Capitolo uno.

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Oggi, in un modo o nell'altro, ci siamo diplomati. Gli anni del liceo si sono risolti in una cerimonia durata una scarsa mezz'ora. E adesso c'è questa stupida festa del diploma, di cui hanno parlato tanto, ma che alla fine non è nulla di speciale. Sono seduta sulle scale, con un bicchiere di birra in mano ad annoiarmi a morte. Preferirei essere a casa davanti alla tv a godermi una maratona di Geordie Shore, ma mia madre era così contenta del fatto che fossi stata invitata a questo evento che non hi voluto deluderla. Che poi, tanto per la cronaca, sono stata invitata soltanto perchè l'invito è rivolto obbligatoriamente a tutti. E per tutti intendo anche gli sfigati come me. Credo che fisseró tutta la sera il mio bicchiere, ma è okay. Ignorata fino all'ultimo. Per me è sempre stato facile fingere di non esistere. Sto per emettere l'ennesimo sbadiglio quando un ragazzo dall'altra parte della stanza cattura le mia attenzione. È seduto su un divano, vicino ad un ragazzo che a a quanto pare non la smette di blaterare. Lui però non sembra minimamente interessato, anzi continua a guardare il liquido nel suo bicchiere, quasi potesse leggerci qualche predizione. Sentendosi osservato si gira nelle mia direzione e mi sorprende a fissarlo. Arrossisco  violentemente e il ragazzo alza il bicchiere nella mia direzione a mo' di saluto. Gli sorrido totalmente in imbarazzo ed inizio a fissarmi i piedi che tutto d'un tratto sono diventati molto interessanti. Mentre sono ancora nell'atto di contemplare le mie calzature, qualcosa mi fa ombra. Alzo la testa incuriosita e mi trovo davanti il ragazzo del divano. Da rossa quale ero diventata cambio colorito in viola ed inizio ad avere molto caldo.
«Arrossisci sempre così spesso o è colpa mia?» chiede ridendo.
Tu che dici mr. TI-HO-SOPRESA-A-FISSARMI?
Prendo coraggio e alzo la testa, guardandolo negli occhi.
«Tu che pensi?» sbotto.
Okay, all'inizio non sono particolarmente simpatica, ecco.
«Ho appena deciso che mi piaci» dice sedendosi
«Ho appena deciso che me ne andrò» dico alzandomi.
«No, ehi. Aspetta» richiama la mia attenzione.
Mi giro di scatto in attesa che lui dica qualcosa.
«Vuoi passare la notte più bella della tua vita?» mi domanda.
«Se mi stai offrendo del sesso, sappi che la risposta è no» dico acida.
Scherza, vero?
Il ragazzo per tutta risposta scoppia in una fragorosa risata, quasi si piega in due dal ridere.
«Al contrario delle tue aspettative, no, non ti sto offrendo del sesso. Ti sto offrendo di mandare al diavolo una buona volta questa città, con me» esordisce tutto d'un fiato.
Devo ammetterlo, il discorso è convincente, ma ci vogliono di più di delle belle parole per persuadermi.
«Per quanto il tuo discorso possa essere stato d'ispirazione, io non so nemmeno il tuo nome. Potresti essere uno stupratore di povere ragazze appena diplomate o uno spietato serial killer che prima uccide le vittime e poi le fa a pezzettini o-» sto continuando il mio elenco di cose-pericolose-che-potresti- essere quando vengo interrotta bruscamente.
«1. mi chiamo Jacob e 2. non sono in cerca di ragazze nè da stuprare nè da uccidere, puoi stare tranquilla» sorride lievemente.
Quindi il suo nome è Jacob. Ed è incredibilmente carino. E mi sta chiedendo di passare con lui la notte più fantastica della mia vita. Mi do un pizzicotto sul braccio per accertarmi che questo non sia un sogno. E sorprendentemente non lo è.
«Accetto» dico all'improvviso.
«Cosa?» chiede Jacob confuso.
«Accetto di passare la notte più bella della mia vita con te»

Ten Hours || Jacob WhitesidesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora