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Arrivate davanti alla porta dell'aula 31, ci guardammo un attimo per decidere chi dovesse aprirla. Discutemmo sottovoce, perchè nessuna delle due voleva farsi sentire. - Apri tu-. La incitai con una spintarella. Lei si tirò indietro. - No aprila tu-. Mi spinse avanti. Stavo per dirgliene una delle mie quando la porta si aprì e ne spuntò dietro la testa della professoressa Tedesco, il suo viso assomigliava a quello di un toro pronto ad andare incontro al telo rosso. In questo caso io e Lottie eravamo il torero. Entrambe ci raddrizzammo e lanciandoci occhiate di rimprovero silenziose ci avviamo ognuna ai propri posti. Ultima fila vicino alla finestra, ovvero posti strategici invidiati da mezza classe. Come previsto, appena seduta mi arrivò la voce, o meglio il ruggito, della professoressa -Signorine, che orario segnano i vostri orologi?- Chiese con un sorriso dolce stampato in faccia, quel sorriso che sembrava renderla innocua a tutti i ragazzini il primo giorno di scuola. In realtà pochi sapevano decifrarlo davvero e capire che stava per fare qualcosa di brutto a tuo discapito. Io l'orologio non ce l'avevo. - le otto e un quarto- Rispose secca Charlotte al posto mio.

-Bene, mi fa piacere che sappiate leggere l'orologio... ma vi sembra questa l'ora di entrare?! - Si alzò dalla sedia sbattendo le mani sulla cattedra. Ecco, il toro era pronto per distruggere il telo.

-Certo che no...- Mi affrettai a dire, in cerca di una scusa plausibile per giustificarci - il fatto è che pioveva e..

-E niente-. Mi interruppe la prof tornando al suo dolce sorriso - Una bella nota e non se ne parla più-. Così dicendo si sedette. E bam! questa volta il torero non ha fatto in tempo a togliere il telo e il toro lo ha sfondato in pieno centro. Ed ecco qui la nota che stavo cercando di evitare da più di un mese. Come se niente fosse iniziammo a studiare Mozart, una noia mortale. Credo che la professoressa abbia scelto un tizio che muore per cause sconosciute solo per farci iniziare allegramente la giornata. Che professoressa simpatica e amorevole. Iniziai a prendere appunti quando... Toc toc..

Venni distratta da un leggero rumore proveniente dalla finestra. Mi voltai curiosa. - Ma che diavolo..?- Sembrava tanto una scena tratta dai libri che di solito leggevo. Fuori dalla finestra c'erano due ragazzi. Un ragazzo riccio che sorrideva e mi salutava e, accanto a lui, uno bruno che al contrario del primo si limitava a guardarmi sbuffando. Il riccio si girò verso di lui e gli tirò una gomitata nel fianco dicendogli qualcosa che non riuscii a capire per via della finestra, che attutiva tutti i suoni. Un attimo dopo il moro mi salutava svogliatamente. Iniziai a capacitarmi solo dopo un attimo di rimbambimento. La mia classe era al secondo piano e, a meno che non avessero dei fili che li sorreggevano in aria come marionette, stavano volando. Di sicuro non era vero, era un'allucinazione per colpa del troppo Mozart. Poi però mi venne in mente la cosa strana che mi aveva detto Charlotte poco fa, e alla quale io mi ero rifiutata di credere. Qualcuno aveva scassinato il cancello della scuola e gli studenti avevano sentito strani rumori nei bagni e negli armadietti. Se questi ragazzi potevano volare non erano sicuramente persone normali e nessuno poteva assicurarmi che non fossero dei mostri. Tanto valeva provare a comunicare. Guardai il ragazzo riccio, che sembrava ancora gravitare in aria, e cercai di mimargli un punto interrogativo. Lui sembrò capire e con un gesto semplice della mano mi fece segno di stare tranquilla. Notai che mi fissava attentamente e mi sentii a disagio, cioè i ragazzi non mi guardavano mai e mi sentivo strana. Il ragazzo provò a dirmi qualcosa ma fu bloccato dal moro che lo zittì mettendogli una mano davanti alla bocca. Il riccio cercò di liberarsi leccandogliela e il bruno la ritirò schifato. Iniziarono a litigare. Mi misi a ridere. Tra le facce dell'uno e dell'altro sembrava di assistere a un duo comico. Mi ricordai solo ora che ero in classe e che anche qualcun'altro poteva essere riuscito a vederli. Mi voltai verso i miei compagni e scrutai i volti di tutti, accorgendomi sgomenta che nessuno era stupito o svenuto, tutti continuavano a scrivere e a parlare. Mossi di nuovo lo sguardo per la classe e fu sconcertante scoprire che in realtà qualcuno ci osservava, quel qualcuno era la prof. Possibile che solo e proprio lei se ne fosse accorta? Mi voltai verso i ragazzi volanti per avvertirli ma loro non c'erano più. In compenso la professoressa non era sparita e per la mia distrazione dovetti sorbirmi il suo commento - Signorina Raguseo se Mozart le fa ridere, le farà piacere espormi la sua biografia. ora-.

NOTA AUTRICE:

scusate se il capitolo è corto, forse lo sarà anche il prossimo ma non vi preoccupate perchè recupererò con gli altri. :D

Una nuova semideaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora