Capitolo 3

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Sono già due giorni che ho consegnato il modulo e ancora non mi fanno sapere niente. La suspance mi uccide. Mentre torno da scuola penso alla possibilità che non mi prendano. Odio le delusioni ma ci sono comunque poche possibilità di partire. Posso solo immaginare quanti ragazzi abbiano fatto domanda... con questi pensieri in testa apro la porta di casa e butto le chiavi nella ciotola. Appoggio lo zaino nella poltrona e mi avvio in cucina. Urlo un "Sono a casa!" ma non ottengo risposta. Bevo dell'acqua e mi dirigo in salotto dove trovo i miei zii seduti nel divano che fissano con una strana ammirazione una busta bianca. "Che succede?" chiedo loro. Zia Mary si gira guardandomi con uno sguardo da pazza e sussurra "È dalla tua scuola. È l'esito della domanda. Non l'abbiamo ancora aperta. Qui dentro c'è scritto se potrai partire in Irlanda o no." Sono senza parole e il mio cuore batte forte. Corro verso di loro e gli strappo la busta fra le mani. La apro lentamente ma poi gliela lancio coprendomi gli occhi e impaurita dico "Guarda tu!". La sento prendere il foglio e fare un versetto strano. Sbircio da dietro le mani e gli chiedo con esitazione "Allora?..." Non risponde subito, poi scatta in piedi con un gigantesco sorriso e urla "Ti hanno presa!!!" I miei zii mi abbracciano e io salto dalla gioia. Non posso credere di avercela fatta! Partirò per l'Irlanda! "Devo fare subito le valige! Wow é pazzesco!" non riesco a togliermi il sorriso falla faccia. "Calma Amaya, la partenza è per dopodomani... Le valige le prepareremo domani." Zia cerca di apparire tranquilla ma posso scorgere la felicità nella sua voce. "Ok ok allora io vado su a farmi una doccia" salgo le scale e mi preparo per il bagno. Quando entro in doccia penso all'Irlanda... la prima bella cosa che mi è successa da quando i miei sono morti. Abbasso lo sguardo sul mio corpo. L'inchiostro nero risalta sulla pelle. Alzo gli occhi verso l'alto e li chiudo. Le lacrime sono nascoste dallo scorrere dell'acqua.
Ero calma, ma dentro, urlavo.
Meglio uscire da qui. Dopo essermi asciugata e vestita mi pettino. I nodi si sciolgono con difficoltà, facendomi innervosire. Finalmente ci riesco e lego i capelli in uno chignon disordinato. Scendo le scale e zia mi invita a sedermi. "Dobbiamo parlare dei dettagli del viaggio."annuisco. "Prima di tutto devi sapere dove starai. Ti ospiterà la famiglia Ross e il tuo contatto è Erik Ross, ci ho parlato poco fa al telefono,ci credi che conosce la nostra lingua? Ma dice che con te parlerà solo ed esclusivamente in inglese! Non vuole rovinare l'utilità di questo viaggio. Ti aspetterà all'aeroporto di Dublino." Zia ha organizzato tutto alla perfezione come fa sempre. "Grazie " le dico. Mi sorride. Arrivata l'ora di andare a dormire mi metto sotto le coperte e cado in un sonno profondo.
È tutto così spento e senza senso in questo enorme salone. Un ragazzo alto arriva e da un pugno al muro. Cerco di coprirmi le orecchie ma è impossibile non sentire le sue urla. Cazzo devo uscire da qui! Non ci sono porte o finestre, sono dentro una scatola e lui è con me. Lui è sempre lì con me.
Apro gli occhi e alzo il busto. Ormai ci sono abituata. Questi sogni mi tormentano e non riesco a liberarmene. Guardo l'ora e sono le 6:17. Siccome odio alzarmi presto mi riaddormento.

Oggi è l'ultimo giorno che trascorreró qui a Dragør. Zia Mary mi aiuta a sistemare le valige. Dovrò stare un anno intero perciò porto quasi tutto il guardaroba. Mi servono due valige e una borsa per farci stare tutto dentro. Dopo aver finito prendo la bici e mi faccio un giro al porto. Ho sempre odiato le grandi città e il loro caos. Mi piace la tranquillità di questo paese, l'aria pura del mare che si respira percorrendo le strade. Arrivo alla parte del lungo mare, scendo dalla bici e lo percorro a piedi. Guardo i raggi del sole che sembrano bruciare l'acqua. Eppure essa rimane tranquilla, inerme al suo tocco. Ci venivo spesso con mio padre; lui mi mostrava il mare e mi raccontava la storia di Colombo che scopre l'America. Diceva "Vai, scopri il mondo, conosci nuove persone e impara da loro. La cultura è il cibo della mente, non dimenticarlo! Ma lascia il cuore sempre legato alla tua casa, che è il luogo da cui tutto è cominciato. Sii sempre te stessa". Io lo ascoltavo ammirata. Tutti mi hanno sempre detto che assomiglio moltissimo a lui, sia per pregi, sia per difetti,e ne sono felice. Torno in sella alla mia mountain bike e raggiungo casa.

Finalmente oggi è il gran giorno. Dopo essermi vestita,ovviamente sportiva, mi faccio una treccia e porto i bagagli in macchina. I miei zii salgono e partiamo. In auto l'aria è di festa: cantiamo per tutto il tragitto le canzoni che trasmettono alla radio. Arrivati all'aeroporto io saluto zio Paul nel parcheggio perché deve controllare l'auto. "Mi mancherai Amaya" mi abbraccia. "Anche tu zio Paul". Mi accarezza la testa sorridendo e sussurra un "Ora va" e io annuisco. Lo saluto e entro nell'aeroporto. Dopo aver fatto il check-in arriviamo alla dogana e infine al gate. Qui parla con l'hostess che mi accompagnerà (essendo minorenne non posso viaggiare da sola). Quando la voce nelle casse avvisa che è ora di imbarcarsi zia mi prende il viso fra le mani e dice "Allora, sii prudente. Non parlare mai con gli sconosciuti. Mangia tutto quello che ti danno e... oh ma che dico vieni qui!" Mi abbraccia "Mi mancherai moltissimo. Divertiti May". Io sorrido e per un attimo vedo amarezza nei suoi occhi. "Ecco... il sorriso di Michael e gli stessi occhi di Lux... Sarebbero fieri di te. Loro sono fieri di te" le metto la mano sulla spalla "Andrà tutto bene" la rassicuro. Mi riabbraccia e poi mi saluta "Chiama quando arrivi!" Urla mentre sto per imbarcarmi. La saluto con la mano e poi salgo in aereo. Dopo 10 minuti parte. Mi è sempre piaciuto, non so perché. Dal finestrino la città inizia a rimpicciolirsi fino a quando non vedo semplicemente dei batuffoli bianchi. La hostess affianco a me é leggermente irritante, mi tratta un po da bimbaminchia, ma la ignoro. Nel frattempo penso alla Danimarca e a tutti i ricordi che ho a casa. Non penso mi mancherà tantissimo. In realtà credo di essere voluta appositamente scappare da li... mi faceva pensare troppo alla merda della mia vita. Dopo più di 2 ore di volo l'aereo atterra nell'aeroporto di Dublino. Sono emozionata quando scendo e mi reco al ritiro bagagli. Arriviamo alla grande sala dove mi dovrebbe aspettare il mio contatto. Do un occhio alla gente davanti a me finché non scorgo un uomo molto magro e altissimo che tiene in mano un cartello con su scritto "Erik Ross". È lui. Dico alla hostess che quello è l' adulto che baderà a me e lei se ne va contenta di essere finalmente libera. Mi avvicino e chiedo "Erik Ross?". Lui sorride, guarda il cartello e fa "Così c'è scritto." Almeno ha un po di umorismo. "Tu sei Amaya?"dice. "Esattamente. È un piacere conoscerla sign.Ross"gli stringo la mano. "Il piacere è tutto mio. Allora... vogliamo andare?" Mi indica l'uscita. "Certo" rispondo, e lo seguo. Per adesso sembra simpatico, almeno non è un vecchio barboso. Quando esco l'aria fresca mi colpisce in pieno viso e mi stringo nella giacca. Entriamo in una jaguar nera... wow ma queste macchine costano un botto! Il sign. Ross mette in moto e partiamo, mentre fuori il paesaggio diventa sempre più verde.

Finalmente meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora