Capitolo cinque.

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Quel 'vestiti bene' mi perseguita da quando sono tornata a casa. È talmente assillante che sono costretta ad abbandonare tutto per scarattare nel mio armadio, in cerca di qualcosa di decente. Quando realizzo di non avere nulla da mettere, il panico si fa spazio in me. Ma poi ricordo che ho tutto un pomeriggio davanti e che a New York, vestiti e scarpe me li buttano addosso. Mi dirigo subito alla fifth avenue, sempre rigorosamente nel taxi, e inizio a scavare da cima a fondo al fine di trovare qualcosa che mi aggradi, impresa quindi molto ardua. È quando sto per perdere le speranze che lo vedo. Un vestito ricorperto di gemme sulla parte superiore con una gonna corta e pomposa nella pare inferiore e capisco che siamo fatti per stare insieme. Mi avvicino alla vetrina e quando mi abbasso a guardare il prezzo comprendo che questa nostra storia d'amore purtroppo non può continuare. Per questo vado avanti, con una fitta al cuore per il troppo dolore. L'abito che compro alla fine è un semplice tubino blu elettrico e delle decolletè nere come scarpe. Un po' sconsolata, torno all'appartamento, e dopo una lunga doccia inizio a prepararmi. Ho esattamente due ore prima che Jacob passi a prendermi con la sua jeep. Imcomincia il restauro e il risultato non è niente male. Ce la faccio appena a sistemarmi i capelli che sento in clacson suonare ininterrottamente. Dal baccano, capisco subito che è lui. Chiudo la porta di casa alle mie spalle e mi precipito in ascensore perchè con questi tacchi non sono capace di fare nemmeno un passo. Per miracolo arrivo sana e salva al veicolo e sguscio all'interno.
«Ehi» lo saluto.
'Ehi'? Ma cosa cazzo dico?
«Ciao, Catelyn. Sei bellissima»
Avvampo non essendo abituata a nessun tipo di complimento e abbasso lo sguardo. La radio ci fa compagnia durante tutto il tragitto in auto e gliene sono davvero grata. Ha evitato dei silenzi imbarazzanti.
«Eccoci qua» esordisce Jacob mentre accosta davanti ad una super villa.
Quasi mi cade la mascella per quanto è grande. Si riesce a sentire la musica a tutto volume già da qui fuori. Il portone è aperto e questa cosa mi conforta, sarebbe stato stato difficile imbucarsi se avessimo dovuto bussare.
«Sei pronta ad imbucarti ad una festa per la tua prima volta?» domanda Jacob.
Annuisco velocemente, probabilmente perchè sono estremamente in ansia, e iniziamo a percorrere il vialetto. In realtà nessuno sembra far caso a noi, tutti troppo occupati a bere o a pomiciare con qualcuno.
Quando arriviamo davanti all'entrata mi sorprendo del fatto che non ci sia un buttafuori o qualcosa del genere, ma ne sono sollevata. Prima di entrare, Jacob mi prende la mano e mi guarda negli occhi, quasi a dirmi 'sei sicura?'. Annuisco impercettibilmente, ma riesce a cogliere il mio cenno e ci imbuchiamo. Se l'esterno della casa è spettacolare, l'interno è degno di un hotel a cinque stelle. Be', ubriachi esclusi. Ma i miei occhi si illuminano quando dalla porta finestra scorgo quella che pare essere una piscina.
«Jacob, guarda! C'è una piscina» gli urlo nell'orecchio per sovrastare la musica.
Ride leggermente per il mio marcato entusiasmo e mi porta fuori.
«Vuoi qualcosa da bere?» mi domanda.
In effetti ho la gola un po' secca. Rispondo affermativa e vedo Jacob che si reca in direzione della cucina. Ne approfitto per guardarmi intorno, tutti volti a me sconosciuti. Però sembrano divertirsi sul serio.
«Ti sei persa?» mi chiede una ragazza.
Devo sembrare davvero spaesata.
«No, starei aspettando il mio...amico» rispondo sorridendo.
Un silenzio imbarazzante cade tra noi due. Odio non sapere cosa fare o cosa dire.
«Alla fine si è capito di chi è questa festa?» esordisco sarcastica.
«Si, in realtà è di quel ragazzo laggiú. Mio fratello» ribatte facendomi gelare il sangue nelle vene.
Avrei dovuto rimanere zitta.
«Merda. Adesso vado via subito, mi dispia-» tento di scusarmi.
«No, stai calma. Conosco meno della metà delle persone che sono qui» mi tranquillizza.
Caccio un sospiro di sollievo.
«Avresti dovuto vedere la tua faccia!» esclama scoppiando a ridere.
E io continuo con lei.
Adesso che la guardo meglio, mi accorgo che è davvero una bella ragazza. Un caschetto corvino mosso le incornicia il viso angelico e la pelle olivastra fa da contrasto con quegli verdi e grandi.
«Comunque, io sono Amber» si presenta porgendomi la mano.
«Catelyn» gliela stringo prontamente.
«Non posso lasciarti cinque minuti che già mi rimpiazzi?» parla una voce fin troppo familiare alle mie spalle.
Ridacchio leggermente.
«Jacob, lei è Amber» faccio gli 'onori di casa'.
«State insieme?» domanda la moretta.
Io e Jacob ci guardiamo, quasi a cercare la risposta l'uno negli occhi dell'altro.
«No» rispondo io voltandomi verso di lei.
«Vi va di unirvi a noi?» ci invita Amber.
«Avete anche preso un bella scorta di vodka, non vorrete scolarvela tutta da soli» continua alludendo alle due bottiglie che ha in mano Jacob.
«Certo» acconsente lui e implicitamente anch'io.
La seguiamo nei meandri del giardino e ci fermiamo soltanto quando arriviamo ai lettini vicino la piscina. Riesco a scorgere diversi volti.
«Ragazzi, ho portato due persone che hanno portato la vodka!» esclama.
Il gruppo sembra animarsi all'improvviso e si sentono urla e fischi. Rido in preda all'imbarazzo. Jacob sembra accorgersene perchè mi stringe la mano.
«Sono tutti abbastanza andati, vero?» domando ad Amber che annuisce rassegnata.
Senza nemmeno aver fatto le presentazioni, poichè sono quasi tutti troppo ubriachi, ci sediamo in cerchio e Jacob apre la vodka. Fa il primo sorso e poi la passa a me.
«Non credo sia una buona idea» dico guardandolo.
«Dimentica la tua coscienza per una notte. Soltanto una»
E bevo. Passo la bottiglia al ragazzo di fianco a me, mentre la gola mi brucia da morire per l'alcool che ho appena ingerito. Non sono per niente abituata. Il giro continua così, ma al quinto sorso già inizio a non sentirmi lucida. Più che altro più leggera. La mia fottutissima prima sbronza.

Ten Hours || Jacob WhitesidesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora