Capitolo quattro.

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Cazzo, cazzo, cazzo. Sono le otto e trenta del mattino ed io mi sono appena svegliata. E i corsi iniziano alle nove. Bestemmio mentalmente per essermi addormentata sul divano la scorsa sera e di non aver impostato nessuna sveglia. Mi faccio una doccia veloce e nel giro di dieci minuti sono pronta. Visto che la mia macchina non è ancora arrivata qui a New York dal Tennessee sono costretta a prendere il taxi. Ne fermo uno al volo e vi entro di corsa. Una volta detta la destinazione e l'auto inizia a sfrecciare tra le trafficate vie newyorkesi mi lascio andare ad un profondo respiro. Non è così che avevo intenzione di presentarmi il primo giorno di università, ma la sfortuna mi perseguita sin dalla mia nascita. Fortunatamente il mio appartamento dista davvero poco dalla NYU e nel giro di poco tempo sono davanti l'edificio. Mi precipito per le scale chiedendo qualche informazione qua e là e, alle nove in punto, sono davanti la porta dell'aula. Caccio un sospiro di sollievo e mi siedo al primo posto che mi si presenta davanti. Il professore entra poco dopo e ci introduce soltanto i vari punti che affronteremo questo semestre. Prendo appunti sul mio block-notes scarabocchiando qualcosa tra le righe. La seconda lezione ripete lo stesso schema della precedente e così via tutte le altre e la giornata passa abbastanza velocemente. Il vero inferno si presenta però a pranzo dove si ripete la scena dove-cazzo-mi-siedo. Alla fine scelgo un tavolo vuoto in fondo alla sala, abbastanza lontano dagli occhi di tutti. Inizio a mangiare il mio panino al burro di arachidi quando una voce alle mie spalle mi distoglie l'attenzione dal cibo.
«È libero?» chiede il ragazzo.
Mi volto per rispondergli e rimango a bocca aperta. È lui, è Jacob. Il ragazzo della notte più bella della mia vita è qui, davanti a me che mi sorride. Non nego di aver sperato tutta l'estate che bussasse alla mia porta. E adesso, tutto ciò non mi sembra reale.
«Terra chiama Catelyn» dice con voce robotica prendendomi in giro.
Mi risveglio dal mio stato di trance e sfodero uno dei miei migliori sorrisi.
«J-jacob, sì è libero» dichiaro con voce flebile.
In questo preciso momento vorrei prendermi a schiaffi per due ragioni in particolare: 1. per aver balbettato e 2. per non aver nemmeno mostrato un minimo di risentimento nei suoi confronti.
Jacob prende posto accanto a me.
«Allora, Catelyn, come hai passato la tua estate?» domanda apparentemente innocente.
'Beh, che dire. Ho trascorso tre mesi a casa, sola come un cane, in attesa che tu venissi a salutarmi o a chiedermi di ripetere la notte del diploma. Ma sono rimasta delusa quando invece i tre mesi sono scorsi come ogni anno e la mia estate ha fatto per l'ennesima volta totalmente schifo'
«Bene, grazie. E la tua?»
«Devo dire, non male. Ho girato l'America on the road e ho visto posti che nemmeno immaginavo esistessero» risponde Jacob.
'E non potevi portarmi con te, razza di idiota?'
«Wow, dev'essere stato bello» dico.
Adesso tra noi c'è uno strano silenzio imbarazzante e per lo piú Jacob non mi toglie gli occhi di dosso, è davvero snervante.
«Perchè mi stai fissando?» chiedo un po' acida.
Col tempo miglioro, giuro.
«Perchè ti trovo interessante» risponde naturalmente.
Arrossisco violentemente ed inizio a sentire davvero tanto caldo.
«Dici sempre tutto ciò che ti passa per la testa?»
«In effetti si. Mi piace essere chiaro con le persone. Forse a volte sono un po' troppo esplicito, ma non posso farci nulla» alza le spalle.
'Solo a volte?' è quello che vorrei rispondere, ma mi limito a ridacchiare.
«Catelyn, ti va di fare qualcosa di pazzo stasera?» propone Jacob con uno strano sorriso stampato sul volto.
«Basta che non infrangiamo la legge, ti prego»
«No, stavolta tutto legale. Almeno credo» esaudisce in parte i miei desideri.
«Cos'hai in mente?» domando curiosa.
«In pratica c'è questo David che dà una festa nella mega villa dei suoi» mi spiega.
«E cosa ci sarebbe di pazzo nell'andare ad una festa?»
«In teoria nulla, ma in pratica nonsonostatoinvitato» risponde velocizzando l'ultima parte.
«Cosa? Cioè, tu non sei stati invitato?»
Annuisce soltanto.
«Nessuno mi inviterebbe ad una festa, sono una matricola» dice ovvio.
«E come hai intenzione di entrare alla festa?»
«Semplice. Ci imbuchiamo» risponde risolvendo i miei dubbi.
«Jacob, ma non possia-» provo a protestare.
«Possiamo, piccola»
Il soprannome 'piccola' scivola dalla sua bocca in modo talmente soave e perfetto che credo di essere morta e di trovarmi in paradiso.
«Vestiti bene» esordisce mentre se ne va.
Lo saluto con la mano e fisso il piatto pieno. Jacob mi ha fatto passare la fame.

SPAZIO AUTRICE.
Lettori! Finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare, ma il capitolo non è particolarmente lungo, lo so. Spero solo che possiate perdonarmi e vi assicuro che l'attesa per il prossimo aggiornamento sarà piú breve.
Baci, El. Xx

Ten Hours || Jacob WhitesidesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora