10

659 50 4
                                    

Ci fissammo per mezzo secondo buono. Tutto sparì per un attimo. Il caos, Leo, le urla. Tutte queste cose paranormali mi stavano spiazzando sempre di più. Nico, sempre vigile come un gatto, era palesemente confuso, come me d'altronde. "Tu mi senti?" Non riuscivo a crederci, lo sentivo nella mia testa, come se ci si fosse intrufolato dentro. Mi girai verso leo, che stava giochicchiando con il gesso del braccio. -Leo!-. Gridai. Lui alzò la testa sorridente. -Dimmi che senti anche tu la sua voce. Dimmi che non sono pazza-.

Aggrottò le sopracciglia. -Quale voce?-.

-Quella di Nico! -. Quasi gridai, passandomi una mano tra i capelli. Mi stavo agitando.

-Come dovrei fare a sentirla? Sta lontano un miglio da qui -. Disse indicandolo sempre con quel suo sorrisetto furbo stampato in faccia. Lo guardai furiosa, come poteva scherzarci sopra. Sapevo che non poteva capirci molto se non lo sentiva, ma mi innervosiva. Sbattei le mani sul letto facendolo sobbalzare. -E perchè io lo sento? -. Scandii bene ogni parola. Leo mi guardava impaurito. Avevo avuto una reazione esagerata, me ne accorsi solo dopo aver visto la sua espressione. Feci dei respiri profondi.

-C-chiediglielo di persona. Sta venendo qui -Balbettò guardando dietro le mie spalle. Seguii gli occhi di Leo e incrociai quelli furiosi di Nico. Mollai il ciondolo e lo misi sotto la maglia. Presi le stampelle e gli andai incontro.

-Come cavolo hai fatto?- Dissi a denti stretti, cercando di capire cosa provasse. Ma aveva solo un cipiglio furioso.

-Pensavo lo sapessi tu!- disse a sua volta alzando la voce per poi guardarsi intorno. Si passo una mano nei capelli. Almeno uno dei due doveva calmarsi, o non saremmo mai riusciti a capire niente. Feci un respiro profondo. -Okay, ragioniamo con calma...- Portai una mano alla fronte esausta. -Cosa hai fatto prima di parlare?-. Lui si fece serio, sembrava essersi calmato con se stesso. Mi prese per un polso e, senza neanche il tempo ti replicare, iniziò a trascinarmi via dall'infermeria. Dovetti tenermi strette le stampelle per non cadere di faccia in terra. -Aia, fai male!- Gridai cercando di liberarmi dalla presa ferrea della sua mano. Le stampelle non mi permettevano di correre. -Divertitevi!-. Leo ridacchiò. In quel momento avrei tanto voluto darlo in pasto alla furia, davvero. Non si accorgeva di quando male mi stava facendo Nico? Mi teneva fortissimo. Provai a sfilare il polso dalla sua presa ma per poco non me lo spezzai. Non aveva un fisico molto muscoloso, ma a forza mascolina stava messo bene. Finalmente ci fermammo, per fortuna non lontano dall'infermeria. Nico era un tipo imprevedibile e se mi avesse fatto qualcosa avrei potuto gridare, Qualcuno sarebbe pur venuto a difendermi. L'unica persona sulla quale non contavo era Leo, quello era capace di mettersi a ridere. Mi ritrovai di fronte a lui rabbiosa, come si permetteva a prendermi e trascinarmi dove voleva? Non ero mica il suo cagnolino. Mi appoggiai a un albero, con la caviglia leggermente dolorante, e poggiai le stampelle a terra. -Si può sapere che ti è preso?-. Bottai, facendogli sfuggire un'imprecazione tra i denti.

-Senti - Si guardò un attimo intorno per poi tornare a guardare me. -Non capita spesso, anzi, non capita affatto di trovare gente che ti parla nel pensiero-. Disse a denti stretti.

-E a me non capita mai di trovare un tizio, che neanche conosco bene per l'aggiunta, che mi trascina dove vuole lui, fratturandomi quasi un polso-. Stesi le braccia lungo i fianchi chiudendo le mani a pugno, graffiandomi con le unghie i palmi delle mani. Dovevo trattenermi per non mollargli un pugno lì all'istante.

-Sono stato costretto a farlo. C'era Leo con le orecchie più grandi di un elefante-. Disse pacato.

-Tu sei sempre costretto, non è così?-. Mi sfogai. E prima era stato costretto a salvarmi, e ora era stato costretto ad allontanarmi. -Ma sappi che c'è sempre un buon modo di ragionare senza trascinare la gente! -Esclamai.

Una nuova semideaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora