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"Dreams are my reality the only kind of real fantasy"

La testa mi pulsava a ritmo incessante, come se un martello volesse rompermela a suon di martellate. Mi ci volle una grande forza di volontà per aprire gli occhi. Per prima cosa mi guardai intorno,  una prima visione mi disse già che era un posto a me sconosciuto. Il soffitto molto alto, almeno otto metri, era sorretto da colonne bianche che formavano archi molto larghi e imponenti. Sbadigliando spostai lo sguardo fuori dall'edificio, che era sprovvisto di muri quindi mi permetteva un'ampia visone dell'esterno. Era circondato da un prato verde e folto con intorno tanti alberi di diverse forme e dimensioni. In secondo piano era presente un lago molto grande, di un celeste limpidissimo, tanto che dovetti reprimere la voglia di alzarmi e corrergli incontro. Una fresca brezza mattutina mi scompigliò i capelli facendomi rabbrividire di piacere. Mi rilassai dipingendomi un'espressione beata in viso e non badando per un attimo al luogo in cui mi trovavo. Poggiai le braccia sul letto, quanto era morbido. Da quanto tempo non mi sentivo così bene? Decisi che il momento-relax poteva bastare e abbassai lo sguardo sul lettino bianco sul quale ero distesa. Il mio corpo era stato coperto da un leggero lenzuolo, anch'esso bianco. Dove diavolo erano finite le mie lenzuola verdi rigate? Possibile che mia madre avesse avuto un repentino cambio di gusto in fatto di stile? Se fosse stato così non lo avrei mai accettato. Insomma, il bianco non era di certo un colore e ben che meno allegro, lo associavo agli ospedali. Mi alzai decisa a discuterne con mia madre, o almeno ci provai perchè una mano mi toccò la spalla, facendomi sussultare. -Ah non ti conviene. Sei stanca e devi riposare-. Con lo sguardo, seguii la lunghezza del braccio fino ad arrivare alla persona che aveva appena parlato. Quasi non mi cadde la mandibola. Accanto a me c'era un ragazzo bellissimo, il termine lo rispecchiava appieno, Portava i capelli lunghi fino al collo neri, e gli occhi. Oh, gli occhi,erano verde-mare, così profondi che ti ci potevi tuffare dentro senza trovare più la strada del ritorno. Assomigliava tanto a uno dei personaggi dei libri che amavo. La sua voce interruppe il mio sogno ad occhi aperti - Hey ti sei incantata? -. Abbandonai il mio stato di trance momentaneo tornando alla realtà. Mi scostai, facendo così ricadere il braccio sul fianco del ragazzo. Doveva sicuramente essersi accorto di come lo stavo fissando, ebbi proprio l'impulso di controllare se dalla mia bocca colava della bava ma non lo feci, piuttosto cercai di darmi un contegno. Parlai disinvolta. Bianco dappertutto, Un ragazzo bellissimo davanti a me, Si, dovevo essere in paradiso. -Sei forse il mio angelo custode?-. Chiesi spontanea provocandogli una fragorosa risata. Una risata così bella che dopo un po' venni contagiata, iniziando a ridere con lui. Il ragazzo si asciugò le lacrime. -No no, per carità. Io sono Percy, Percy Jackson, un tuo amico-. Mi tese la mano. Rimasi perplessa. -Aspetta, noi ci conosciamo?- Chiesi strizzando gli occhi e aggrottando la fronte. Cercai di collegare il suo viso a qualcuno ma niente. Non ricordavo di averlo mai visto. 

-No ma ci conosceremo presto- Rispose con aria amichevole, la mano ancora tesa verso di me. -Tu come ti chiami?-. Chiese incuriosito. Gli strinsi la mano - Piacere mi chiamo Sabrina, Sabrina Raguseo-. Gli sorrisi e lui ricambiò notando che avevo utilizzato la sua stessa formula di presentazione.

-Bel nome-. Esclamò lasciandomi la mano. Ma se lui non era il mio angelo custode, allora chi era? E io che ci facevo in quel posto? Ormai era stato appurato che non era la mia stanza. Il ricordo di uno strano sogno iniziò ad aleggiarmi nella testa. Cominciai a pensare che mi avessero rapita e che facessero i gentili solo per ingraziarmi e tenermi buona. Ma un ragazzo carino come Percy non ce lo vedevo in una banda. Una cosa era sicura, non mi ero recata in quel posto per fare una dormita di mia spontanea volontà. -Beh non conoscerai solo me, ma anche tante altre persone..- Aggiunse Percy tra se e se. Forse pensando che non l'avessi sentito. Intanto il mio sogno si stava facendo pian piano più chiaro e io avevo bisogno di raccontarlo a qualcuno. Percy sembrava il tipo amichevolmente giusto. 

-Sai, ho fatto uno strano sogno. Ero nella pineta della mia scuola, stavo conoscendo due ragazzi, dicevano di chiamarsi Leo e Nico. Poi è arrivata la mia professoressa di musica..- Feci una pausa per ricordare meglio il sogno. - che... bah, che cosa assurda, in pochi minuti si è trasformata in un mostro con le ali. Poi mi sono ritrovata a combattere contro quella schifezza, slogandomi la caviglia...-. Posai involontariamente lo sguardo sulle caviglie, che da quando mi ero svegliata non avevo ancora notato, una di esse era tutta fasciata e, con mio immenso stupore, non riuscivo a muoverla. -Impossibile!-. Esclamai sbattendo gli occhi incredula, sperando fosse solo una fantasia della mia mente. -I mostri non esistono, sono solo fantasia... si trovano nei libri-. iniziai a farneticare.

-Si che esistono- Intervenne Percy. -E' tutto vero Sabrina. Quello che tu credi un "sogno" è reale...

Una nuova semideaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora