarla, Eleonore?"
"No. Mai. E nemmeno sapevo chi fosse. Iniziamo ad essere scettiche, non è vero, Dottoressa? Vuole dirmi che non crede alla storia del Tempo?"
"Sarei una pazza se le credessi, non trova? Però le credo, dopo quello che è successo questa notte. La mia era più una domanda che sono stata obbligata a farle, così loro possano ascoltare"
"Quello che è successo questa notte ha molto a che vedere con tutto, Dottoressa, e temo che la notte non finirà qui e nè tanto bene..."
"Cosa intende dire?"
"La persona che mi dirà quelle parole non si è ancora presentata -a meno che non l'abbia fatto e io non ne abbia alcun ricordo, ma lo escludo-, questo significa che: O farà la sua apparizione qui, oppure succederà qualcosa che mi vedrà uscire da questo luogo. Se la seconda ipotesi fosse quella giusta, ma ne dubito, allora noi due ci rincontreremo, e in circostanze diverse, sempre se qualche strano evento come quello di questa sera non mi faccia ricapitare qui"
"E perchè mai non dovrebbe uscire da qui entro stasera?"
"Perchè la storia è ancora lunga, Dottoressa"
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"Le dò tutto il tempo che le serve. Continui pure"
"Come le ho già detto, ho altri ricordi, ricordi che non ho vissuto sulla mia pelle. In questi ricordi a volte guardo mio fratello con disprezzo, altre con un rimorso di coscienza talmente forte da farmi stare più male di quanto stessi. Non so il perchè, ma mi ricordo solo l'odio e la compassione che provo. In questi ricordi, Awer avrà 8 anni, più o meno, e io sono sono una 14enne che piange tutto il giorno nella sua camera. Le uniche parole di Awer che mi ricordo sono: <<Non preoccuparti, starai meglio>>
Poi il nulla. Ricordo le sensazioni, le emozioni, le immagini, ma non il perchè di tutto questo.
I miei veri 14 anni, quelli di cui ho memoria e so di aver vissuto, sono ben altri. Senza Awer, prima di tutto... Non riuscivo a sopportare la sua scomparsa, e nemmeno i miei genitori. Ho più volte sentito mio padre che piangeva e che diceva di non potercela fare più, ma mia madre gli ricordava che c'ero io e che avrebbero dovuto lottare per me. Ed eccoci di nuovo nella realtà: se prima mio padre si sacrificava per la famiglia, facendo turni prolungati al lavoro, adesso stava soffrendo. Se prima io evadevo dalla realtà tramite la fantasia e l'immaginazione, decisi di farlo in modo diverso, così ritenni di avere il diritto di attingere a sostanze stupefacenti.
Jack Williams, un ragazzo della mia scuola, spacciava ogni tipo di allucinogeno. Era dell'ultimo anno, aveva un sacco di fonti, soprattutto in famiglia. Alaska Mya, la mia migliore amica di allora... Fù lei a consigliarmi di fare uso di quelle sostanze. Lei lo faceva da mesi, io invece ne ero spaventata, ma cambiai idea per via del clima famigliare. Non sopportavo più quella tristezza che riempiva i polmoni fino a farli collassare, così come gli occhi svuotati dalle loro lacrime.
Era di nuovo martedì ed erano le 09:36. Faceva caldo, quel giorno. Alaska mi prese per mano e mi trascinò vicino all'armadietto di Will. Un ragazzo abbastanza alto e molto robusto, con folti capelli neri e occhi grigi. Masticava sempre una gomma e odorava di un misto di profumi diversi. Lo faceva per nascondere l'odore di tutta quella roba che si fumava. Ci teneva a rendersi "presentabile". A me tutto quel profumo faceva quasi vomitare. <<Lei è Eleonore>> Alaska mi presentò come Eleonore perchè sapeva bene quanto fossi legata a questo nome. <<Vuole... ehm... evadere dalla realtà. Hai qualcosa per lei?>>
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Eleonore Awer in: Gli sbagli della Fenice
FantasyEleonore Awer ha fatto una scelta strana quanto interessante, ma non ne ha alcun ricordo. Nel corso della sua conversazione con la Dottoressa Conwae, rivela quanto accaduto prima e nel corso di un avvenimento che ha turbato la nazione. La scelta che...