Capitolo sette.

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Al volante dell'auto c'è Amber, la ragazza conosciuta alla festa. Non so precisamente come Jacob abbia fatto a convincerla a darci un passaggio, ma non voglio saperlo: avrà sicuramente menzionato me che vomito in macchina.
«Buongiorno, animali da festa!» ci saluta allegra Amber.
Ieri non deve aver bevuto. È fisicamente impossibile che dopo una sbronza si sia così pimpanti.
«'Giorno» grugnisce Jacob.
Io le sorrido semplicemente. Questa mattina, persino parlare richiede troppa fatica. Soltanto quando entriamo nel veicolo, noto quello che dev'essere il fratello di Amber, ovvero il festeggiato, sul sedile del passeggero quasi in coma.
«Ma sta bene?» chiedo divertita.
Amber alza le spalle, borbottando qualcosa tre sé e sé. Il tragitto è abbastanza silenzioso, troppo mal di testa per riuscire a fare qualsiasi cosa. Quasi mi pento di non aver saltato i corsi, non immaginavo che una sbronza riducesse così. Mi sento uno schifo. E non credo che Jacob sia messo meglio di me, visto che ha gli occhi chiusi e si massaggia le tempie.
«So io di cosa avete bisogno» esordisce Amber all'improvviso.
«Oh ti prego, stai zitta!» esclama esasperato il fratello al suo fianco.
Si è risvegliato dal coma abbastanza in fretta. In effetti, non posso dargli torto. Sono davvero grata ad Amber per lo strappo, ma la sua voce allegra e squillante, in questo momento, mi fa venire voglia di staccarmi le orecchie a morsi.
Quando ci fermiamo davanti ad uno Starbucks, capisco le intenzioni della mora.
«Forza, dobbiamo fare rifornimento di zuccheri!» dice trascinandoci giù dall'abitacolo dell'auto.
Oh dio, non credo che riuscirò a sentire l'odore di altro cibo senza vomitare. E, come volevasi dimostrare, una volta nel locale mi trovo obbligata a correre in bagno. Mi abbraccio la tazza del gabbinetto come se la mia vita dipendesse da questo, e vomito l'anima.
«Merda» sento dire da una voce.
Giro leggermente la testa e mi trovo Amber. Mi vergogno tantissimo a farmi vedere in queste condizioni da lei. Mi lega i capelli e mi resta vicino. Quando la nausea si ferma, mi sento pronta ad uscire.
«Questa di Starbucks non é stata proprio una genialata, giusto?» chiede ironica.
Rido in risposta. Adesso, il familiare odore di caffè non mi disgusta così tanto, così decido di ordinare un cappuccino. Devo avere un aspetto terribile e un po' di caffeina potrebbe aiutarmi. In qualunque caso, non ho il coraggio di guardarmi. Usciamo e ci rimettiamo in auto, adesso diretti verso la NYU.

Le lezioni, con questo mal di testa lancinante, sono ancora più una tortura e non riesco a prestare attenzione a nemmeno una delle spiegazioni della giornata. Quando incontro Jacob alla mensa, vedo che neanche lui se la passa così bene.
«Non mi sveglierò mai più presto dopo una sbronza» dice buttandosi sulla sedia.
«Io credo che non toccherò mai più un alcolico in tutta la mia vita» ribatto.
«Se saremo ancora amici, non credo proprio» mi schernisce.
Persino dopo una mattinata del genere riesce a cacciare il suo senso dell'umorismo. E pensare che io invece è da quando mi sono svegliata che non posso fare a meno di essere acida.
«Come fai?» domando a Jacob.
«Come faccio cosa?» mi chiede a sua volta confuso.
«Ad avere sempre la risposta pronta in qualsiasi situazione, a riuscire sempre a cacciare il senso dell'umorismo» chiarisco.
È una qualità che gli invidio tantissimo.
«Tanta pratica. In realtà prima non ero cosí sciolto con le parole, l'ho imparato col tempo» comincia Jacob.
«Essere Jacob Whitesides non è sempre stato così facile»
Queste parole mi lasciano di sasso.
«Ti manca mai casa, Catelyn?» mi chiede Jacob cambiando argomento.
«Cosa intendi per casa?» cerco di sviare la domanda.
«Il Tennessee, quel paesino dimenticato da Dio» risponde facendo ironia.
«Beh, io la vedo così. Casa è dovunque si trovi il tuo cuore e il mio sicuramente non è in Tennessee. L'università è stata la mia via di fuga da una vita opprimente» mi apro per la prima volta.
«Wow, non ero affatto preparato ad una risposta del genere» dà voce ai suoi pensieri.
«E a te? A te manca?» gli domando a mia volta.
«Per favore, l'unica cosa che mi manca di quel posto è la cucina di mia madre» ribatte con un sorriso amaro. Mai come ora mi ritrovo così in sintonia con le parole di Jacob. In Tennessee non avevo amici, non avevo una vita. Sono sicura che andandomene abbia fatto un favore a un bel po' di persone.
«La festa, quella in cui ci siamo incontrati, è stata la cosa più divertente che mi sia mai capitata in tutti gli anni di liceo» sussurro impercettibilmente.
Non sono sicura che Jacob abbia sentito, ma va bene così. Non è di certo un segreto il fatto che prima del college ero un'adolescente nerd e problematica.
«Ho bisogno di sbronzarmi» sospira il moro.
Io sto ancora smaltendo la sbornia e lui già pensa ad ubriacarsi di nuovo?
«Spero che tu stia scherzando» esordisco.
«Affatto, e tu ti sbronzerai con me» afferma deciso.
«Hai qualche malattia ai neuroni che ti impedisce di ragionare come tutti gli esseri umani?» dico ironica.
Jacob sogghigna in modo sadico. Mi sta inquietando tantissimo.
«Alcolisti anonimi!» urla una voce alle nostre spalle.
Mi giro e vedo il caschetto moro di Amber che ci saluta felice.
«Amber!» eclamo felice di vederla.
Jacob grugnisce in quello che credo sia un saluto.
«Ha le sue cose?» mi chiede Amber riferendosi al moro di fronte a noi.
«No, mi turba respirare il tuo stesso ossigeno» ribatte a tono con un sorriso falsissimo dipinto sul viso.
Non posso fare a meno di notare che anche in questo sorriso forzato risulta bellissimo e quasi mi perdo a contemplarlo.
«Catelyn, mi hai sentita?» mi richiama all'attenzione Amber.
«Cosa scusa?» chiedo distrattamente, con Jacob ancora nei miei pensieri.
«Lascia perdere, mi sembri già parecchio impegnata» dice con un tono strano.
Ho chiaramente avvertito l'allusione a Jacob, ma a cosa si riferisce precisamente? So soltanto una cosa: credo di avere una cotta per Jacob Whitesides. E avrei voglia di sbattere testa contro un albero.

SPAZIO AUTRICE.
Ne è passato di tempo, gente! Tra la scuola e impegni vari, non sono riuscita ad aggiornare, ma prometto che mi farò viva un po' più spesso. Spero non vi siate dimenticati di me e che dire, buona lettura!
Bacioni, El.xx

Ten Hours || Jacob WhitesidesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora